IL VIAGGIO CHE CAMBIERÀ TUTTO: ANDARE SU MARTE È POSSIBILE?

By marco staffolani
Pubblicato il 30 Ottobre 2021

Tutti i fan della SpaceX (oramai avrete capito che chi scrive è uno di quelli) si stanno chiedendo quale sarà la data in cui l’uomo e la donna metteranno piede non soltanto su un altro corpo celeste, catalogato come satellite Luna ma su un pianeta che non sia la nostra amata Terra.

Candidato speciale è il pianeta rosso, già oggetto di diverse pellicole cinematografiche e, ancor prima, di innumerevole letteratura fantascientifica.

Quali sono i problemi da affrontare. Ne abbiamo già accennato in altri numeri della rubrica. Oggi proviamo ad elencarli a mo’ di appunti di un viaggio, forse non impossibile.

Primo. I chilometri che ci separano da Marte. Circa 50 milioni nel momento di massimo avvicinamento dalla Terra, ogni 2 anni nel percorso che i due pianeti rocciosi fanno intorno alla loro comune stella che è il Sole. Tanti? Pochi? Per darsi un riferimento negli anni 60 e 70 le missioni Apollo hanno coperto la distanza Terra-Luna di circa 400 mila chilometri, una distanza circa 100 volte minore…

Secondo. Le radiazioni. Sulla ISS (stazione spaziale) a circa 400 km di distanza dalla superficie terrestre gli astronauti già sperimentano la pericolosità di questi flussi energetici di particelle che solitamente noi che abitiamo con i piedi in terra non percepiamo perché i raggi solari e le particelle interstellari sono schermate dall’atmosfera. Nello spazio interplanetario che ci divide da Marte l’unica schermatura possibile sarà la struttura stessa di metallo dell’astronave che ci porterà sul pianeta rosso, e poi le tute spaziali quando si dovrà uscire all’esterno. Anche il soggiorno sul pianeta rosso non sarà esente da rischi perché l’atmosfera marziana è molto più sottile e rarefatta di quella terrestre, quindi molto meno schermante.

Terzo. La lunghezza del viaggio. Il massimo periodo cumulativo che gli astronauti hanno passato fuori dalla loro culla vitale, che è la terra, è di circa 500 giorni. La missione su Marte chiede un tempo continuato di 2,5-3 anni: 9 mesi per andare, 9 per tornare e un anno circa per stare in loco ed esplorare il quarto pianeta. Ancora non sappiamo con esattezza i problemi medici a cui andranno incontro questi primi esploratori spaziali. Gli effetti potranno essere sia fisici che psicologici. In fondo si tratta di passare mesi interi rinchiusi in un piccolo spazio da condividere come equipaggio di 4-6 persone. Oltretutto è probabile che sia fatto in microgravità, di cui alcuni effetti a lungo periodo già conosciamo per problemi che gli astronauti della ISS sperimentano nel loro soggiorno: decalcificazione delle ossa, problemi oculari, senso di nausea spaziale, eccetera.

Quarto. La tecnologia. Qui entriamo nel merito della “pazzia” tecnologica che vuole compiere la SpaceX con il progetto StarShip: un razzo prototipale, alto decine di metri, sospinto in bassa atmosfera grazie a un booster ancora più colossale, che impilati insieme tramite la gru più potente al mondo formano una imponente torre cilindrica più alta perfino dello storico Saturn V che portò gli americani sulla Luna, con oltre 100 metri di altezza.

Quinto. L’avventura. Per andare su Marte questo vettore dovrà prima uscire dall’atmosfera terrestre e poi ricevere diversi rifornimenti in orbita per poter compiere il lungo viaggio. Una volta arrivati in orbita marziana si dovrà compiere una sorta di frenaggio tramite l’atmosfera marziana, di modo che l’attrito possa rallentare la corsa. La discesa sul pianeta non sarà uno scherzo. La metà delle sonde automatiche mandate sul pianeta rosso a partire dagli anni 60 si è schiantata al suolo. Ultima a schiantarsi, ingloriosa anche se ha compiuto il suo compito principale, è stata la sonda europea, nonostante fosse equipaggiata con tecnologia degli anni 2010!

Sesto. Non ne parliamo: le autorizzazioni amministrative… Non sono esperto e lascio il campo a chi ne sa più di me.

Settimo. Ulteriori dettagli ci potrebbero scoraggiare ancora di più sulla possibilità di questa impresa, ma visto che lo spazio (dei caratteri) è tiranno mi limito a concludere con un’opzione di speranza. Il limite è ciò che caratterizza la nostra esistenza umana dai secoli dei secoli. Da abitanti delle caverne, ci stiamo proponendo adesso l’esplorazione dei pianeti e sicuramente, se sopravvivremo a noi stessi e ai nostri incubi, anche delle stelle.

Il limite, paradossalmente, ci ha sempre spinto a guardare oltre. A non fermarci a ciò che ci impedisce di fare qualcosa adesso, ma a vedere con la nostra immaginazione e creatività quello che ancora rimane invisibile al presente. È cosi che si realizza il mondo che verrà.

Buone meditazioni a tutti.

marco.staffolani.stf@gmail.com

Comments are closed.