LA FRITTURA DI CALAMARI

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By Pierino DiEugenio
Pubblicato il 31 Marzo 2014

Recentemente Raiuno ha trasmesso la miniserie Non è mai troppo tardi per ricordare Alberto Manzi, il famoso maestro che negli anni sessanta alfabetizzò l’Italia. Grazie a lui più di un milione e mezzo di adulti ottennero la licenza elementare. È trascorso quasi mezzo secolo e si sta verificando un analfabetismo di ritorno che ignora i congiuntivi, i passati remoti, le tabelline pitagoriche, le grandi capitali.

Quando noto dai vari telequiz la disinvoltura con cui viene ignorata la lingua, massacrata la grammatica e i continenti confusi come i prefissi telefonici, penso sempre che ci vorrebbe un nuovo maestro Manzi. Poi mi picchio la cuticagna perché realizzo che nessuno lo ascolterebbe, tutti occupati a twittare, cliccare, cinguettare, chattare, navigare. Nominare oggi la sintassi è come parlare di frittura in casa dei calamari.

Bene ha fatto il governo a puntare sull’istruzione, come dimostra la saggezza di Maria Zanchetta, straordinaria quindicenne veneta: tre libri pubblicati e altrettanti in arrivo, già da due anni nominata Alfiere della Repubblica. Parla cinque lingue ed è in amichevole corrispondenza con Angela Merkel. Ama la Germania di cui “condivido l’ordine mentale, il rigore e la capacità di fare i conti con la storia, di rivedere i propri errori e di andare avanti, insomma di risollevarsi e di ripartire” spiega la novella Lisa Simpson.

Studentessa modello, rivela che “durante i compiti in classe i compagni non li faccio mai copiare. Ma se mi chiedono di aiutarli dopo la scuola, non mi tiro mai indietro”.

Il suo sogno è laurearsi in biologia e ricavare informazioni per la cura delle malattie. Né disdegna un futuro impegno in politica, ma senza simpatie particolari: “Per me contano i fatti, al di là dei partiti. Quanto alla ricetta anticrisi, per prima cosa bisogna valorizzare il nostro enorme patrimonio artistico e culturale. Poi consiglierei a Renzi di tagliare subito i costi della politica, ridurre le tasse, evitare le perdite di capitale umano senza lasciar andare via i famosi cervelli in fuga, e reinvestire nell’istruzione dei giovani e sulla sanità”. Quando si dice avere le idee chiare. Capito, premier Renzi & C?

Che dire, la vita è complicata. Ma bisogna “risollevarsi e ripartire”, come testimonia la titanica forza d’animo di Federica Lisi. È la moglie del campione di volley Vigor Bovolenta, il gigante del Polesine alto 203 centimetri come il numero di gare disputate in maglia azzurra, stroncato da fulmineo malore due anni fa. Famiglia felice e perfetta, cinque adorabili figli, l’ultimo nato sette mesi dopo la morte del padre (l’unico concepito naturalmente). Poi lo schianto in quel 24 marzo 2012 sul campo della Lube Macerata fa crollare tutto e cala la notte. Eppure. Eppure Federica non molla, come racconta in un libro. “Sono due anni che cerco di non aver paura, a volte sbotto e penso di mandare tutto all’aria, non è facile andare avanti senza di lui. Poi succede sempre qualcosa di inspiegabile e tutto mi riporta a Bovo. E non ho più paura. Mi ha lasciato una vita piena di coraggio”. Maria e Federica, due esempi da prendere in considerazione.

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