ITALIA A UNA SVOLTA?

By Nicola Guiso
Pubblicato il 3 Aprile 2018

I lettori conoscono sicuramente nei numeri i risultati delle elezioni del 4 marzo. Pertanto ne ricordiamo in sintesi estrema solo i tratti essenziali. 1) Due vincitori, M5St e Centrodestra, all’interno del quale la Lega è diventata la componente più forte; e, come da intesa pre elettorale, nella coalizione Salvini si muove da capo, creando tensioni soprattutto con FI. 2) Uno sconfitto, il PD. 3) Nessuno dei vincitori ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi alle Camere. 4) Il PD, dopo le dimissioni di Renzi da segretario, ha deciso di stare all’opposizione. E senza i suoi voti nessuno dei due vincitori (a meno che non si alleassero) disporrebbe della maggioranza in parlamento.

Mentre scriviamo, sono in corso complesse manovre, protagonisti soprattutto 5Stelle e Lega, sugli atti costituzionalmente obbligati dopo il voto: l’elezione dei presidenti delle due Camere, e l’incarico del capo dello stato per la formazione del nuovo governo. Sui presidenti, i 5Stelle chiedono personalità di garanzia. Ma di fatto puntano per la Camera su una personalità ad essi vicina per dare forza alla proposta di abolizione dei vitalizi dei parlamentari quale primo provvedimento da approvare. La Lega propone invece: uno ai 5Stelle e uno a se stessa, incarico però che reclama anche FI. Se restasse ferma, la decisione del PD di stare all’opposizione ( ma per alcuni dirigenti non significherebbe anche divieto di dialogo) renderebbe problematica, come detto, la formazione di una maggioranza  parlamentare, pure se  di iniziativa del capo dello stato. Mentre scriviamo, comunque, le dichiarazioni dei 5Stelle e della Lega sembrano, nella sostanza, escludere ogni ipotesi di trattative e di alleanze tradizionali. In un incontro con i giornalisti stranieri (scelta particolarmente impegnativa) Di Maio ha infatti detto. “Noi non contempliamo alcuna possibilità di governo di tutti. Gli italiani hanno votato un candidato premier, un programma e una squadra.”. E ancora: “Siamo aperti al dialogo sui temi che interessano l’Italia, nessuno al momento si è fatto avanti (…) Il nostro programma non è mai stato estremista (…) chi vuole farsi avanti venga con proposte e non con richieste di posti nei ministeri. Sino a ora, ripeto, non ho visto avanzare una proposta. Se si tornasse a votare – ha concluso – siamo inesorabilmente destinati a crescere. Alle forze politiche ripeto: fatevi avanti con temi e diteci che cosa volete fare per gli italiani, non per il vostro partito”. Parole che significano: possibilità di incontri con altri per arricchire il programma 5Stelle che però verrà, comunque, realizzato dal nostro presidente del Consiglio e dai nostri ministri; altre soluzioni alla crisi non ne accettiamo, e si torna a votare.

Altrettanto chiara la posizione del segretario della Lega, anche se accompagnata da un generico auspicio di Berlusconi per intese col PD; il suo rifiuto di elezioni a breve termine  e valutazioni meno aspre che in campagna elettorale sui 5Stelle Salvini, infatti, esclude alleanze col PD, e auspica l’ intesa con i 5Stelle se non per un governo per la rapida approvazione di una nuova legge elettorale (proporzionale con premio di maggioranza) per tornare subito alle urne. Una legge dunque tale da assicurare con nuove elezioni ai vincitori del 4 maggio: ad uno la maggioranza assoluta in parlamento, e all’altro il monopolio dell’opposizione.

Che siano questi i veri contenuti delle posizioni espresse da Di Maio e da Salvini  lo confermano due fatti significativi. Il primo, che Di Maio ha assicurato i suoi parlamentari eletti il 4 maggio (ovviamente poco propensi a rimettere subito in gioco l’elezione) che in caso di voto anticipato non si terranno nuove “parlamentarie” e tutti gli eletti il 4 maggio verranno ricandidati. Il secondo, che Salvini ha subito iniziato a girare l’Italia, “per ringraziare gli elettori e conquistare nuovi sindaci nel Mezzogiorno”, e rafforzare ulteriormente la Lega in vista delle elezioni regionali e amministrative che si terranno in aprile, in Friuli e Venezia Giulia. e in Molise. La sola cosa certa è che Mattarella ha un compito difficilissimo a creare le condizioni politico-parlamentari  tali da fare fronte ai gravi problemi del paese. Che Dio lo aiuti, e illumini la mente degli altri protagonisti.

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