LA GIUSTIZIA E L’AMORE COME UNICHE ARMI…

75 anni fa la fine della Seconda guerra mondiale
By Gino Consorti
Pubblicato il 11 Settembre 2020

Con la resa del Giappone il 2 settembre del 1945 va in scena l’atto conclusivo del più vasto conflitto bellico della storia. Circa 60 milioni di vittime di cui oltre la metà civili… Oggi, nel mondo, ci sono purtroppo ancora tante situazioni di grande conflittualità, tensioni e guerre sanguinose

Calendario del 1945. Cerchiato in rosso c’è il 2 settembre, domenica. A bordo della corazzata Missouri della Marina degli Stati Uniti, ormeggiata nella baia di Tokyo, il ministro degli Esteri nipponico, Mamoru Shigemitzu e il capo di Stato Maggiore, Yoshijiro Umezu, sotto lo sguardo attento del comandante supremo delle forze alleate in Giappone, Douglas MacArthur, firmano la resa nipponica.

Settantacinque anni fa, dunque, andava in scena l’atto conclusivo della Seconda guerra mondiale. Parliamo del più vasto conflitto della storia che in poco più di cinque anni ha provocato la morte di circa 60 milioni di persone, di cui oltre la metà civili. In questi numeri raccapriccianti rientrano anche i 6 milioni di ebrei barbaramente assassinati nei campi di concentramento nazisti. Le vittime italiane furono oltre 450 mila mentre le perdite maggiori riguardarono l’Unione Sovietica (25,5 milioni) e la Cina (13,5 milioni).

Un conflitto sanguinario, contrassegnato dalle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, con due blocchi a farsi la guerra: da una parte Gran Bretagna e Francia prima e Stati Uniti e Unione Sovietica poi, e dall’altra Germania, Italia, Giappone. Tutto ebbe inizio il 1° settembre del 1939 con l’invasione tedesca della Polonia. La Francia e la Gran Bretagna volevano a tutti i costi evitare una nuova guerra, ma alla fine l’attacco nazista alla Polonia ribalto le loro “buone intenzioni”… Arriviamo così al 10 giugno del 1940 quando l’Italia, a fianco della Germania, dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. I rapidi successi riportati dell’esercito tedesco, infatti, avevano fatto credere a Mussolini che la guerra fosse agli sgoccioli e che quindi conveniva salire sul carro dei probabili vincitori, al fianco di Hitler, in modo da rientrare nella “spartizione” dei vantaggi. Mai scelta fu più sbagliata e pagata a caro prezzo, sia in termini di vite umane, sia di danni economici e delle infrastrutture. Il nostro Paese, infatti, fu preso di mira dagli aerei britannici fin dai primi giorni dopo l’entrata in guerra e i primi raid colpirono principalmente il triangolo industriale Genova-Milano-Torino e le basi navali di La Spezia e Napoli. Il peggio, però, arrivò alla fine del 1942, quando le forze aeree statunitensi e britanniche iniziarono bombardamenti a tappeto con l’impiego di centinaia di velivoli per volta. Sotto la pioggia di bombe finirono i maggiori centri con conseguenze disastrose, compresa Roma duramente colpita il 19 luglio 1943.

Oggi, nel mondo, ci sono purtroppo ancora tante situazioni di grande conflittualità, tensioni e guerre sanguinose che spesso non trovano spazio sui media. La storia umana, come ci ricordano anche i libri scolastici, è storia di guerre. Ricordiamo ad esempio i casi di Birmania, Burkina Faso, Libia, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Sudan del Sud, Venezuela, Yemen, Iraq, Nigeria… A distanza di 75 anni, dunque, sembra proprio che la storia non abbia insegnato nulla. I vari interessi economici, accompagnati dalla sete di potere continuano a far aumentare i “tifosi” della guerra. Per non parlare della drammatica realtà dei bambini-soldato. Ragazzi che sono costretti a vivere combattendo, a crescere in un’atmosfera di continua violenza. Violenza che tocca anche tantissime ragazzine, oggetto di sesso e che dopo tanta sofferenza vengono “inghiottite” dalla foresta terminando la breve esistenza nell’anonimato.

Ecco, allora, che l’unica strada da seguire è quella dell’amore, dove la forza del bene dev’essere sempre superiore a quella del male. Gesù ha detto che se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la pace. In che modo? Facendo sì che la giustizia diventi la bussola di ogni paese e di ogni governante. Quella giustizia che papa Francesco nei suoi appelli non smette mai di richiamare. “Portiamo il canto della vita! Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Si aprano i cuori di chi ha, per riempire le mani vuote di chi è privo del necessario”.

Occorre, dunque, avere la pace nel cuore, formare le coscienze con l’amore, la compassione, la tolleranza, la pazienza. Ma non attraverso una semplice elencazione di buoni propositi, bensì con atteggiamenti e atti concreti quotidiani. Tutti i popoli, nessuno escluso, devono coltivare pensieri di amicizia, ricostruendo le relazioni tra gli uomini. Ciò che maggiormente la guerra distrugge.

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