LA CARITÀ CHE RENDE L’UOMO LIBERO

«Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un anno santo della misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: Siate misericordiosi come il Padre. Questo anno santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre. Affido l’organizzazione di questo giubileo al pontificio consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della chiesa nella sua missione di portare a ogni persona il vangelo della misericordia. Sono convinto che tutta la chiesa potrà trovare in questo giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione a ogni uomo e ogni donna del nostro tempo».

L’indizione di un nuovo giubileo irrompe all’improvviso nella vita della chiesa universale. Papa Francesco in persona ne ha dato la notizia. L’ultimo grande giubileo è stato quello sul Perdono voluto da Giovanni Paolo II nell’anno 2000. Ma, tornando a quello che ci prepariamo a vivere tra qualche mese, è come se il terreno fosse stato concimato già prima, durante i due anni di pontificato dove la misericordia è stata il faro del suo magistero. La misericordia dei gesti, dell’accoglienza verso i fratelli più bisognosi, la misericordia del sorriso e del perdono, la misericordia che offre sobrietà e gentilezza insieme, la misericordia, infine, che mette la “chiesa del grembiule” (espressione tanto cara al servo di Dio don Tonino Bello) al primo posto nel racconto di vita sulla strada del vangelo.

“Io credo che questo sia il tempo della misericordia”, aveva detto papa Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal suo primo viaggio internazionale in Brasile, il 29 luglio 2013. Per poi aggiungere: “Questo cambio di epoca, anche tanti problemi della chiesa – come una testimonianza di alcuni preti non buona, anche problemi di corruzione nella chiesa – anche il problema del clericalismo, per fare un esempio, ha lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la chiesa è madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti… È mamma, la chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia. E trovare una misericordia per tutti. Io penso, quando il Figliol prodigo è tornato a casa, il papà non gli ha detto: Ma, tu, senti: accomodati. Cosa hai fatto con i soldi?. No: ha fatto festa! Poi, forse, quando il figlio ha voluto parlare, ha parlato. Ma la chiesa deve fare così. Quando c’è qualcuno… ma, non solo aspettarli: andare a cercarli! Questa è la misericordia. E io credo che questo sia un kairós: questo tempo è un kairós di misericordia. Ma questa prima intuizione l’ha avuta Giovanni Paolo II, quando ha incominciato con Faustina Kowalska, la Divina Misericordia… lui aveva intuito che era una necessità di questo tempo”.

Una misericordia che già oggi è santità del quotidiano. La città di Roma lo sa, lo vede tutti i giorni. All’interno del colonnato di San Pietro il papa, infatti, ha fatto realizzare docce e bagni per i clochard. Il vangelo della mitezza e della carità a due passi dagli uffici e dalla burocrazia curiale che proprio il papa sta tentando di aggiornare, semplificare, riformare.

Una carità che rende libero l’uomo: i dispensatori del vangelo tascabile distribuito ai fedeli presenti in piazza San Pietro sono proprio i poveri e i senzatetto che Francesco sta cercando di rendere sempre più vicini e parte della comunità.

Un giubileo, infine, che va incontro anche, e in parte, ai desiderata di chi vede solo tradizione e devozione. Giubileo deriva da jobel, il corno d’ariete che secondo la prescrizione di Mosè annunciava ogni cinquant’anni agli ebrei l’inizio di un anno santo dedicato al Signore, nel quale i fondi alienati venivano restituiti ai proprietari, gli schiavi rimessi in libertà, i debiti condonati. I primi scrittori cristiani vi intravedono la prefigurazione dell’anno di grazia annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazareth, ma è Isidoro di Siviglia, nel VII secolo, ad attribuire al giubileo valenza di condono dei peccati anticipando la questione delle indulgenze, in origine autonome rispetto all’anno santo.

Indulgenze, perdono, peccati: il vocabolario prescelto di chi pensa che il vangelo sia solo precetti, dogmi e verità infallibili. Ma il papa ha sorpreso tutti indicendo il giubileo, anche la sua stessa curia.

È probabile che il giubileo della misericordia che ci apprestiamo a vivere sia una sorpresa per tutto il popolo di Dio, affamato di carità e tenerezza evangelica.

Sarà l’anno della beatitudini. E chi è in cerca di indulgenze, l’impressione è che abbia sbagliato strada.