IL VESCOVO DI SAN GABRIELE

Stanislao Battistelli
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 3 Ottobre 2016

Stanislao Battistelli è uno dei tanti passionisti conquistati da san Gabriele. Nato a Fano (Pesaro) il 28 settembre 1885, frequenta le scuole del locale seminario prima come alunno esterno e dal 1898 come aspirante al sacerdozio. Ha sentito parlare solo vagamente dei passionisti, ma la lettura della vita di san Gabriele, allora solo venerabile, lo attrae alla vita religiosa.

Nonostante l’opposizione della mamma e dei superiori entra in convento fuggendo dal seminario. Il 3 giugno 1906 parte per Montescosso (Pg), dove compie il noviziato. Emessa la professione dei voti il 16 giugno 1907, vive tre mesi a Recanati (Mc) con il venerabile Norberto Cassinelli e il beato Bernardo Silvestrelli già, rispettivamente, direttore e compagno di Gabriele. Da loro, privilegiati testimoni e devoti custodi di tanti ricordi, apprende preziose notizie sul santo. Dal settembre 1907 vive a Roma per gli studi. Il 31 maggio 1908 nella basilica di San Pietro assiste alla solenne beatificazione di Gabriele.

Ordinato sacerdote il 19 settembre 1908, è assegnato alla formazione dei giovani. Dal 1919 al 1922 e dal 1928 al 1931 è superiore al santuario di san Gabriele che per suo fattivo interessamento nel 1929 ottiene dal papa il titolo di basilica. Intensa la sua attività per far conoscere e amare il santo. Organizza le celebrazioni per la sua canonizzazione avvenuta nel 1920; con padre Fausto Pozzi fonda L’Eco del beato Gabriele, rivista alla quale collaborerà fino alla morte; pubblica una pregevole biografia del santo; promuove la proclamazione di Gabriele a compatrono della gioventù cattolica italiana. Da vescovo si adopererà perché il santo venga dichiarato compatrono della città e diocesi di Teramo, patrono della diocesi di Atri e della regione abruzzese.

Nel 1931 viene eletto superiore provinciale, ma l’anno seguente è nominato vescovo di Sovana e Pitigliano (Grosseto). Vi resta venti anni: crea nuove parrocchie, restaura la cattedrale e l’episcopio, restituisce vita al seminario, è vicino ai suoi sacerdoti, realizza opere sociali. Vive povero, umile e semplice. Il popolo e il clero lo amano; le autorità civili lo trovano interlocutore rispettoso e degno di totale fiducia. Celebra congressi eucaristici e il sinodo diocesano che non si svolge da oltre due secoli. Durante la seconda guerra mondiale salva la vita a molti ebrei. Il settimanale diocesano scriverà: “Nella lunga serie di vescovi che illustrarono la diocesi, non è facile trovarne uno che abbia lasciato una scia tanto luminosa”.

Il 4 febbraio 1952 viene trasferito alla diocesi di Teramo e Atri, dove si trova il santuario di San Gabriele. Ha 67 anni ma sarà ancora un pastore saggio, benvoluto da tutti, zelante fino al sacrificio. Fioriscono le iniziative: organizza il congresso mariano, catechistico e dell’azione cattolica, il sinodo diocesano, due congressi eucaristici. Apre la Casa Maria Immacolata per esercizi spirituali e convegni. Nascono il pre-seminario e la casa di riposo per sacerdoti anziani. Gli impegni episcopali non lo distolgono dalla predicazione. È un piacere ascoltarlo. Preparazione eccellente, stile semplice, ammirabile proprietà di linguaggio. Lascia ovunque un ottimo ricordo e una grande nostalgia.

In obbedienza alle direttive della chiesa, nel 1966 rinunzia al servizio pastorale per raggiunti limiti di età. “Ritorno a casa”, dice sorridendo a chi gli chiede del suo futuro. La sua casa è il santuario di San Gabriele; la sua famiglia, la comunità passionista. Scriverà: “L’esser venuto qui dove ho passato gli anni più belli e intensi nel sorriso di san Gabriele, rende ogni giorno più serena la mia giornata. Mi trovo tanto bene vicino al nostro san Gabriele”. Un sacerdote lo chiama il vescovo di san Gabriele. Lui gradisce e commenta: “Ho sempre goduto di essere qui a servizio del santo confratello; a godere di tanti cari ricordi della mia lunga vita, nei quali san Gabriele c’entra in tanti modi”.

Celebra abitualmente la messa nella cameretta del santo che chiama la mia piccola cattedrale. Nelle feste scende in basilica. Nel Natale del 1980 presiede la messa di mezzanotte. Tiene l’attesa omelia. È un incanto. Come sempre. Chiara l’esposizione, alto il contenuto, nitido il timbro della voce, perfetta la dizione. E pensare che ha superato i novantacinque anni! Colpito da broncopolmonite nel gennaio successivo, muore santamente il 20 febbraio 1981. Vicino a Gabriele. Come aveva desiderato. Di monsignor Battistelli sono aperti i processi di beatificazione.

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