A questo punto i padri conciliari dimostrano di voler offrire a tutti i credenti le grandi linee di una vita missionaria che affonda le sue radici nella vita cristiana stessa e si espande mediante la testimonianza. Comprendiamo che la missione non è appannaggio di pochi ma è dovere e compito di tutti i battezzati. Non possiamo sottacere il fatto che questa testimonianza si abbina a quella di non pochi missionari e missionarie che, con estrema generosità, rimangono in paesi infidi, pronti anche a dare la vita per l’ideale che hanno abbracciato.
- La testimonianza della vita
Questa è la prima forma di missionarietà, che si addice a ogni credente, alla quale nessuno può né dovrebbe sfuggire: “Tutti i cristiani, infatti, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con l’esempio della vita e con la testimonianza della parola l’uomo nuovo che hanno rivestito nel battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal quale sono stati rinvigoriti con la confermazione” (n.11).
Penso che questa convinzione non sia ancora entrata nella mente di tanti cristiani; eppure questo dovere è costitutivo dell’identità cristiana. Ma quello che più preme mettere in rilievo è lo scopo indicato dai padri conciliari: “così che gli altri, vedendo le loro opere buone, glorifichino il Padre e comprendano più pienamente il significato genuino della vita umana e l’universale vincolo di comunione degli uomini”.
Guidati da questa convinzione i padri conciliari arrivano a scrivere: “Scoprano i cristiani con gioia e rispetto i germi del Verbo (semima Verbi) in essi nascosti”. Siamo invitati a condividere questa convinzione che allarga i cuori e dona a tutti i missionari la certezza che dovunque essi andranno troveranno sempre elementi di vita e di fede aperti al vangelo, perché in tutti i popoli Dio ha sparso qualche germe del suo Verbo.
- La presenza della carità
La testimonianza della vita si fa ancor più sincera ed efficace quando è seguita e accompagnata dalla carità: la carità con la quale Dio ci ha amati e ci ama, la stessa carità per la quale Cristo Signore ha predicato il vangelo e ha dato la sua vita per tutti. Se non è la carità ad animare la missione della chiesa, questa si riduce a mera agenzia operativa.
Una carità fattiva, quella dei cristiani, che si traduce in gesti di collaborazione, alla stregua di quello che ebbe a dire Gesù ai suoi discepoli: “Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”. Infatti “i cristiani devono impegnarsi a collaborare con tutti gli altri. Si applichino con particolare cura all’educazione dei fanciulli e degli adolescenti lottando contro la fame, l’ignoranza e le malattie”.
Una carità genuina che, tuttavia, non accetta di inquinarsi con altri sentimenti o atteggiamenti. Infatti “la chiesa non vuole in alcun modo intromettersi nella direzione della società umana. Essa non rivendica a se stessa altra autorità se non quella di servire amorevolmente e fedelmente, con l’aiuto di Dio, gli uomini”.
- Evangelizzazione e conversione
Evangelizzare è necessario, ma non dobbiamo dimenticare che la predicazione e la testimonianza mirano alla conversione. Infatti “affinché i non cristiani, a cui aprirà il cuore lo Spirito Santo, credendo si convertano liberamente al Signore e sinceramente aderiscano a lui che, essendo la via, la verità e la vita, risponde a tutte le attese del loro spirito, anzi infinitamente le supera” (n.13).
Il vero missionario si dedica alla predicazione per condurre i pagani alla conversione, ma sa che essa è principalmente opera dello Spirito Santo, che apre il cuore alla fede, come accadde a Lidia che ascoltava la predicazione di Paolo (vedi Atti 16,14). Noi siamo solo strumenti nelle mani del Signore che ci induce a predicare e, nello stesso tempo, apre il cuore di chi ascolta.
Pertanto nell’opera missionaria è assolutamente necessario eliminare ogni forma di proselitismo nella convinzione che se l’atto di fede e l’adesione al vangelo di nostro Signore non sono atti liberi, non conducono alla salvezza. Il Signore ci vuole operai intelligenti e generosi (vedi Luca 10,1ss), ma sempre pronti ad adottare il metodo che lui stesso ha adottato nel suo ministero pubblico. Proporre solo, mai imporre; chiamare, mai gridare; attendere, mai aggredire.
Il volontariato forma eccellente di carità
Oggi, soprattutto dopo il concilio Vaticano II, dal seno della chiesa cattolica, ma non solo, assistiamo all’emergere di molte forme di carità: persone ed enti che, solleciti solo del bene altrui, decidono di dedicare un po’ del loro tempo e molte loro energie a sovvenire i fratelli più bisognosi. Siamo dinanzi ad un fenomeno storico degno della massima attenzione e stima.
Parole di papa Francesco
L’evangelizzazione esige l’impegno comune per un progetto pastorale che richiami l’essenziale e che sia ben centrato sull’essenziale, cioè su Gesù Cristo. Non serve disperdersi in tante cose secondarie o superflue, ma concentrarsi sulla realtà fondamentale, che è l’incontro con Cristo, con la sua misericordia, con il suo amore.