INNANZI A DIO SONO TUTTI UGUALI

By carmine arice
Pubblicato il 1 Luglio 2021

Cari lettori e care lettrici, san Gabriele dell’Addolorata aveva ben capito la grandezza dell’ammonimento dell’apostolo Paolo il qua-le, pur essendo in prigione a causa del Vangelo, scriveva alla comunità cristiana di Filippi: “La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini” (Fil 4,5). La stessa esortazione la rivolge il giovane santo abruzzese al papà, Sante Possenti, nella lettera scritta il 25 gennaio 1860 dal ritiro di Isola del Gran Sasso: “Vi raccomando la carità verso la servitù, massime per Pacifica. Oh, quanto bene ci ha fatto. Che i fratelli non la strapazzino. E si ricordino che innanzi a Dio sono tutti uguali”.

Quanta sapienza e quanta concretezza espresse in così poche righe per ricordarci l’importanza della carità verso tutti! Dobbiamo essere onesti: oggi come allora, il pericolo di trattare in modo meno rispettoso coloro che appartengono a ceti sociali meno abbienti, che magari provengono da situazioni di povertà e che si adoperano nel fare lavori umili, è ancora presente. Rattrista constatare che le forme di razzismo non sono affatto scomparse e che la vita di persone che, senza nessuna colpa, sono nate in Paesi dove la miseria cammina per strada, è considerata meno preziosa di chi vive nell’opulenza e che può far valere a tutto tondo i suoi diritti. Che il Mar Mediterraneo sia diventato il più grande cimitero dell’antico continente lo leggiamo su tutti i giornali, ma poi… tutto rimane come prima.

Anche nelle nostre case, quelle della nostra amata Italia, quante badanti lavorano da mattina a sera, magari in nero, senza giorni di riposo e pagate poco e per giunta invitate a non lamentarsi perché fortunate ad avere un lavoro. Solo in Italia il numero delle badanti, quello ufficiale, raggiunge il milione di unità. L’elenco delle situazioni di ingiustizia sociale potrebbe essere ancora lungo.

Siamo ancora lontani dal dettame della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948 che recita nel preambolo: “Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo”.

Ma per noi devoti di san Gabriele c’è un dettame ancora più importante che dovrebbe risuonare nei nostri cuori ed è il Vangelo, il quale ci rivela che ogni persona ha in sé una dignità straordinaria poiché è immagine di Cristo a tal punto che quello che facciamo ai nostri fratelli in umanità, nel bene e nel male, egli lo ritiene fatto a se stesso. Basterebbe questo sguardo su ogni persona a portare nel mondo la musica del Vangelo come esorta a fare papa Francesco concludendo la sua enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale Fratelli Tutti.

Innanzi a Dio siamo tutti uguali” ricorda san Gabriele e non saremo giudicati sui successi ottenuti, sui ruoli ricoperti, sulle ricchezze accumulate ma dall’amore verso il prossimo con cui abbiamo riempito le nostre giornate. Non sarà questo, forse, unito alla preghiera e ad atti di devozione sincera il modo più bello per onorare il giovane santo in questo anno giubilare per il centenario della sua canonizzazione?

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