LA BANCA DEL FUTURO

By Roberto Scarano
Pubblicato il 4 Febbraio 2017

È innegabile che nel prossimo futuro ci sarà un grosso ridimensionamento sia delle filiali,  sia del personale in servizio. Ad aprire le danze per primo è l’Unicredit spa: è di questi giorni, infatti, la notizia del suo piano industriale 2019 presentato ai mercati. Dove tra l’altro non sfugge un dato da brivido sui costi: chiusura di circa 800 filiali e la fuoriuscita di quattordici mila dipendenti su di un totale di 101mila. Si tratta di una vera cura dimagrante, un piano credibile e responsabile, poiché il manager Jean Pierre Mustier, amministratore delegato, ha dato il suo contributo, riducendo del 40% il suo compenso, rinunciando anche a eventuali bonus fino alla realizzazione del piano. Spero che questo buon esempio sia seguito anche da altri banchieri.

Tornando al tema centrale in questione, assistiamo a una vera rivoluzione nel campo digitale, guidata dall’industria non bancaria. Rivoluzione che cambierà l’attitudine e le attese dei clienti in termini di utilizzi dei servizi. Infatti la tecnologia digitale sta letteralmente cambiando il modo di fare banca. Il modello tradizionale di raccogliere risparmio e vendere denaro è stato superato. Basti pensare al crowdfunding (per i non addetti ai lavori il termine trae origine dall’inglese crowd, folla, e funding, finanziamento collettivo). Si tratta di un processo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. A tal proposito sono nate delle piattaforme digitali con l’obiettivo di raccogliere capitale. Così anche per la gestione del risparmio e i servizi di consulenza alla clientela si stanno spostando sulla piattaforma digitale. Per non parlare degli impieghi cioè dei fidi. Le cose stanno rapidamente cambiando, si sono affermati diversi competitor non bancari che facilitano l’accesso al credito. Ad esempio le piattaforme peer to peer, cioé i cosiddetti prestiti tra privati rivolti anche alle piccole e medie imprese. Grazie alla tecnologia si registrano passi da giganti anche per il sistema di pagamento. Esistono sul mercato degli atm evoluti che sono abilitati a compiere ogni operazione di versamento, prelievo, bonifici, pagamento di bollettini postali. Di fatto si farà sempre più a meno dell’operatore di sportello.

Tuttavia c’è una fetta della clientela per cui lo sportello rimane un punto di riferimento importante. E le ragioni possono essere diverse: la principale è l’età media dell’utenza molto alta, per cui non ha la dimestichezza con l’innovazione tecnologica, oppure perché semplicemente non si fida del bancomat e del servizio online.

Il modello invece che sta prendendo piede è quello del concetto di dematerializzazione. Si riducono la burocrazia, le carte inutili e tutto quello che crea complessità. In futuro avremo meno bancari e più tecnologia, perché con la digitalizzazione si riducono le fastidiose file in banca e si riducono i costi della banca a vantaggio della redditività. D’altronde quasi tutto si può fare da casa con un pc o smartphone e tablet. Il sistema bancario sta investendo molto nelle App, linguaggio molto in uso e praticato dai giovani. Sicuramente per entrare a regime ci vorrà del tempo, ma prima o poi tutte le banche si adegueranno.

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