IN NOME DELLA FRATELLANZA UMANA

By Gianni Di Santo
Pubblicato il 3 Marzo 2019

Un viaggio storico, quello di papa Francesco negli Emirati Arabi. E una Dichiarazione altrettanto storica, quella sottoscritta lo scorso 4 febbraio dal pontefice e dall’imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, dopo lo svolgimento dell’incontro interreligioso sulla Fratellanza umana, promosso dal Consiglio musulmano degli Anziani, con circa 700 leader di varie fedi (per i cattolici c’erano, tra gli altri, il patriarca copto Ibrahim Isaac Sidrak e il patriarca maronita cardinale Bechara Rai). In nome della fratellanza umana, si legge nel documento, “in nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede, in nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra, in nome di Dio e di tutto questo, Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente -, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente -, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio”.

Un manifesto per la pace, come non si vedeva e sottoscriveva da tempo. “Partendo dalla nostra responsabilità religiosa e morale, e attraverso questo documento, chiediamo a noi stessi e ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive”.

IL SESSO NON È UN TABÙ

Il sesso non è un mostro da cui fuggire. Anzi, è un dono di Dio. A pronunciare queste parole è stato proprio papa Francesco sull’aereo che lo ha riportato a Roma da Panama, dove è stato a fine gennaio per la Giornata mondiale della Gioventù. Parlando delle problematiche giovanili e rispondendo a una domanda sulle gravidanze precoci, ha proposto una vera “un’educazione sessuale” nelle scuole. Che sia “oggettiva, senza colonizzazioni ideologiche, perché se nelle scuole si dà un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi la persona”. Allo stesso tempo il sesso inteso “come dono di Dio deve” essere “educato” non con “rigidezza”, con chiusura mentale e ideologica.

Importante il ruolo delle scuole e della famiglia, l’ideale sarebbe che si “cominciasse a casa, con i genitori”. Ma “non sempre è possibile per le tante situazioni della famiglia che possono essere complicate”. O perché spesso papà e mamme “non sanno come affrontare il tema”. Perciò la scuola può e deve “supplire” a questo, assumersi la responsabilità. “Sennò resta un vuoto che verrà riempito da qualsiasi ideologia” potenzialmente pericolosa.

LA FAMIGLIA NON FA PIÙ NOTIZIA

Papa Francesco, ricevendo il Tribunale della Rota Romana per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario, ha detto che è triste che “una coppia che vive da tanti anni insieme non fa notizia” mentre “fanno notizia gli scandali, le separazioni, i divorzi”.

Il cambiamento auspicato dal papa va nella direzione di far emergere la positività di una vita insieme, perché la fedeltà è possibile. “Tanti sposi cristiani sono una predica silenziosa per tutti”, e unità e fedeltà sono “due fondamentali capisaldi” del diritto matrimoniale canonico. Ecco perché è quanto mai opportuno coinvolgere le comunità ecclesiali nella formazione matrimoniale.

Il papa ha sottolineato che “i coniugi che vivono il loro matrimonio nell’unità generosa e con amore fedele, sostenendosi a vicenda con la grazia del Signore e con il necessario supporto della comunità ecclesiale, rappresentano a loro volta un prezioso aiuto pastorale alla Chiesa. Infatti, offrono a tutti un esempio di vero amore e diventano testimoni e cooperatori della fecondità della Chiesa stessa”.

PEDRO ARRUPE BEATO

Ottime notizie dalla Compagnia di Gesù. Infatti, nell’anniversario della morte dello storico preposito generale dei gesuiti (14 novembre 1907 – 5 febbraio 1991), si è aperta a San Giovanni in Laterano il processo di beatificazione e canonizzazione a lui dedicato. Figura importante quella di padre Arrupe, una biografia appassionata di Dio sulla strada del rinnovamento conciliare. Fondò il Jesuit Refugee Service (Servizio dei gesuiti per i rifugiati), si impegnò nel dialogo con le altre fedi e nella riconciliazione fra i popoli, aiutò la Compagnia di Gesù a riscoprire la spiritualità del fondatore, sant’Ignazio di Loyola, e guidò i gesuiti dal 1965 al 1983, un periodo “spesso agitato” durante il quale dimostrò la sua profonda appartenenza alla Chiesa e il suo fervido, umile e fermo desiderio di obbedire alla Santa Sede e al santo padre.

Riguardo i suoi valori ecclesiali, ha sottolineato il cardinale Angelo De Donatis, vicario di Roma, durante la celebrazione, “è stato anche un vero uomo di Chiesa, una Chiesa che, nel 1965, concludeva il concilio ecumenico Vaticano II e cercava di metterlo in pratica. In questo periodo, spesso agitato, ha dimostrato in ogni momento la sua profonda appartenenza alla Chiesa e il suo fervido, umile e fermo desiderio di obbedire alla Santa Sede e al santo padre (Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II). Ha cercato di integrare i migliori valori della tradizione con quelli necessari ad adattare la cristianità ai nuovi tempi, e ha sempre voluto guidare con entusiasmo la Compagnia di Gesù secondo gli orientamenti del Vaticano II. La fama di santità – infine – si è diffusa e continua a diffondersi ogni giorno più dopo la sua morte”.

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