La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche, le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo.
Questa celebrazione si tiene negli Stati Uniti d’America a partire dal 1909.
In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922.
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale (United Nations Day for Women’s Rights and International Peace).
Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.
L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, fu scelta come la data ufficiale da molte nazioni.
Il simbolo della Giornata è la mimosa.
Il legame tra mimose e 8 marzo esiste solo in Italia.
La festa è sempre stata, perlomeno fino agli anni settanta, strettamente legata al partito socialista e comunque alla sinistra: per questo, per esempio, durante il fascismo non fu mai particolarmente celebrata.
La prima volta che la si festeggiò in modo più o meno ufficiale fu nel 1946, a guerra finita.
Secondo i racconti dell’epoca, si voleva usare come fiore la violetta, perché aveva una lunga tradizione nella sinistra europea, ma alcune dirigenti del Pci si opposero perché era un fiore costoso e difficile da trovare e l’Italia, appena uscita dalla guerra, aveva molte difficoltà economiche.
Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che poi si batté a lungo per i diritti delle donne, la quale propose di festeggiare con la mimosa, un fiore molto più economico, che sbocciava alla fine dell’inverno e che era facile da trovare nei campi.
Anni dopo, in un’intervista Mattei raccontò che “la mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette”.
In realtà pare che già durante gli anni del fascismo, nelle fabbriche italiane, tra le donne ci fosse l’usanza di regalarsi un rametto di mimosa; questo gesto rappresentava la vicinanza tra donne, la solidarietà tra chi lavorava e lottava insieme per far affermare diritti femminili.
In tanti, già da allora, vedevano un significato simbolico nella scelta di questa pianta gialla: i suoi fiori, infatti, sono composti da tanti pallini, come tante singolarità che costituiscono un tutto, proprio come tante donne che insieme si uniscono per essere vicine le une alle altre e combattere insieme per rivendicare diritti che dovrebbero spettar loro naturalmente ma che purtroppo, ancora oggi, in molti Paesi del mondo, sono del tutto calpestati dagli uomini. www.einaudisenorbi.edu.it