IL SANTO DELLA PORTA ACCANTO

Carlo Roussel
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 31 Marzo 2016

«Mi trovo in questo ritiro di Isola del Gran Sasso, reso celebre in tutto il mondo dal nostro beato Gabriele. Se soltanto il leggere la sua vita fa nascere sentimenti di devozione e di santa invidia, può immaginare quale sia il mio contento di poter abitare qui e di avere la stanza proprio di fronte a quella del caro beato. Raccomandami al Signore affinché mi conceda la grazia di imitare il beato Gabriele». Così scriveva alla mamma il giovane passionista Carlo Roussel, non ancora sacerdote, manifestando la gioia di vivere nel convento santificato dalla presenza di Gabriele e di poter pregare davanti alla sua urna e sul suo sepolcro. E il desiderio di imitarlo e raggiungere la santità sarà in lui sempre più forte. Al termine della sua breve esistenza, il fedele cronista scriverà: “Carlo è morto in concetto di santità”.

Dunque vita breve ma piena, quella di Carlo. Nato a Roma il 29 luglio 1886, fin dalla più tenera età manifesta una straordinaria sensibilità spirituale. Se passa davanti a una chiesa, chiede subito di entrarvi a pregare. Dagli otto anni fino al termine del liceo è allievo del Collegio Massimo dei gesuiti. Più tardi diventa membro della pia società il Ristretto dei XII apostoli, ricoprendovi posti di responsabilità. È socio della Compagnia dell’Immacolata, del Circolo di San Pietro, delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli. Carlo precede tutti nella preghiera, nelle opere caritative, nell’insegnamento del catechismo. Dopo la maturità si iscrive alla facoltà di legge; ma non sarà un avvocato. Durante una sosta nel convento passionista dei Santi Giovanni e Paolo (Roma), Carlo trova la risposta all’interrogativo che si pone da tempo. In quale congregazione entrare per realizzare il desiderio di diventare sacerdote. La quiete del convento, i quadri di passionisti vissuti santamente esposti sulle pareti dei corridoi, l’esempio offerto dai religiosi, lo attirano alla vita passionista. Accolto dai superiori, deve rinviare la partenza per la malattia e la morte del papà.

Il doloroso ritardo viene addolcito dalla gioia di assistere alla beatificazione di Gabriele avvenuta in San Pietro il 31 maggio 1908. La straordinaria esperienza lo conferma nella vocazione e gli suscita il proposito di seguire l’esempio del nuovo beato. A 22 anni parte per Pontefelcino (Perugia). In famiglia e tra gli amici lascia l’esempio di un giovane dolce e sorridente, pronto al sacrificio e irreprensibile. Veste l’abito religioso il 16 giugno 1908 e professa i voti il 17 giugno 1909. Prosegue gli studi a Isola del Gran Sasso e successivamente a Roma. Dotato di una buona intelligenza, studia con ottimo profitto. In comunità è di esempio per la gioiosa e totale fedeltà agli impegni quotidiani, per la vita interiore coltivata con amore, per la devozione alla Madonna; a lei si consacra come figlio e come schiavo.

Purtroppo nel 1911 si manifestano i sintomi della tisi e si ammala anche di otite e pleurite; inizia così il suo calvario. Viene trasferito a Moricone (Roma) dove il clima è più indicato per lui. Qui vive insieme al beato Bernardo Silvestrelli ormai ottantenne che gli è vicino con affetto paterno. Carlo accoglie le sue parole come dolcissimo balsamo e si abbandona sereno nelle mani di Dio. Non solo. Il 7 luglio 1911 si offre come vittima al Signore per la conversione dei peccatori e per il ritorno alla fede dell’apostata Gustavo Verdesi, già suo compagno. Nonostante la malattia, il giovane continua a studiare e il 22 dicembre 1912 è ordinato sacerdote. In occasione della prima messa, celebrata nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo, depone sull’altare della cappella di Gabriele dell’Addolorata 14 medaglie-premio ottenute, prima di entrare in convento, per meriti scolastici e l’esemplare condotta.

Carlo sembra rifiorire. Nel 1916 viene mandato a Borgetto (Palermo) per iniziare la presenza passionista in Sicilia. Vi compie un apprezzato apostolato e vi lascia l’esempio di un sacerdote zelante e santo. Nel luglio del 1919, è colpito anche dalla influenza nota con il nome di spagnola. Torna definitivamente a Roma; la tisi accelera il suo corso. Il giovane muore nel convento dei Santi Giovanni e Paolo il 9 dicembre 1919 stringendo al cuore il crocifisso e mormorando “Gesù, Gesù”. In precedenza ha invocato la Madonna con le stesse parole di Gabriele: “Mamma mia, fa’ presto”. Insieme a Gesù e Maria, certamente anche Gabriele sarà venuto a prendere questo suo ammirabile confratello. (14)

 

 

 

 

 

 

 

 

Carlo Roussel

(1886-1919)

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