LA CROCE E IL PADRE

By Gabriele Cingolani
Pubblicato il 28 Febbraio 2023

Misericordia è il volto del Padre che appare dal racconto della passione dell’evangelista Luca. Tutta la vita di Gesù manifesta il rapporto unificante con il Padre, a partire dalle sue prime parole di ragazzo sperduto tra i dottori del tempio. Nel ministero concorda con il Padre le parole da dire e i gesti da compiere. Afferma di fare solo quello che vuole il Padre, che sempre riguarda l’attenzione misericordiosa ai bisogni materiali e spirituali della gente.

Ma nella passione Gesù si raccoglie in intimità più profonda con il Padre. Sentirsi Figlio è la sua sicurezza dinanzi al crollo di ogni supporto umano, compresa la vita. Dall’abbandono alla sua volontà nella preghiera del Getsemani, all’abbandono dell’ultimo respiro nelle sue mani. Nelle sette espressioni da morente sulla croce, tre volte lo chiama per nome, una volta gli grida lo strazio del sentirsi solo, la sua sete è di unirsi a lui, il dono della madre è l’ultima obbedienza al mandato del Padre.

In questa sintonia con il Padre Gesù può vivere la morte come il meglio della vita, la consumazione nell’amore di una vita impostata sull’amore.

Dinanzi alla morte egli non fa romanticismi né si chiude nella depressione. Si sente sconvolto dalla morte, come ogni creatura umana. È l’ultima occasione di satana per vagliarci come il grano. È nemica della vita, perché la taglia fuori da ogni relazione e la sbatte nel nulla. La morte è brutta comunque la si voglia truccare. Bisogna dare alla morte quel che è della morte, ma anche dare alla fede quel che appartiene alla fede, e in questo caso dare alla potenza di Dio quel che appartiene alla potenza di Dio. Il Gesù di Luca dimostra che si può passare attraverso la sofferenza della morte con l’ancora gettata oltre il buio, e nell’amore sfociare ad una vita nuova e più profonda. È la morte pasquale, additata ad ogni credente.

L’importanza che Gesù annette alla propria morte potrebbe dare l’impressione che egli faccia della morte lo scopo della vita. Ma questo sarebbe l’assurdo a cui l’intelligenza umana si ribella. Inconsciamente per ogni essere umano e volutamente nell’intenzione di Gesù, scopo della vita è l’amore. Per Gesù è l’amore al Padre e all’umanità che giace nel disperato bisogno di salvezza.

La morte è il valico che gli consente di raggiungere questi obiettivi di amore e di rimettere in circolazione l’amore frenato dalla barriera del peccato. La sua morte è la propulsione vitale più potente all’interno e oltre la creazione. Perciò la Passione e morte di Gesù è anche la provocazione storica più sbalorditiva mai accaduta.

Luca descrive la morte di Gesù in modo da farla risultare una testimonianza pubblica della sua identità e della sua missione. Egli muore nella coerenza con quanto ha insegnato nel Vangelo. Dopo il ministero, con tutte le parole e i miracoli, la morte è l’occasione più efficace per testimoniare il nuovo progetto di vita da lui attuato e proposto ai discepoli.

Nella società odierna i cristiani sono assimilati agli altri anche nel modo di morire. La morte non testimonia più nulla, come spesso non testimonia la vita. Si muore negli ospedali. La morte è rimossa dai pensieri e dai discorsi quotidiani, anche se i media ci segnalano i morti di ogni giorno.

Occorre riappropriarsi della morte come punto culminante della vita. Parlarne e prepararcisi. L’ultima cosa da fare nella vita va curata meglio di tutte le altre. Non varrebbe nulla aver fatto bene tutto il resto, avere avuto successo e benessere, se poi si raffazzona il compito più importante.

A conclusione Luca dimostra che il Padre, pur sembrando assente mentre il Figlio muore glorificandolo, subito dopo interviene per glorificare a sua volta il Figlio con un crepitare di eventi: lascia la sua dimora nel tempio per trasferirsi nel corpo donato del Figlio, un pagano proclama che Gesù è giusto, un membro del sinedrio lo seppellisce da giusto, le folle si pentono, la tomba resta vuota, Gesù riappare vivo, la sua opera è proseguita dallo Spirito, egli ascende alla destra del Padre.

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