Purtroppo dobbiamo ritornare con gli aggiornamenti su prezzi e tariffe che stanno martoriando le nostre famiglie. Uno scenario complicato figlio della situazione economica aggravata ulteriormente dalla folle guerra intrapresa tra l’aggressore Russia e l’aggredita Ucraina. Tutti i generi alimentari e i costi dei servizi, a partire da quelli energetici, stanno infatti subendo e consolidando aumenti stratosferici che incideranno notevolmente sul potere di acquisto delle famiglie, peraltro già ridotto ai minimi termini dalla pandemia ancora non risolta definitivamente nel Paese. Gli ulteriori aggiustamenti stanno configurando una inflazione che supera, anche di molto, le stesse valutazioni formali dell’Istat che viene posta ad un 6,7%. A nostro avviso, infatti, si tratta di un valore ancora sottostimato in quanto, senza immediati interventi straordinari, potrebbe attestarsi intorno al 10% su base annua. Con un aggravio annuo di oltre 2.900 euro.
Sicuramente sono stati messi in campo interventi da parte del Governo, alcuni ancora insufficienti altri, invece, apprezzati come la decisione di tagliare la tassazione sui carburanti di circa 30 centesimi al litro, che comporterà un risparmio sia diretto, sia per i costi di trasporto delle merci. Importante anche l’aumento a 12 mila euro del parametro per poter ottenere il bonus energia che comporterà, allargandone il campo, sconti alle famiglie con basso reddito.
Per quanto riguarda invece le spese dei servizi energetici, stimiamo oltre 1.400 euro annui a famiglia. Siamo inoltre anche dinanzi a un clamoroso aumento dei prezzi dei beni agroalimentari che schizzano a oltre 800 euro anno in più a famiglia e che colpiranno, cosa gravissima, soprattutto beni di prima necessità e quindi fondamentali per l’alimentazione delle famiglie meno abbienti. La spesa complessiva annua, dunque, si assesterà, in mancanza di interventi straordinari, a circa 2.900 euro in più a famiglia.
Non vi sono però solo questi pericoli. Potremmo assistere, infatti, anche a un aumento del costo del denaro che indebolirà gli investimenti funzionali a una ripresa economica post pandemia derivante dal pacchetto economico PNRR. Inoltre non possiamo sottacere un altro pericolo che si paventa all’orizzonte. Parliamo della mancanza di rifornimenti di importanti materie prime, a partire dai foraggi e da altri prodotti fondamentali per la trasformazione in prodotti finiti che è caratteristica tipica della nostra economia.
Che fare allora? Ecco alcune proposte.
1 Agevolare innanzitutto la costituzione di più comunità energetiche; un vero e proprio piano nazionale con investimenti importanti;
1 Sburocratizzare e semplificare le procedure per energie alternative (fotovoltaico, eolico, eccetera);
1 Mettere a disposizione gratuitamente, a cooperative e imprese, i terreni incolti del nostro paese;
1 Detassare tutti i servizi energetici in modo da evitare maggiori entrate dello Stato (Iva al 22%) derivanti da maggiori costi della materia prima, fissando tetti alla tassazione;
1 Eliminare i costi energetici da forme di tassazioni anomale come gli Oneri generali di sistema e trasferendoli alla fiscalità generale;
1 Detassare a zero i prodotti di prima necessità quali gli agro-alimentari;
1 Incentivare gli interventi, da parte delle istituzioni e delle autorità di controllo, contro atteggiamenti speculativi.
Ci dovremmo preparare, infine, a sistemi più che altro difensivi, come l’eliminazione degli sprechi nel nostro Paese e la gestione molto più accentuata del risparmio energetico, sia industriale, sia familiare.