IL TESTAMENTO? C’È TEMPO…

Un modo (sbagliato) di esorcizzare l’aldilà
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 3 Settembre 2013

Secondo un’indagine l’80 per cento degli italiani non ha mai preso in considerazione l’idea di mettere nero su bianco le proprie ultime volontà. E così aumentano le dispute tra gli eredi

Gli italiani sono credenti e confidano dell’aldilà, sperando di raggiungere, una volta… trapassati, il paradiso. Ma sono anche superstiziosi e, quando si tratta di “attrezzarsi” per il futuro eterno, non vogliono sentir parlare di aldilà, cercando di esorcizzarlo, sperando di raggiungerlo il più tardi possibile. Non sistemando le cose terrene, credono che il viaggio sarà intrapreso chissà quando, forse mai. Un comportamento, questo, che si riversa su tutte le cose terrene: gli italiani non vogliono sentir parlare della morte e, di conseguenza neanche del testamento. Ben l’80 per cento non ha mai preso in considerazione l’idea di mettere nero su bianco le proprie ultime volontà. Addirittura – secondo un’indagine Gfk Eurisko su un campione di persone con più di 55 anni, 6 su 10 non hanno alcuna intenzione di fare testamento neanche in futuro, mentre il 21% non ha mai valutato l’idea, ma “potrebbe pensarci su”.

Alla base del rapporto difficile con il testamento ci sarebbe, oltre all’ansia per l’idea della fine della vita, anche il timore di causare problemi familiari come nelle più classiche commedie all’italiana. Invece va detto che i problemi per gli eredi sono tanti di più nel caso in cui non ci sia nulla di stabilito, anche se poi è la legge a mettere mano alle vicende. Curioso: per una vita intera critichiamo lo stato e poi gli affidiamo la gestione di quanto di più intimo e caro vorremmo lasciare ai posteri! Sono pochi, quindi, quelli che hanno preso carta e penna o si sono recati da un notaio per mettere nero su bianco le proprie volontà. Infatti, appena l’8% del campione (in proiezione si tratta di circa 1,5 milioni di italiani) ha fatto testamento, mentre il 5% è intenzionato a farlo e il 6% ci ha pensato, ma è titubante e ancora non si convince del tutto.

L’indagine evidenzia inoltre come oltre il 45% del campione ha dichiarato  di non aver mai sentito parlare di lasciti solidali, cioè a favore di enti, associazioni e onlus. Molti pensano che il lascito solidale sia una cosa “da ricchi” oppure credono che obblighi all’intera donazione del proprio patrimonio; invece, si può cedere anche solo una minima parte dei propri averi, ad esempio una piccola somma di denaro, un gioiello o addirittura un arredo. Inoltre, solo pochi ricordano che il testamento olografo, cioè quello scritto di proprio pugno come si usava un tempo,  può essere revocato e modificato in qualsiasi momento. Addirittura, molti non sanno a chi rivolgersi oppure temono che una richiesta di informazioni possa vincolarli a un impegno, che può essere il fare testamento o pagare la consulenza.

Gli italiani, dunque, si confermano restii, molto più di cittadini di altri paesi: in Gran Bretagna, ad esempio, la percentuale è totalmente rovesciata: è l’80% della popolazione a fare testamento mentre negli Stati Uniti la metà. Proprio negli Usa si va verso la nuova frontiera testamentaria, legata alle nuove tecnologie: una cassetta di sicurezza virtuale dove lasciare le password e altri dati, un pulsante per l’autodistruzione o un testamento. Le modalità per gestire la propria vita digitale dopo la morte sono varie. E sempre più numerosi sono coloro che pensano a cosa accadrà ai propri beni “virtuali” in caso di morte, correndo ai ripari. Alcuni nel proprio testamento “reale” indicano come dovrà essere gestita la loro eredità digitale fra account Facebook, Twitter, blog e foto archiviate.

Così, mentre noi continuiamo a fare gli scongiuri e a non mettere in ordine le nostre cose per il futuro – come andrebbe fatto per evitare dispute tra eredi e, soprattutto, che non siano rispettate le nostre ultime volontà – gli altri si dimostrano “più avanti”.

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