“Primo maggio 2024. Dopo aver segnato pietre miliari nella storia dell’astronautica moderna, raggiungendo prima l’orbita terrestre (Mk4), poi il refueling nel vuoto spaziale (Mk6) e dunque l’orbita lunare (mk10), SpaceX sta per lanciare la Starship Mk12, primo volo interplanetario verso Marte. Al collaudato booster StarHeavy, seguiranno ben 8 lanci di altrettante StarShip che permetteranno alla Mk12 di fare il pieno di carburante per il volo di 9 mesi verso il pianeta rosso. Seppur volo di test automatizzato (in particolare per verificare l’airbraking con la tenue atmosfera marziana e il sempre temuto ammartaggio) a bordo della Mk12 verranno piazzate ben 100 tonnellate di materiale, tra moduli abitativi inflatable, pannelli solari autorotanti per evitare il deposito di sabbia marziana, moduli Rtg per il fabbisogno energetico durante le tempeste marziane, cibi liofilizzati a lunghissima scadenza, moduli serra per la coltivazione di semplici piante, diverse unità per la produzione di metano in situ direttamente dall’atmosfera attraverso la reazione Sabatier, e molto altro ancora. E se il test andrà bene, con il prossimo volo potrebbe vedere l’uomo su Marte».
Questo piccolo passo di fantascienza potrebbe rivelarsi meno utopico del previsto dopo il 28 settembre in cui il Ceo di SpaceX (compagnia privata americana per la produzione di razzi e messa in orbita di satelliti) Elon Musk (lo stesso di Tesla, l’auto elettrica che sta arrivando anche in Italia), ha presentato il primo prototipo di StarShip, l’Mk1, pensato per un volo di prova fino all’altezza di 20 km nei prossimi mesi, e a seguire, sui nuovi prototipi che verranno studiati in base ai dati raccolti, si pensa di arrivare al volo orbitale, anche con uomini a bordo nel giro di un anno.
La cosa curiosa è che la Nasa, che ha portato l’uomo sulla luna (lo abbiamo ricordato nel 50esimo del 21 luglio) sembra in ritardo sulla tabella di marcia, non avendo praticamente fatto progressi significativi con il suo nuovo SLS e la capsula Orion, successori dello Space Shuttle, che dovrebbero riportare l’uomo sulla Luna nei prossimi anni. A chi ha vissuto gli anni d’oro della conquista dello spazio, sembrerà di ricordare le sfide tra Usa e Urss, quando ogni mese si doveva segnare un nuovo record da una parte e dall’altra, con il primo satellite e il primo uomo nello spazio, fino alla prima orma sulla regolite lunare. Il tono non è più quello della sfida per il prestigio tecnico e il vanto nazionale, quanto piuttosto cercare di superare un più antico nemico dell’uomo, il limite, il finito, guardando verso le stesse e solite stelle che l’uomo mirava già dai tempi delle caverne.
“Ci sono così tante cose di cui preoccuparsi, ci sono molti problemi nel mondo naturalmente e sono importanti, e abbiamo bisogno di risolverli, ma abbiamo anche bisogno di cose che ci rendano entusiasti di essere vivi, che ci facciano felici di svegliarci al mattino e di essere entusiasti del futuro e pensare sì, il futuro sarà grande! L’esplorazione spaziale è una di quelle cose, e diventare una civiltà spaziale, essere là fuori tra le stelle, è una delle cose che mi rende felice di essere vivo. Penso che renda molte persone felici di essere vive, è una delle cose migliori. Ci viene una faccia davvero strana quando dobbiamo fare una scelta per il futuro. Vogliamo il futuro dove siamo diventati una civiltà spaziale e siamo in molti mondi là fuori, tra le stelle oppure quello in cui siamo per sempre confinati sulla Terra? Io dico il primo e spero che tu sia d’accordo con me. Quindi qual è la svolta critica di cui abbiamo bisogno per diventare una civiltà spaziale? È rendere semplice e ordinari i viaggi spaziali come lo sono oggi i viaggi aerei!” (Elon Musk, Boca Chica, Texas, 28 Settembre 2019).