IRRESISTIBILE FASCINO di GABRIELE

Giovanni Maria Rossy
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 1 Maggio 2014

Molti passionisti di ogni parte del mondo devono la loro vocazione al luminoso esempio e al fascino irresistibile di san Gabriele. Il giovane santo ha attratto molti a seguirlo nella consacrazione al Signore anche prima che la chiesa riconoscesse ufficialmente la sua santità. Non mancano nemmeno coloro che, ispirati da lui e seguendo il suo invito, hanno scelto di essere sacerdoti diocesani o sono entrati in altre congregazioni. Numerose sono pure le suore di vita contemplativa o di vita attiva che riconoscono con gratitudine e amore la presenza di Gabriele nella propria decisione di entrare in convento.

Giovanni Maria Rossy, giovanissimo passionista francese, appartiene al folto numero di coloro che hanno trovato in Gabriele l’ispiratore della propria vocazione e il modello del proprio cammino spirituale. Nato a Sant’Ilario di Chaléons il 23 settembre 1882, Giovanni Maria cresce in un ambiente familiare povero di beni materiali ma ricco di fede e di pietà. I genitori non gli possono assicurare un elevato livello di vita sociale ma gli insegnano a essere contento di quello che ha, lo nutrono con il loro esempio di fedeltà al vangelo, lo circondano di amore sincero e di attenzioni perché il ragazzo non si allontani dalla via del bene. Giovanni Maria cresce limpido come cristallo, assennato e responsabile più di quanto si potrebbe esigere da un ragazzo della sua età: non ha pretese, tranquillo e ubbidiente in famiglia, diligente a scuola, amante della preghiera. I testimoni lo dicono di “animo candido e bello”: naturale che i genitori siano orgogliosi di un figlio così.

Il ragazzo entra nel seminario diocesano di Nantes; vuole diventare sacerdote e dedicare la vita all’annunzio del vangelo e alla salvezza delle anime. Il suo impegno per essere buono cresce ulteriormente e si acquista subito la stima e l’amore di condiscepoli e maestri che in lui trovano solo motivi di lode e di compiacimento. Stando in seminario sente però di essere chiamato non solo a essere sacerdote ma anche ad entrare in una congregazione religiosa: desidera maggiore spazio per il raccoglimento e la meditazione. Si confida con il direttore spirituale il quale gli raccomanda di intensificare la preghiera perché il Signore lo illumini nel discernimento.

Giovanni Maria si rivolge fiducioso alla Madonna “madre del buon consiglio”, chiedendole di mostrargli la strada da seguire. Per ottenere questa grazia si reca in devoto pellegrinaggio a Lourdes dove ai piedi dell’Immacolata la sua preghiera diventa ancora più fervorosa e accorata. La Madonna lo ascolta in modo del tutto inaspettato. Al ritorno da Lourdes il giovane si trova tra le mani una breve biografia di Gabriele dell’Addolorata, in quel momento neppure santo e neppure beato, conosciuto solo da pochi e del tutto sconosciuto a lui. Legge, anzi divora, la biografia di Gabriele; sfogliando le pagine, si sente attratto dalla sua incantevole figura e si trova il cuore stracolmo di gioia. “La Madonna, dice a se stesso, ha ascoltato la mia preghiera facendomi conoscere Gabriele; mi ha indicato la strada da seguire attraverso questo giovane tanto devoto di lei e a lei così caro. Io sarò passionista come lui”.

Entra quindi in convento a Melay e l’11 novembre 1900, a 18 anni come Gabriele, veste l’abito passionista; l’anno successivo, il 12 dicembre 1901 emette la professione religiosa. Anche lui come Gabriele al suo nome ha aggiunto il cognome religioso e sarà per sempre Giovanni Maria dell’Addolorata. Al termine del noviziato, durante il quale è stato da tutti ammirato per la sua bontà e il suo impegno, riprende gli studi nel convento di Tonneins. Davanti agli occhi e nel cuore ha sempre come modello Gabriele. Ma il suo cammino di studente dura pochissimo: meno di sette mesi. Si ammala infatti di bronchite; la malattia viene diagnosticata male e curata peggio. Il giovane capisce da sé che gli resta poco da vivere; chiede con insistenza i sacramenti che riceve con edificante e commovente pietà.

Il 10 giugno 1902, non ancora ventenne, conclude il suo cammino terreno. Sul suo viso dopo la morte, dicono le Memorie, i presenti ammirano stupiti un atteggiamento “di soave pace e sereno riposo”. Proprio come era avvenuto per Gabriele il cui volto dopo il beato transito “era bellamente trasformato, come se da esso irraggiasse un’arcana luce”. (169)

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