LA CRISI SPINGE LE FAMIGLIE A VENDERE I GIOIELLI

Il fenomeno dei Compro Oro
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 5 Ottobre 2013

Da un recente studio dell’Eurispes è risultato un vertiginoso aumento di questi negozi (il 200% in più), dovuto soprattutto al fatto CHE molti ormai ammettono di aver chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non potendo accedere a prestiti bancari La spilla del battesimo, l’orologio della prima comunione, la collanina della nonna, l’anello di fidanzamento della mamma… Quanti oggetti d’oro, spesso di valore commerciale basso e di qualità non eccelsa custodiamo gelosamente nei cassetti? Ninnoli che si tramandano di generazione in generazione perché hanno un valore affettivo elevatissimo e fanno parte della storia della nostra famiglia. Le cose, però, non stanno più così perché la crisi economica fa calare il potere d’acquisto dei cittadini, con la conseguenza che, per far fronte alle esigenze, si vendono i cosiddetti “gioielli di famiglia”, che mai avremmo pensato di dare via. Una volta si andava al monte di pietà, si lasciava il prezioso e quando ci si trovava in condizioni migliori si passava a ritirarlo. Adesso non è più così. Negli ultimi tempi si sono moltiplicati i Compro Oro negozi che, in un certo senso, hanno preso il posto del monte. Quasi sempre non si realizzano le condizioni per ritirare la merce data in pegno; altre volte la si recupera con interessi che spesso rasentano l’usura.

Da un recente studio dell’Eurispes è risultato un vertiginoso aumento di questi negozi (il 200% in più), dovuto soprattutto al fatto che molti ormai ammettono di aver chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non potendo accedere a prestiti bancari. Così, mentre nel 2011 appena l’8,5% si affidava ad altri, adesso è il 30%. D’altronde, per potercela fare e vivere dignitosamente una famiglia di quattro persone ha bisogno di almeno 2.500 euro al mese e, sempre secondo l’istituto di ricerca, 7 italiani su 10 hanno visto peggiorare la situazione economica personale (per il 40,2% di molto, per il 33,3% in parte), il 60,6%, 3 su 5, è costretto a intaccare i propri risparmi per arrivare alla fine del mese.

Siccome sono sempre di più le persone che si rivolgono ai Compro Oro – che si pubblicizzano ormai anche in tv e sostengono di pagare più del valore…! – il settore è diventato sempre più appetibile dalla criminalità, anche perché non c’è un controllo sulla provenienza degli oggetti e possono verificarsi fenomeni di ricettazione o riciclaggio di merce rubata. Dall’inizio dell’anno la Guardia di finanza ha arrestato una sessantina di responsabili di traffico di metalli preziosi, ne ha denunciati una novantina e ha recuperato 179 chili di oro e argento di provenienza dubbia. Diversi i metodi utilizzati dalla criminalità per esportare l’oro verso aziende estere, che in buona parte non  esistevano, per mascherare in Italia la vendita in nero; vendite di oro e argento usati non annotate sull’apposito registro dei beni usati oppure registrati con quantitativi non corrispondenti a quelli effettivi; esercizio dell’attività di commercio di oro da investimento o per finalità industriali, senza avere i requisiti previsti dalla legge. Una famiglia, attraverso 29 Compro Oro, è riuscita in tre anni a guadagnare 32 milioni con preziosi rubati o provenienti dai campi nomadi. Il materiale veniva poi trasformato in lingotti.

L’espansione del fenomeno e la malavita stanno danneggiando, però, quei Compro Oro che agiscono correttamente. Sono tanti e hanno anche una loro associazione, Tutela I Compro Oro. “La proliferazione, con un negozio ogni 4.000 abitanti – avverte il presidente Nunzio Ragno – ha determinato un abbassamento del prezzo dell’oro a 7 euro per grammo, cifra che per essere remunerativa può essere pagata solo da chi non agisce nel rispetto della legge. Occorre una regolamentazione del settore”.

Certo, ma prima di pensare a come regolare loro, occorre che le istituzioni risolvano il problema di come far vivere degnamente le famiglie.

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