INSEGNAMO AI BAMBINI A PREGARE

Intervista a Raffaele Morelli
By Gino Consorti
Pubblicato il 2 Maggio 2019

 “In questo modo – osserva il noto psichiatra, psicoterapeuta e scrittore di successo – iniziamo a fare la cosa più importante nella nostra vita: credere a qualcuno, che non sei tu, che ha dei saperi e dei poteri che si sviluppano tanto più ti fai da parte…  Tutti i disturbi e le nevrosi sono figli  del voler essere come gli altri…”

La nostra chiacchierata sarebbe dovuta durare non più di mezz’ora. Ma come si fa se davanti hai Raffaele Morelli? Medico, psichiatra e psicoterapeuta di assoluto valore; personaggio rincorso praticamente un giorno sì e l’altro pure da radio, televisioni e carta stampata; presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica e direttore dell’omonima rivista. E ancora: scrittore di successo, i suoi libri ti tengono incollato come pochi, soddisfacendo animo e corpo. Insomma, quel mezzo giro d’orologio delle lancette dei minuti stabilito nel “preliminare d’accordo” con la sua gentile e professionale segretaria, non poteva essere credibile… Anche perché i mali che affliggono l’animo umano sono tanti come anche le domande alle quali ognuno di noi, quotidianamente, cerca di dare risposte. Chi di noi, infatti, non ha problemi con cui confrontarsi? Chi non vive con il peso di errori o scelte sbagliate? Chi non ha visto affievolirsi l’energia dell’anima? Chi non si è mai trovato a fronteggiare una crisi di ansia o un attacco di panico? Chi non si è trovato mai a combattere contro un dolore puro, privo di causa? E poi ancora. Ci conosciamo veramente così nel profondo? Siamo certi che quella percorsa nella vita rappresenti la nostra vera inclinazione e non, invece, quella consigliataci? Oppure figlia del principio imitativo che, soprattutto in giovane età, è molto forte?

Capirete, dunque, che l’amabile incontro con Raffaele Morelli, maestro dell’anima e professionista dai modi affabili e dai concetti vibranti, alla fine abbia costretto le lancette lunghe a più di un giro e mezzo d’orologio…. Le sue parole rappresentano un pieno di energia, una sorta di voce interiore che ti scuote accendendo un lume sui sentieri dell’anima. E lo fa anche attraverso argomentazioni paradossali, senza fronzoli e zucchero a velo. Naturalmente, per coglierne i frutti dall’altra parte occorre fare spazio “all’altro” che è dentro di noi. Il suo pensiero, le sue pause e lo sguardo magnetico rappresentano un grande stimolo alla ricerca del benessere vero di cui c’è tanto bisogno. Un dato su cui riflettere, prima di iniziare il nostro incontro: in Italia ogni anno più di 12 milioni di persone, compresi i bambini, fanno ricorso agli psicofarmaci…

Lo sa, Morelli, di essere una delle persone più invidiate…? Ogni sua parola trasmette serenità e positività trasformando le montagne dell’animo in granelli di sabbia… Ma è veramente così facile raggiungere la felicità?

Nessun Dio o demiurgo, al di là della religione di appartenenza, ha costruito il mondo per creare l’infelicità. Noi non viviamo per migliorare ma per seguire la nostra natura. Che diresti, domandava Carl Gustav Jung (una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico, ndr) di una tigre vegetariana? Che è una pessima tigre… La felicità, dunque, è direttamente proporzionale a quanto segui la tua natura. I santi, ad esempio sono speciali perché cercano di seguire le loro inclinazioni. Proprio come ha fatto san Gabriele che, nonostante i tentativi di suo padre a persuaderlo dalla scelta di entrare in convento, ha seguito la sua strada e quindi la vocazione religiosa. Se non persegui la tua inclinazione la vita diventa insopportabile. Johann Wolfgang Goethe, grande conoscitore dell’animo, diceva che il tuo destino ti chiama, però non all’infinito, quindi c’è bisogno di ascoltare con attenzione le chiamate….

Qual è l’errore da evitare?

Se fai una vita comune, se segui il banale, se hai come bussola alcune trasmissioni televisive come ad esempio Il Grande Fratello o L’Isola dei famosi certamente sei fuori strada. Nessuno è nato per essere come tutti gli altri. Se dunque sei disponibile a uscire dal branco è possibile che accada qualcosa di straordinario. La santità è un’energia che va verso qualcosa di sconosciuto. Tutti i disturbi e le nevrosi sono figli del voler essere come gli altri, di voler ragionare come tutti gli altri.

La religione, invece, spariglia le carte…

Assolutamente sì. Sempre Jung diceva che dopo i 35 anni qualsiasi malattia nevrotica è riconducibile a una perdita del contatto con la religione. Guai, però, a far diventare uno standard anche la religione. In questa direzione un chiaro esempio ci arriva sempre dalla vita di san Gabriele. Un popolo intero è pronto alla rivolta perché non vuole che il suo santo venga portato via dal convento dove è morto. Non si identifica nel clero ma in quel modello, nel divino che si materializza nell’uomo. Ed è questa la partita che noi dobbiamo riprendere in mano. Come? Iniziando a insegnare ai bambini a recitare ogni sera le preghiere. Sia se sono cattolici, sia se appartengono a un’altra religione.

Perché la sera?

Perché si entra in un altro regno, quella della notte, del buio. Un regno dove entriamo in un modo e ne usciamo in un altro… I cattolici, allora, pregheranno la madre di Dio, Maria, quella che per il mondo greco era la signora del mondo.

Chiedendo cosa?

Io sto entrando nel regno della notte, non so dove vado a finire, non so cosa accadrà ma tu proteggimi. In questo modo iniziamo a fare la cosa più importante nella nostra vita…

Cioè?

Credere a qualcuno, che non sei tu, che ha dei saperi e dei poteri che si sviluppano tanto più ti fai da parte…

Una vita trascorsa all’ascolto degli altri e alle problematiche con cui ognuno è chiamato a confrontarsi quotidianamente. Quali sono, Morelli, i motivi più comuni che rendono insoddisfatta la nostra società?

In cima senza dubbio c’è l’imitazione, il veleno di tutti i veleni. Tutti gli ordini religiosi si caratterizzano per poche cose. Una ad esempio è il cambiare nome. Non mi chiamo più Francesco Possenti bensì Gabriele dell’Addolo-rata… Il proprio nome, infatti, è identificativo di un mondo conosciuto. Ce n’è un altro, però, che è altrove… E la psicoterapia è il luogo dell’altrove.

Qual è il danno più grave che ci procura l’imitazione?

Ci toglie il sapere innato. Il cervello contiene aree intere dedicate alle religioni ed è fatto per adattarsi alla realtà e cercare Dio. Senza l’idea dell’esistenza di un essere sconosciuto a cui rivolgerti, ti ammali… Ed è questa la patologia del nostro tempo. Vuoi imparare a vedere il divino nella vita? Osserva i bambini… Sono avvolti nella passione e nella passione i bambini parlano con il mondo non reale, sono Batman, Robin, la principessa, la strega… Pensi che quando, ahimè tanti anni fa mi sono specializzato in Psichiatria, si diceva che l’amico immaginario che avevano i bambini rappresentasse il sintomo di una malattia mentale… Oggi non soltanto si sa che non è vero ma addirittura è segno di salute mentale…

Quindi tutti noi abbiamo bisogno di un amico immaginario…

Esattamente. Come i bambini anche noi non possiamo farne a meno. Immaginalo come un santo, come una divinità, come un demiurgo ma devi avere qualcosa di sconosciuto a cui riferirti. Se non c’è, diventi omologato, un vero imbecille che recita la vita.

Quanto abbiamo da imparare dagli animali?

Tantissimo. Tenga presente che il mondo animale – e da ciò si capisce perché san Francesco vi era legato a filo doppio – fa cose miracolose che noi, beceramente, chiamiamo istinto. Pren-diamo ad esempio il piccione: lo metti in una scatola con dei piccoli fori e da Milano lo spedisci in Abruzzo. Una volta a destinazione lo liberi e lui, senza l’aiuto di alcun “navigatore”, torna a Milano… Non è un miracolo questo? La femmina del cuculo, su cui oggi ci sono studi interessantissimi, cova le uova nel nido di un altro uccello… Le osserva bene, cerca di farle simili e poi, ad esempio, all’insaputa dell’allodola che non si accorge del cambio, butta giù due uova e ci mette dentro le sue… Quando nasce il cuculo e impara a volare, lascia i genitori adottivi e va in Africa ricongiungendosi con gli altri cuculi. E così via. Ci sono dei saperi innati, dunque, che noi non immaginiamo neanche. La legge del cuculo, tra l’altro, ci dice che non tutte le madri sono fatte per allevare i figli…

Come governare il processo di continua metamorfosi a cui l’essere umano non può sottrarsi?

Anche qui ritorna il mondo animale. Certi vermi diventano una farfalla. Ma cosa può saperne un verme della farfalla? Niente… Anzi, gli studi dicono che i neuroni delle cellule nervose dei vermi quando diventano farfalle sono stati in pratica tutti riassorbiti. Dunque la farfalla è un essere nuovo che il verme non conosce… Così come noi siamo esseri nuovi rispetto ai feti, esseri nuovi dopo la pubertà. Mentre io e lei parliamo nel cervello stanno accadendo miliardi di cose, ci piaccia o no non siamo noi i protagonisti. Cosa possiamo fare allora di utile? Non andare fuori tempo. Un altro problema di quest’epoca, infatti, è il giovanilismo.

Cioè?

Che ti trucchi, che vuoi esser bella, che fai sport per dimagrire ed essere tonica ci sta, ma cambiare il proprio volto e quindi la propria identità è il peggio del peggio… Invecchiare e morire è una legge divina, eterna. Un ottantenne, ad esempio, è inutile che faccia finta di averne trenta… Creerebbe solo uno stato interiore di frattura…

Maternità surrogata e coppie omosessuali…

Ritengo l’omosessualità naturale, ma due maschi che attraverso la surrogazione mettono al mondo un bambino e lo crescono come se uno dei due fosse la mamma per me è un’aberrazione gravissima. La natura, che il noto filosofo olandese Baruch Spinoza definiva divina, ha creato il rapporto madre e feto, madre embrione, madre e bambino. Il latte non viene dal seno ma dal cervello; il ciclo mestruale viene dal cervello e anche la tattilità. Se allora il papà fa la mamma e non è la mamma, ci troviamo davanti a un grande problema. Il figlio crescerebbe lo stesso? Vero, ma è come la pillola anticoncezionale, vai a interferire con l’energia del femminile che c’è nella testa e che il cervello produce. Vai a interferire con un’energia antica, primordiale, profonda, da cui sgorga il latte, da cui sgorga il rapporto madre-feto, madre-embrione, madre bambino, di cui tu non sai proprio nulla…

A proposito di famiglia “naturale”, di cosa ha bisogno per tornare al centro della società?

Quando diciamo che dobbiamo recuperare la centralità della famiglia l’abbiamo già perduta… Dobbiamo tenere bene in mente che un uomo si realizza soltanto se si distanzia dal pensiero comune e segue le sue istanze. Se tu credi nella famiglia sarà un valore, se tu sposi l’idea che ci sono altri modi di stare in campo, la famiglia allora non ha più un valore. Ma non è che qualcuno te lo può imporre dall’alto… La famiglia che c’era un tempo non andava più bene. Il padre-padrone non andava più bene perché l’occhio del mondo aveva bisogno di sviluppare un tipo di donna differente, con tutti i rischi connessi. Parliamo del marito che arrivava a casa e relegava la donna a un potere molto limitato di sviluppo.

Secondo alcune indagini statistiche la durata media della cena in famiglia è di circa 13 minuti, la metà di un telegiornale… Un po’ poco per dialogare e condividere insieme le proprie esperienze?

Gli ordini religiosi, nessuno escluso, basano il centro del loro divenire sul silenzio, si prega ma si sta in silenzio. Non si parla a vanvera… La nostra, invece, è un’epoca che parla a vanvera. La famiglia, dunque, a mio avviso non si basa sul fatto se si sta a tavola un quarto d’ora, 30 o 50 minuti, non è quella la partita, bensì si basa sull’esempio. Come faccio a parlare con mio padre se lui ha un moralismo tale per cui le cose di cui posso parlare non può ascoltarle? Con i figli si deve parlare poco, pochissimo… I figli ci raccontano solo quello che vogliamo sentire, per metterci a nostro agio e non deludere le nostre aspettative. Ricordiamoci che il latte dell’anima è il silenzio e i bambini e i vecchi sono gli unici che sanno stare da soli, che vivono la solitudine come principio terapeutico, come luogo del senza tempo.

Padre “amico” o padre autorevole?

Il padre amico è una grande cavolata, anzi un veleno… L’amico lo trova dove vuole di papà invece ne ha uno solo. Il papà dirige, il papà si connota per due cose: che ha affetto per te e dirige. Poi c’è l’inconscio. Non ci sono modelli educativi in quanto io ho un carattere e lei ne ha un altro. Se io ad esempio ho un carattere impulsivo che faccio cambio carattere? Sarebbe folle. Io e mio figlio, allora, dobbiamo seguire due spontaneità. E sia quel che sia…

Il ruolo della madre, invece, cosa deve racchiudere?

La mamma in un secondo vede se il proprio bambino ha qualcosa fuori posto… Durante i nove mesi di gravidanza, il cervello ha scritto nel femminile i codici dell’educazione naturale dei figli. Bisogna lasciar fare all’istinto materno. Le mamme sanno già, non hanno bisogno di teorie e di modelli esterni. L’educazione viene solo dalla naturalezza dell’anima, dalla spontaneità.

Qual è la spia principale che deve metterci in allarme circa un eventuale disagio o malessere di nostro figlio?

Il cambio di umore, il cambio di carattere, la perdita di interessi… Ed è sempre legato non a qualcosa che accade ma a qualcosa che ferisce profondamente il destino. A volte però interpretiamo gli atteggiamenti dei nostri figli in base a come ci comportavamo noi con i nostri genitori. Sbagliato: è un confronto improponibile, altri tempi, altre teste, altri modelli famigliari. Oggi il rapporto genitori-figli e molto meno formale e ai ragazzi si concedono più libertà. Questo significa sia poter parlare, sia permettersi di non rispondere…

Ed è proprio quel silenzio che spesso inquieta noi genitori…

Sette genitori su dieci vorrebbero che al rientro a casa raccontassero almeno qualcosa della loro giornata. E quando trovano un muro traggono conclusioni sbagliate…

Invece?

È semplicemente una questione di privacy. In quel momento non vuole condividere la sua vita con te…

Come dovremmo comportarci allora?

La cosa migliore è non accorgersene…, lasciamo cadere la cosa, non sottolineiamo. Se vediamo che il resto scorre in maniera usuale lasciamo che mantenga un silenzio di cui, probabilmente, ha bisogno.

Qualche altro consiglio per navigare senza “danni” nel mare in tempesta dell’adolescenza?

I genitori meno fanno meglio è. Questa ossessione di essere super presenti la trovo una stupidaggine cosmica. Non c’è stata un’epoca in cui i genitori erano così presenti come in quella attuale. Lasciamo loro i dolori…, bisogna consolarli o dargli consigli quando ce lo chiedono. I disagi sono il sistema immunitario dell’anima, se non consenti loro di sperimentarli li rendi fragili. Io sono contrarissimo agli psicologi nelle scuole.

Perché?

Gli adolescenti devono incontrare il mal d’amore, sapere che ti possono rifiutare, sapere che non piaci a tutti. Le paure non vengono per qualcosa o per qualcuno, vengono perché rappresentano il terreno per far nascere nuovi sviluppi. Qual è il timore dei timori? Il timore di Dio. Tradotto in termini più moderni, diciamo che c’è una forza sconosciuta, che è fatta di immagini, simile al sogno, che non mi appartiene e che pure governa la mia vita. Ciò significa stare con te stesso, stare sempre con un lato misterioso. La vita è misteriosa e la natura ce lo insegna tutti i giorni. Le radici sono nascoste nella terra, non si vedono, però producono i fiori, le foglie, i frutti, i germogli, riempiono la pianta di colore… C’è dunque un sapere profondo che sa dove portarti. Il problema è che i tuoi saperi sono tutti identificati nei modelli comuni: come deve essere la famiglia, come devo essere amato, eccetera, eccetera.

Quali suggerimenti, invece, ai genitori di bambini piccoli?

Se avete bambini di 3-4 anni prendete un block notes e scriveteci sopra cosa imparate da Tommaso, Federica, Lorenzo, Simona… Sia chiaro, non cosa insegno ma cosa imparo… proprio perché i bambini vivono in una dimensione dove il reale non è reale. Il loro è un grande insegnamento della plasticità del cervello, i bambini sono vicini al divino, come dicono le religioni, perché hanno la presenza dell’immagine. Vuoi crescere bene i figli? Raccontagli le fiabe sin da quando è nella pancia… Un’importante ricerca americana, infatti, dice che attraverso questa pratica nel cervello del bambino iniziano a comparire le potenziali vocali. E nella fiaba la fata e la strega coesistono, cioè il bene e il male stanno insieme…

Dinanzi invece a un problema complicato che la vita ci riserva qual è la cosa migliore da fare?

Non prendere mai decisioni… Sto ad esempio attraversando una crisi con mia moglie? Prendo semplicemente atto della crisi, il resto si vedrà… Sarà l’anima, infatti, intesa come soffio, a suggerirmi le decisioni giuste. Quelle che prendi d’istinto, invece, sono tutte sballate, omologate. Ragioni come tuo padre, come tua madre, come gli amici…. Altra cosa: mai chiedere consigli. Chi ti dà i consigli, infatti, li dà per sé non per te. Credi possa esserci qualcuno che conosca te meglio di te?

Il passato può aiutarci?

Il passato è morto ed è meno di niente. La felicità è l’antitesi dei ricordi perché ciò che è stato è stato e non tornerà mai più.

Ma non serve neanche come esperienza?

Il ricordo ha già svolto la funzione di preparare il futuro, però non serve a vedere il bel tempo che non c’è più. L’anima è sempre nuova.

Che possiamo dire dei miracoli?

Contrariamente a quello che si pensa il miracolo avviene negli stati mentali senza il pensiero. La religione non serve a dare regole ma a ricordarti che c’è qualcosa di misterioso che conduce la tua esistenza. Un buon amore si capisce dal fatto che entrambi fanno molto meglio le cose che facevano prima perché si sono riempiti di energia celeste…

Una ricerca recente afferma che circa la metà del nostro benessere mentale dipende dalla genetica; il 10% dalla situazione contingente (lavoro, stipendio, luogo di residenza, eccetera) mentre il restante 40% dal tipo di attività quotidiane che tutti possiamo fare… È d’accordo?

L’ambiente in cui viviamo sicuramente ci fa correre dei rischi, ma anche la genetica. Tu, però, sei quello… Più ti avvicini allora alle tue tendenze innate, a ciò che ti caratterizza, e più nasce il benessere. Le api trasformano il polline in miele ma nessuno glielo ha insegnato… Non puoi insegnare al cavallo a comportarsi come la tartaruga… Questo è il principio fondamentale: si nasce con delle tendenze ma se le perdi o le soffochi ti ammali. Non è vero, inoltre, che nella vita bisogna fare sacrifici. Puoi far fatica ma se ti sacrifichi non renderai mai belle le cose per cui sei capace e soprattutto creerai un grande contrasto con te stesso. E le persone in contrasto sono sempre persone infelici…

Cos’è il mistero?

Se un uomo o una donna non sono misteriosi tieniti lontano… Se credono che la verità sia sdraiata davanti a loro, sono persone banali, nevrotiche. Tieniti lontano. Se vuoi conoscere la via della conoscenza elimina il parere, dici: non ho un parere da dare su di me, non so se valgo. Senza che l’umiltà, però, diventi ipocrisia, che è un’altra malattia…. Noi, ripeto, siamo seduti su qualcosa di sconosciuto che non vuole essere visto, che ha poteri immensi e che qualche santo, in uno stato di follia estatica, riesce a toccarla e a far compiere azioni che il mondo non potrebbe compiere. E noi li chiamiamo miracoli perché non abbiamo altre parole per definirli.

In definitiva Morelli, qual è il segreto per realizzare i propri desideri?

Ascoltare sempre se stessi, solo così la voce dell’inconscio ci parla. La virtù di tutte le virtù è la pazienza, l’attesa di qualcosa che non sai cos’è. In quel caso possono accadere dei veri miracoli perché non è l’io a produrli bensì la sua assenza. Un’altra cosa è importante: noi continuiamo a ragionare, ed è una maledizione di quest’epoca, nel tempo… Chi ha creato il mondo non ha smesso, continua a farlo e quindi le leggi sono le stesse, eterne, irripetibili, immodificabili. Sono le leggi che abitano le cose ma anche il cuore dell’uomo.

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