LA CONVIVENZA VA CONTRO DIO?

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 3 Settembre 2013

Ciao padre Luciano, ho 25 anni e da poco ho deciso di andare a vivere con il mio ragazzo con cui sono fidanzata da circa tre anni. Il problema, però, sono i miei genitori i quali in tutti i modi si mostrano contrari a questa nostra decisione. Dicono di sentirsi traditi, dicono che andiamo contro Dio e gli insegnamenti della chiesa. Secondo me tutto questo è assurdo, da parte nostra c’è solo la volontà di conoscersi meglio prima di impegnarsi definitivamente. Inoltre sia io che il mio ragazzo ci rifiutiamo di considerare la sessualità solo nella funzione procreativa. Noi non vogliamo vivere la vita di coppia senza legami, però nello stesso tempo vogliamo essere “liberi” di dire basta qualora le cose non funzionassero. Anche secondo lei tutto questo va contro Dio? Grazie          Federica

 

Se vuoi vivere relazione con il tuo ragazzo come un contratto in cui vuoi difendere i tuoi diritti e la sicurezza del tuo domani, fai bene anzi metti tutto in iscritto per evitare future brutte sorprese. Ma non sposarti in chiesa. C’è il comune dove il sindaco può ratificare il contratto dei diritti dei doveri pubblici. Un notaio potrà servire per un contratto privato su quanto si vuole preservare o difendere. In questo caso se “le cose non funzionassero” ognuno  può prendere la propria strada. Niente di più civile e laicamente democratico di questo senza pretese e senza rimpianti. In fondo il divorzio c’è. Ed è bene farlo senza strascichi e rancori. E questo è importante per voi e per la società perché, sposandovi, fate del vostro rapporto non solo un fatto privato ma una istituzione pubblica e sociale, con diritti e doveri. Se è questo, più o meno, il concetto che avete del matrimonio è sempre una cosa rispettabile e dignitosa ma, lo ripeto, non sposatevi in chiesa. Perché il matrimonio cristiano, pur basandosi su una necessaria prudenza per il futuro della coppia, è un’altra cosa. Ma forse non solo il matrimonio, per il cristiano la vita è un’altra cosa rispetto a tanti modi di pensare di oggi che tendono alla autorealizzazione personale. Una ricerca di sé che spesso confina con la cura ossessiva del proprio io narcisistico in cui crede di poter fare a meno dell’altro. È purtroppo un grande abbaglio che impedisce di vivere la relazione come ambito del dono di sé e non solo della propria autorealizzazione.

Io credo che se dai ragione al tuo cuore scopri che vuoi stare con il tuo ragazzo perché l’ami e l’amore non accetta di essere “a tempo” nel suo desiderio più profondo. E ancora. L’amore produce non solo intimità ma si apre alla vita come frutto più bello dell’amore. Certo un’apertura responsabile, ma fiduciosa perché senza fiducia e speranza l’amore intristisce. L’amore vorrà, ancora, che si calcoli la relazione sul dono per l’altro perché far felice la persona amata realizza anche la propria felicità. Questo e altro è il desiderio dell’amore, quello con la A maiuscola.

Certamente l’esperienza ci dice che non sempre è facile trasformare il desiderio d’amore in perseveranza di amore. Spesso ci si perde nei meandri della vita dove conserviamo progetti personali e non più relazionali, quando l’ “ego” rimane forte e il “noi” non riesce a decollare. Però quando decolla la vita di ognuno diventa casa per l’altro.

Forse i tuoi genitori ti vogliono dire questo. Perché, è questa la sfida del matrimonio cristiano, l’amore umano è possibile per sempre. È possibile se scopriamo che il nostro desiderio di amore è una piccola fiamma accesa nel cuore dall’amore di Dio: amiamo perché siamo amati da Dio, e in base all’amore ricevuto possiamo amare come lui in modo fedele e per sempre.

Il vangelo di Giovanni ci narra come Gesù, a Cana, ha rimediato un matrimonio che rischiava di finire male, cambiando l’acqua in vino: la tristezza in festa. Ecco, se cominci a pensare così potrai, se vuoi, sposarti in chiesa e forse capirai che in quel tipo di convivenza che ti prospetti c’è qualcosa che non va nella linea dell’amore, quello con la A maiuscola. È forse timore di perdersi?

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