INVIDIATO ANCHE DA GABRIELE

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 2 Febbraio 2014

Scegliere di essere passionista per il giovane Pietro Porfiri fu una decisione quasi naturale. Nato vicino al convento di Morrovalle (Ma-cerata) il 27 giugno 1836, Pietro cresce respirando il profumo di santità che supera l’austero recinto della casa religiosa e si spande nei dintorni. I suoi famigliari e i vicini di casa circondano di venerazione i passionisti e ne parlano con toni ammirati. Accoglienti e generosi con i poveri che numerosi bussano al convento, zelanti nell’apostolato, esemplari nel comportamento, pronti a ogni sacrificio per andare incontro ai bisogni della popolazione. Non solo di giorno ma anche nel cuore della notte, dedicano un lungo spazio di tempo alla preghiera e alle lodi del Signore.

Pietro non avrebbe bisogno di sentire tante lodi da altri. Lui stesso è testimone oculare della vita edificante dei religiosi: partecipa infatti alle celebrazioni liturgiche nella loro chiesa; a qualche sacerdote del convento rivela il suo mondo interiore e confida le sue aspirazioni. Dal 1851 Morrovalle è sede del noviziato e Pietro ha l’opportunità di ammirare l’esempio di chi, ancora giovane, sta facendo l’esperienza della vita passionista. Dalla sua casa ode i rintocchi della campana che invita i religiosi alla preghiera e comincia a pensare che quei rintocchi chiamino anche lui. La voce diventa sempre più insistente, l’invito sempre più chiaro, la prospettiva della vita religiosa e sacerdotale sempre più affascinante fino e farsi irresistibile.

A sedici anni Pietro lascia la famiglia. La strada che separa la casa del giovane dalla porta del convento è brevissima; la si percorre in pochi minuti. Ma Pietro quasi la divora spinto dal desiderio di cominciare una nuova vita orientata totalmente al Signore. E si presenta con queste ottime credenziali rilasciate dal viceparroco di Mor-rovalle: “Il giovane è dotato di una intelligenza non ordinaria, ha frequentato assiduamente la scuola mostrandosi diligentissimo nello studio e raggiungendo un profitto sommamente lodevole; nella condotta cristiana e nella pietà è stato sempre molto esemplare”. Pietro veste l’abito passionista il 21 settembre 1852 e insieme ad altri giovani compie l’anno di noviziato avendo come maestro padre Erasmo Massarelli; l’anno successivo il 22 settembre emette la professione religiosa. Ai piedi dello stesso altare, negli stessi giorni e nello stesso mese, san Gabriele farà la sua vestizione nel 1856 ed emetterà i voti nel 1857.

Per gli studi Pietro viene trasferito prima a Pievetorina (Macerata) e poi a Isola del Gran Sasso (Teramo). Le note che lo riguardano lasciate dai suoi contemporanei, sono una meravigliosa sinfonia di lodi. Amabile e sereno, caritatevole con tutti e obbediente anche ai semplici desideri dei superiori, docile e ricco di evangelica semplicità. Pietro non arriverà al sacerdozio; colpito da tisi, morirà giovanissimo. Sopporta la malattia che lo consuma lentamente con eroica pazienza; la vive addirittura con gioia perché ogni giorno che passa vede avvicinarsi lo squarciarsi del velo che lo separa dal cielo. E le porte del cielo si aprono il 26 aprile 1858 verso le sette del mattino quando Pietro, a 21 anni 10 mesi, muore cantando le litanie della Madonna. “Era un angelo, commentano subito i confratelli, e la terra non era il suo posto”.

Quando la notizia della sua santa morte arriva a Morrovalle, san Gabriele, giovanissimo studente, viene preso da una dolce invidia e comincia a pregare il Signore che conceda anche a lui di morire giovane e tisico come Pietro. E avverrà proprio così. Gabriele morirà nello stesso convento di Isola del Gran Sasso, verso le sette del mattino e a causa della tisi. Morirà come Pietro invocando con le labbra e con il cuore la Madonna; chiamandola con filiale affetto “mamma mia”, le chiede che venga a prenderlo presto per portarlo in paradiso. Nel sepolcro dell’antica chiesetta che diventerà sorgente di grazia e luogo caro a tutti i pellegrini, Gabriele viene collocato proprio a fianco di Pietro.

Pietro e Gabriele: due giovani che con le loro virtù hanno onorato la congregazione passionista. Gabriele dichiarato ufficialmente santo, è venerato in tutto il mondo. Pietro stimato giustamente un santo durante la vita, è restato poi nell’ombra. Purtroppo. Ma in cielo i due giovani cantano certamente insieme le glorie del Signore e della Madonna. (166)            p.dieugenio@virgilio.it

 

 

 

Comments are closed.