La felicità non è una “App”

By redazione Eco
Pubblicato il 3 Settembre 2016

Viviamo più un’epoca delle passioni tristi che un’era della positività. Ma tanto è grande il desiderio della felicità che siamo disposti a sopportare qualche sofferenza. Papa Francesco aveva ricordato al Giubileo dei ragazzi (25 aprile 2016) che la felicità non ha prezzo, non si commercia, non è una app che si scarica sul telefonino, “nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore”. La felicità è qualcosa che non si acquisisce per via di riflessione, ma la si possiede. La felicità rientra nel quadro delle passioni, delle emozioni, dei sentimenti. L’uomo non sa di essere felice, ma si sente felice. Tuttavia non si può sperimentare una perdita lì dove non c’è stato un possesso, così come non è possibile sperimentare la negatività là dove non c’è stata positività. Non rincorrere una felicità a buon prezzo, ricerca la vera felicità. Non come atarassia (impassibilità) né come euforia, neppure come esclusiva realizzazione di sé. Bensì quella pienezza che nel momento in cui la si possiede, se ne è in effetti posseduti. La felicità è lasciarsi possedere da chi può colmare una mancanza, è amore. Amare significa allo stesso tempo dolore,  soffrire per qualcosa che si perde, ma è meglio vivere una vita alla ricerca della felicità   perduta che una vita senza aver mai provato la felicità.

Contatti: Casa dei Giovani di San Gabriele: Francesco e p. Federico

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