Parliamo della rimpizza, un dolce stipato nelle ceste e servito dalle donne agli operai. La specialità, tipica della provincia di Pescara, assomiglia nella forma al maritozzo
e si caratterizza per la lunga lievitazione
Il maritozzo d’Abruzzo è la rimpizza. Non s’accompagna con il cappuccino ma con il vino. Era tradizione un tempo che il duro lavoro del trebbiatore venisse interrotto verso le ore 16 per fare merenda con la rimpizza. A dirla tutta il gustoso ed energetico dolce, stipato nelle ceste, veniva spesso servito dalle donne agli operai già al mattino per la colazione. La specialità tipica della provincia di Pescara assomiglia nella forma al maritozzo, si caratterizza per la lunga lievitazione (che avviene a più riprese per 6 ore in totale) e la presenza di rilievi concentrici in superficie propri della lavorazione artigianale. Di colore bruno dorato fuori, giallognolo all’interno, con un diametro di circa 20 centimetri e uno spessore di circa 5 centimetri.
Dall’Atlante dei prodotti tradizionali d’Abruzzo apprendiamo che la ricetta varia con piccole diversità nei vari borghi ove vengono attualmente prodotte. Quella più gettonata prevede farina impastata con lievito naturale, utilizzato per il pane, diluito in acqua fino al raggiungimento di una consistenza elastica e morbida al contempo. Dopo aver lasciato lievitare per diverse ore si uniscono: uova, olio di oliva o di semi, latte e semi di anice. La massa ottenuta viene manualmente lavorata aggiungendo ulteriore farina fino ad ottenere un morbido impasto, dopodiché la si lascia ancora lievitare. La lunga preparazione prevede, infine, che dall’impasto si ricavi un rotolo di 3-4 centimetri di diametro; avvolgendolo a cerchi concentrici direttamente nella teglia si ricavano le rimpizze che poi lasciano nella stessa teglia per l’ultima lievitazione. Finalmente s’inforna per 30 minuti a 180°C. Il lavoro profuso viene ampiamente compensato dalla bontà del prodotto.
Molti i centri montani e marinari della provincia di Pescara che si caratterizzano per bellezza, storia, cultura e tradizione enogastronomica. Scorci incantevoli e specialità alimentari sbalordiscono occhi e gola.
Tra i piatti tipici il brodetto di pesce alla pescarese, connotato dalla mancanza di pesce azzurro e merluzzo con una nota di gusto determinata dai peperoni secchi soffritti o in alternativa polverizzati con acqua e aceto rosso. Per gli amanti della carne gli arrosticini di pecora vanto dell’entroterra assieme al pecorino di Farindola, unico perché con caglio suino. Cibi che si esaltano se accompagnati da una bruschetta condita con olio a bassa acidità prodotto nel “triangolo d’oro dell’olio” Pianella, Moscufo e Loreto Aprutino, e da un bicchiere di vino delle Colline pescaresi Igt (Indicazione geografica tipica) riservata a bianchi, rossi e rosati. Se abbiamo ancora voglia di dolce dopo aver degustato la rimpizza, il territorio offre il famoso parrozzo o i più semplici, ma squisiti, sgaiozzi, torcinelli, cumbriziun’, magari abbinati con un bicchierino di Aurum, liquore a base di brandy e infuso di arance. Sazi? Favoriamo la digestione con una genziana o un centerbe, insuperabili liquori identitari. Per comprendere come si è arrivati a realizzare tante specialità di alta qualità dobbiamo conoscere gli abitanti di questi luoghi, le loro storie e tradizioni. L’opportunità ci viene fornita dal Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara che peraltro al suo interno ospita il Museo del Gusto delle Terre Pescaresi per la promozione e valorizzazione delle specialità alimentari locali. Oltre alla divulgazione, organizza eventi di degustazione e cosa davvero meritevole, attraverso laboratori didattici indirizzati alle scolaresche, sensibilizza i giovani sui temi della stagionalità, delle produzioni locali e del giusto rapporto con l’alimentazione.
Nel mese di giugno, a Pescara Colli, si festeggia la molto amata Madonna dei Sette Dolori a cui è dedicata un basilica la cui costruzione ebbe inizio nel seicento, in stile barocco, e fu completata nel secolo successivo in stile neoclassico. Nell’ottocento fu realizzato, sul lato est, il convento dei frati francescani conventuali. L’Abruzzo un microcosmo dove la persona viene considerata nella sua integrità: corpo, mente e spirito.