LA BELLEZZA DI UN VANGELO CHE SALVA E ABBRACCIA
“Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà. Continuate – è l’invito di papa Francesco – a coltivare sogni di fraternità e a essere segni di speranza. In questa atmosfera fraterna lo Spirito Santo, che è creatore e creativo, suggerirà idee nuove, adatte ai tempi che viviamo”
Ci pensa la Caritas. È sempre così. Tra le riunioni parrocchiali, persino in municipio, pure in famiglia, quando magari abbiamo da “regalare” qualche abito in disuso. Ci pensa sempre la Caritas. Sono passati cinquant’anni, da quel 2 luglio 1971, quando nasceva la Caritas in pieno periodo post Concilio Vaticano II, anni anche di ripensamento nel modo di annunciare la “buona notizia”. E la Caritas italiana si è sempre contraddistinta per la passione dei suoi volontari e l’intransigenza profetica di chi l’ha guidata. Sempre a servizio degli ultimi, delle povertà e delle marginalità. E così, in questo anno caratterizzato dalla pandemia, ha voluto festeggiare il cinquantesimo con alcuni momenti di riflessioni guidate dal cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis e con l’udienza con papa Francesco.
Un cammino progressivo, quello della Caritas, per rispondere, con metodo fortemente partecipativo, alle nuove sfide, in forme “consone ai tempi e ai bisogni”. Ma anche un’attenzione nel cogliere le tendenze culturali, sociali e politiche, innervandole di Vangelo in modalità creativa e di confine, e in qualche modo anticipatoria.
In questo senso papa Francesco ha raccolto alcune provocazioni che ha voluto donare alle 218 Caritas diocesane, esortandole a camminare sulle vie degli ultimi, del Vangelo e della creatività.
Sottolineando che la ricorrenza dei 50 anni è “una tappa di cui ringraziare il Signore per il cammino fatto e per rinnovare, con il suo aiuto, lo slancio e gli impegni”, il Papa indica tre strade su cui proseguire il percorso. Sono la via degli ultimi, quella del Vangelo e la via della creatività.
Il percorso tracciato da Francesco parte dagli ultimi. Allarghiamo lo sguardo, ma partiamo dagli occhi dei poveri. “La carità è la misericordia che va in cerca dei più deboli, che si spinge fino alle frontiere più difficili per liberare le persone dalle schiavitù che le opprimono e renderle protagoniste della propria vita. Molte scelte significative, in questi cinque decenni, hanno aiutato le Caritas e le Chiese locali a praticare questa misericordia: dall’obiezione di coscienza al sostegno al volontariato; dall’impegno nella cooperazione con il Sud del pianeta agli interventi in occasione di emergenze in Italia e nel mondo; dall’approccio globale al complesso fenomeno delle migrazioni, con proposte rinnovative come i corridoi umanitari, all’attivazione di strumenti capaci di avvicinare la realtà, come i Centri di ascolto e gli Osservatori delle povertà e delle risorse”.
La seconda via irrinunciabile, spiega il Papa, è quella del Vangelo. Gesù è presente in ogni povero. Anche qui parole che esortano a essere una Chiesa della tenerezza. “È lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompense. È lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo. È lo stile descritto da san Paolo, quando dice che la carità tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1 Cor 13,7). Mi colpisce la parola tutto. La carità è inclusiva, non si occupa solo dell’aspetto materiale e nemmeno solo di quello spirituale. La salvezza di Gesù abbraccia l’uomo intero. Abbiamo bisogno di una carità dedicata allo sviluppo integrale della persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale. È lo stile integrale che avete sperimentato in grandi calamità, anche attraverso i gemellaggi, bella esperienza di alleanza a tutto campo nella carità tra le Chiese in Italia, in Europa e nel mondo”.
Il Papa esorta infine a sviluppare la creatività. “Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà. Continuate a coltivare sogni di fraternità e a essere segni di speranza. Contro il virus del pessimismo, immunizzatevi condividendo la gioia di essere una grande famiglia. In questa atmosfera fraterna lo Spirito Santo, che è creatore e creativo, suggerirà idee nuove, adatte ai tempi che viviamo”.
Infine, uno sguardo ai giovani. “Sono le vittime più fragili – osserva papa Francesco – di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca. Sono loro i protagonisti dell’avvenire. Non è mai sprecato il tempo che si dedica a essi, per tessere insieme, con amicizia, entusiasmo e pazienza, relazioni che superino le culture dell’indifferenza e dell’apparenza. Non bastano i ‘like’ per vivere: c’è bisogno di fraternità e di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri. Così facendo la Caritas stessa rimarrà giovane e creativa, manterrà uno sguardo semplice e diretto, che si rivolge senza paura verso l’alto e verso l’altro, come fanno i bambini”.
Un nuovo tempo di annuncio evangelico, dunque, per la Caritas. Che non nasconde le insidie proprie di “questo” tempo, ma si mette nelle mani del Signore con serenità e tanta voglia di fare. D’altronde, se la Caritas non ci fosse, bisognerebbe inventarla. Arriva dove il welfare state fallisce, si interessa dove lo Stato dimentica.
E se oggi, nelle nostre città malate di individualismo, si vive un po’ meglio, questo lo dobbiamo proprio al servizio che da 50 anni fa la Caritas, restituendoci la bellezza di un Vangelo che salva e abbraccia.