IN CAMMINO VERSO LE PERIFERIE

La ripartizione geografica dei cardinali elettori nominati dal papa, che il 17 dicembre compie 80 anni, prevede tre nuovi europei, tre dell’America Latina, tre statunitensi, due africani, un asiatico e uno dall’Oceania. Come a dire: non solo Europa. Non solo Italia Del concistoro appena concluso in Vaticano si può dare una lettura semplicemente numerica, oppure si può tentare un’interpretazione più realistica e attinente alla politica ecclesiale e diplomatica attuata da questo pontificato. Tredici nuovi cardinali vanno a colmare la pattuglia degli elettori al prossimo conclave, mentre quattro ultraottantenni vengono chiamati a servire la chiesa con la porpora per i loro alti meriti spirituali e pastorali.

Provenienti da 11 nazioni, i nuovi cardinali sono i monsignori Mario Zenari, che rimane nunzio apostolico in Siria, Dieudonné Nza-palainga, CSSp, arcivescovo di Bangui (Repubblica Centrafricana), Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid (Spagna), Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasilia (Brasile), Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago (Usa), Patrick D’Rozario, CSC, arcivescovo di Dhaka (Bangladesh), Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Mérida (Venezuela), Jozef De Kesel, arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio), Maurice Piat, CSSp, vescovo di Port-Louis (Isola Maurizio), Kevin Joseph Farrell, prefetto del dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (Usa), Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla (Messico), John Ribat, MSC., arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea), Joseph William Tobin, CSSR, arcivescovo di Indianapolis (Usa).

Ai membri del collegio cardinalizio papa Fran-cesco ha aggiunto un arcivescovo e due vescovi emeriti che si sono distinti nel loro servizio pastorale e un presbitero che ha reso una chiara testimonianza cristiana. “Essi rappresentano tanti vescovi e sacerdoti che in tutta la chiesa edificano il popolo di Dio, annunciando l’amore misericordioso di Dio nella cura quotidiana del gregge del Signore e nella confessione della fede”. Sono i monsignori Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur (Malaysia), Renato Corti, vescovo emerito di Novara (Italia), Sebastian Koto Khoarai, Om, vescovo Emerito di Mohale’s Hoek (Lesotho), e il reverendo Ernest Simoni, presbitero dell’arcidiocesi di Shkodrë-Pult (Scutari-Albania).

Nomi e cognomi forse non tanto conosciuti (almeno qui in Italia), ma che rappresentano quella geopolitica della fede voluta da Francesco dove la periferia della storia è al primo passo nell’annuncio del vangelo.

La ripartizione geografica dei cardinali elettori prevede infatti tre nuovi europei, tre dell’America Latina, tre statunitensi, due africani, un asiatico e uno dall’Oceania. Come a dire: non solo Europa. Non solo Italia. Anzi, a proposito del nostro paese va ricordato che papa Francesco pare non voglia seguire ancora il criterio “tradizionale” relativo alle grandi città di nomina cardinalizia, così come avevano fatto i suoi predecessori. Rimangono infatti senza porpora le città di Torino e Venezia (arcivescovi nominati prima di Bergoglio), ma anche Palermo e Bologna (nominati invece dall’attuale papa).

E se l’Europa non è più il centro, l’evangelizzazione e il racconto della fede ha oggi il volto delle periferie esistenziali e dei luoghi lontani, geograficamente e spiritualmente lontani da piazza San Pietro. Per gli Usa un caso a parte: non è un mistero che l’episcopato Usa è il più recalcitrante a indossare gli abiti della tenerezza e della misericordia voluti da Francesco. Un episcopato tutto preoccupato delle battaglie pro-life nel proprio paese e che non ha del tutto “digerito” l’esortazione post sinodale sulla famiglia Amoris laetitia. I tre nuovi cardinali riflettono un passo più avanti e più in “direzione Francesco”, rispetto alle posizioni conservatrici tradizionali dell’episcopato Usa.

Tra gli ultraottantenni, che non parteciperanno a un prossimo conclave, va menzionato l’italiano Renato Corti, arcivescovo emerito di Novara. Lo scorso anno Francesco aveva affidato a Corti il compito di scrivere le meditazioni per la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Il neo-porporato, dopo aver lasciato la guida della diocesi di Novara nel 2011 per raggiunti limiti di età, si è ritirato a vivere a Rho (Milano), nel santuario dei padri oblati dei santi Ambrogio e Carlo. Oltre a essere stato per molti anni vicario generale dell’arcidiocesi di Milano con il cardinale Carlo Maria Martini, continua oggi a predicare esercizi spirituali e a girare l’Italia per tenere incontri e conferenze. Nel febbraio 2005 aveva predicato gli esercizi spirituali alla curia vaticana, gli ultimi ai quali aveva partecipato Giovanni Paolo II.

Mentre don Ernest Simoni, il sacerdote albanese che ha passato ventotto anni in prigione a causa della dittatura nel suo paese, è il simbolo della testimonianza. Il papa lo aveva già abbracciato il 21 settembre 2014 a Tirana, dopo aver ascoltato la storia della sua persecuzione durata undicimila giorni, durante i quali don Ernest è stato sottoposto a torture e lavori forzati. Lo stesso Francesco ha voluto baciargli le mani, sottraendosi lui allo stesso gesto che l’anziano sacerdote voleva compiere per rendere omaggio al pontefice. Chiaro il riferimento di Francesco: sono martiri anche i sopravvissuti alle persecuzioni di ieri e di oggi.

Insomma, il papa regala al collegio cardinalizio nuovi e affidabili consiglieri. A pochi giorni dal suo compleanno (il 17 dicembre compie 80 anni), papa Francesco naviga le acque del mondo con sicurezza e coraggio, affidando la chiesa universale alla protezione della Madonna ma anche alla carezza del povero e del lontano.