IL SOGNO DI PAPA FRANCESCO

… Sogno un’Europa  giovane capace di essere ancora madre, un’Europa che si prende cura  del bambino, che soccorre come un fratello il povero  e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo

Quando giorni fa ho in-contrato un amico intento a programmare le sue vacanze estive sbadigliando oltre il lecito, mi è subito balenata in testa un’idea. Una piccola idea che tuttavia a me è sembrata quasi un lampo di genio, utile per riempire i giorni più noiosi spaparanzati sotto l’ombrellone: perché non (ri)leggere con calma Amoris laetitia, la splendida esortazione post-sinodale di papa Francesco? Personal-mente, a prescindere dal molto improbabile ombrellone, io ho già attaccato un post-it sull’agenda.

L’esortazione è il coronamento del cammino biennale del sinodo che aveva affrontato tutte le dimensioni dell’istituto familiare, oggi in forte crisi nel mondo intero. E si presenta quindi molto opportunamente durante il Giubileo della misericordia come significativo strumento per riflettere sull’amore nella famiglia. Il papa cita una grande varietà di fonti, dai padri della chiesa ai teologi medievali e moderni (san Tommaso è citato ben 19 volte), come pure autori contemporanei, documenti pontifici dei predecessori e il concilio Vaticano II (più di 20 volte).

Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo, afferma che la chiave di lettura del documento va individuata in quella che il papa definisce “la logica della misericordia pastorale” (n.307). La dottrina sul matrimonio e la famiglia è riproposta senza possibilità di equivoco, ma il papa vuole porre l’attenzione sulla fragilità delle famiglie e dei loro frequenti fallimenti: “Senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno, lasciando spazio alla misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile” (n.308).

Ne consegue che occorrono servizi appropriati per tutti coloro che sono in condizioni di disagio, di crisi e di fallimento, distinguendo caso per caso con responsabile discernimento pastorale, secondo la logica della misericordia che non esclude nessuno dalla comunità ecclesiale.

Un’ampia riflessione sulla famiglia che può diventare modello universale di una società che soccorre anziché costruire muri e barriere. A Lesbo il 16 aprile scorso, fra migranti alla ricerca di una difficile speranza, si sono incontrati i tre grandi patriarchi delle chiese cristiane: Francesco, Bartolomeo e Hieronymos, cioè Roma, Costantinopoli e Atene. Con la loro presenza denunciano “la maggiore catastrofe umanitaria dopo la seconda guerra mondiale”. In quel giorno qualcuno postò su facebook “il papa è a Lesbo, l’Europa dov’è?”. Un collega giornalista chiosò amaramente che probabilmente l’Europa in quel giorno era impegnata a varare risibili provvedimenti, quali la curvatura delle banane e la misura delle cozze da immettere sul mercato ufficiale europeo.

Nel 2015 settecento bambini hanno perso la vita in mare. E la tragedia continua. Nell’incontro con 500 bimbi profughi il papa ha mostrato un giubbotto salvagente di una bimba siriana annegata mentre cercava di raggiungere Lesbo con i genitori, dichiarando in lacrime: “Lo custodisco tra le cose più care, i migranti non sono un pericolo, ma sono in pericolo”.

Il 6 maggio scorso ricevendo il premio Carlo Magno il papa ebbe a dire: “Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre, una madre che abbia vita perché rispetta la vita e offre speranze di vita. Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetto di scarto. Sogno un’Europa in cui essere migrante non è un delitto, bensì un invito a un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano”.

Duemila anni fa nell’Eneide Virgilio descriveva il naufragio della flotta troiana di Enea con un verso di straordinaria efficacia: apparent rari nantes in gurgite vasto, affiorano solo poveri uomini sparsi nel mare immenso. Io ho ancora negli occhi le immagini del barcone rovesciato al largo della costa libica e piccoli brandelli vaganti tra le onde dell’acqua blu.