LA MACROREGIONE ADRIATICO-IONIO ESEMPIO DI COOPERAZIONE INTEGRATA

By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 1 Marzo 2014

La seconda metà dell’anno dovrebbe segnare, per le Marche e per le regioni che si affacciano sui mari Adriatico e Ionio d’Italia e per i rispettivi dirimpettai balcanici, una svolta importante nei rapporti di cooperazione a seguito del varo, da parte della Unione Europea, della macroregione Adriatico-Ionio i cui paesi, intercettando i fondi che la comunità metterà a disposizione, potranno servirsene per intessere accordi economici, partnership tra imprese, oltre che condividere servizi, realizzare infrastrutture e strutture sanitarie e per ideare enti culturali. Un ruolo di primo piano rivestiranno anche la difesa dell’ambiente a cominciare dalla salvaguardia dei due mari per continuare con l’applicazione di una politica marinara integrata. “L’obiettivo – dice Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche e coordinatore del progetto – tende a riconciliare i territori intorno all’Adriatico e allo Ionio riscoprendo valori che da secoli univano le due sponde e interrotti soltanto da un lungo periodo di guerra fredda. Ciò rafforzerà la coesione europea e aprirà a una strategia più ampia che riguarda la macroregione mediterranea”. Il varo istituzionale del nuovo organismo sarà effettuato dalla Commissione europea e la presidenza di turno dell’Ue da parte dell’Italia, che ne terrà le redini per il semestre luglio-dicembre 2014, dovrebbe dare un ulteriore impulso alla “creazione – prosegue Spacca – di  un asse nord-sud dell’Europa che rafforzerebbe e decongestionerebbe l’accesso sud orientale al vecchio continente attraverso un allungamento del corridoio Baltico-Adriatico”.

In tema di infrastrutture, infatti, l’assemblea delle regioni europee ha previsto il prolungamento a sud del “corridoio Baltico-Adriatico” Helsinki-Ravenna con l’inserimento delle Marche e del porto di Ancona nel tracciato per cui le strategie delle macroregioni del Baltico, del Danubio e dell’Adriatico-Ionio possono creare interconnessioni e sinergie, anche infrastrutturali. L’area interessata alla nascente macroregione comprende dieci regioni italiane, dal Friuli alla Sicilia, passando per il Veneto, l’Emilia-Romagna, le Marche, l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Basilicata e la Calabria, mentre sette sono i paesi dell’altra sponda che vi partecipano: Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Albania e Grecia. Coinvolgerà più di 59 milioni di abitanti posti su una superficie territoriale di 519.658 kmq. I soggetti interessati allo sviluppo della macroregione sono in particolare le reti del Forum delle città, i network delle camere di commercio, le agenzie di sviluppo, i segretariati che si occupano della cooperazione, la rete delle università Uniandria, nonché i rappresentanti di stati e regioni che si affacciano sui due mari.

L’organismo non si occuperà di tutto e di più ma solo di quei settori nei cui valori le due sponde si riconoscono al fine di valorizzare quel feeling che possa favorire lo sviluppo sostenibile e, al tempo stesso, per proteggere l’ambiente marino, costiero e dell’entroterra. Prioritari, pertanto, saranno i temi legati all’ambiente, alla viabilità e all’economia. Di altro se ne parlerà ogni volta che se ne prospetterà la necessità.

Per l’Adriatico e lo Ionio, quindi, si prospetta un nuovo protagonismo. Dopo la seconda guerra mondiale, infatti, l’Adriatico è stato trasformato in una parte integrante della cortina di ferro che separava l’Est dall’Ovest, divenendo un’autentica linea di frontiera. “Alla caduta del muro di Berlino – ha ricordato il governatore delle Marche – quest’area ha registrato crisi di grandi proporzioni come la frammentazione dell’ex Jugoslavia. A fronte di questa situazione un ruolo importante è stato svolto proprio dalle città, dalla società civile e dalle regioni, che si sono fatte carico di una progettualità che ha alimentato la rinascita, intorno al mare nostrum, di una cultura di speranza, la creazione di uno spazio di pace e di cooperazione, in sostanza di una comunità adriatica”.

Numerosi, a partire dagli anni 90, i progetti avviati dalle Marche in questo senso. Tra gli altri: la costruzione del reparto di ortopedia all’ospedale di Mostar e la promozione delle piccole imprese in questa città, la riattivazione di reti turistiche e ambientali a Mostar e a Valona, il sostegno ai centri di servizi alle aziende di Mostar, Valona e Durazzo, azioni di formazione ed assistenza per la creazione di imprese femminili in Croazia, Bosnia e Albania.

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