LA BIBBIA NELLE NOSTRE MANI

CINQUANT’ANNI DI CONCILIO
By Carlo Ghidelli
Pubblicato il 2 Dicembre 2015

L’ultimo capitolo della Dei Verbum tratta in modo molto concreto del valore della bibbia nella vita della chiesa e in quella dei singoli fedeli. È chiaro dunque che la nostra chiave interpretativa deve cambiare. Infatti non  siamo invitati solo a rinnovare il nostro atto di fede nella presenza di Dio nella parola scritta, ma anche a confrontare la nostra vita con quanto di concreto e di attuabile ci dicono i padri conciliari.

1. Non due ma una sola mensa

Non sembri una questione di lana caprina, questa, perché in effetti non lo è. Si tratta di mettere in chiaro una volta per sempre che il cibo spirituale per la nostra vita di grazia la chiesa ce lo offre in due portate ma su una sola mensa.

Lo si legge al n. 21 della Dei  Verbum: “La chiesa ha sempre venerato le divine scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli”.

L’importanza di questo rilievo la si percepisce facilmente: non è  lecito, direi, separare ciò che Dio ha unito. Parola e pane devono essere parimenti venerati e coltivati nella nostra vita: ovviamente,  intendo la parola di Dio scritta e il pane eucaristico. Ora, invece, a me sembra che ci sia un forte, quasi incolmabile vuoto tra questi doni dello stesso donatore. Dobbiamo pur ammettere che non siamo ancora riusciti a fare unità tra parola di Dio e pane eucaristico.

2. Perché e come  accostarsi alla bibbia

 “Si ricordino però che la lettura della sacra scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l’uomo, poiché gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini”.

Mi domando se il consiglio dei padri conciliari sia del tutto corretto o se, invece, la stessa lettura e/o studio della bibbia non sia da considerarsi come una preghiera autentica. Ciò sia detto non per togliere valore alle parole del concilio, quanto piuttosto per instillare nella mente di chi legge la bibbia che egli/ella in quel preciso momento si mette in diretto contatto con colui che gli parla. E questo significa pregare.

È questo il significato della citazione di sant’Ambrogio, vescovo di Milano. Se la preghiera dei figli/figlie di Dio consiste essenzialmente nell’ascoltare Dio e nel parlare con lui, quando mai ciò accade con più sicurezza di quando prendiamo la bibbia tra le nostre mani e la meditiamo nella consapevolezza che Dio ci parla e noi gli rispondiamo; che noi gli parliamo e lui ci ascolta?

3. La parola di Dio compia la sua corsa

Quanto si legge nella seconda lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Tessalonica, i padri conciliari lo ripetono volentieri: “In tal modo, dunque, con la lettura e lo studio dei libri sacri, la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata” (3,1).

Qui si parla di corsa e di gloria: ma come si devono interpretare questa metafora e questo auspicio? La corsa della parola di Dio scritta, quando viene letta e interpretata nella viva tradizione della chiesa, tende in primo luogo ad arrivare alle singole persone. Il luogo nel quale essa vuole riposare è il cuore di chi le si apre con fiducia e con amore.

La gloria di cui parla l’apostolo va in una direzione diversa. Paolo intende dire che quando noi ci mettiamo in ascolto della parola, o meglio di colui che ci parla, allora è Dio a essere glorificato: Dio nella sua parola!

Dal primo libro dei Maccabei

 Parole di Gionata, sommo sacerdote: Noi dunque, pur non avendone bisogno (della dichiarazione di alleanza e di amicizia), avendo a conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani, ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fratellanza e l’amicizia con voi.

 Parole del cardinale Carlo Maria Martini

 Il vescovo deve essere un grande orante, come nella visione raccontata da Giuda Maccabeo per incoraggiare i suoi uomini (2Mac 15,12-16). Se si vuole avere un vescovo profeta bisogna dargli molto tempo per pregare. Pregando avrà maggiore consapevolezza del rapporto suo e di tutto il suo popolo con  la chiesa celeste.

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