IL RITORNO DI LULA
La Corte Suprema brasiliana ha recentemente lasciato decadere le accuse pendenti su Luiz Inacio da Silva. Un ribaltamento di gioco, un nuovo schema che riporta in campo, a sinistra, l’ex presidente. A 75 anni, dopo aver trascorso 580 giorni di carcere, Lula ha riacquistato i diritti politici e può tornare in corsa per le elezioni presidenziali del 2022. La decisione dei giudici apre scenari politici, che rimettono in discussione il nuovo mandato di Jair Bolsonaro. Sul cattivo operato di Lula, l’attuale capo dello Stato aveva basato tutta la sua campagna elettorale. “La campagna per il 2022 non inizia qui – ha commentato recentemente Bolsonaro – ma con la decisione della Corte Suprema, oggi Lula è un candidato. Se Lula torna, per voto legale, per voto verificabile, va bene. Anche se sarebbe sufficiente vedere a quale futuro è atteso il Brasile con il tipo di persone che porterebbe alla presidenza”. Nel 2016 Lula è stato indagato nella mega inchiesta sulla corruzione e il riciclaggio di denaro che ha fatto tremare l’establishment brasiliano. L’ex presidente venne accusato di aver intrattenuto relazioni illecite con diverse aziende edilizie, offrendo favoritismi politici in cambio della disponibilità di alcune residenze. Lula si è sempre dichiarato innocente, puntando il dito contro quello che aveva definito un vero e proprio accanimento giudiziario finalizzato a delegittimarlo. Nel 2017 Lula viene condannato in primo grado, dal giudice Sergio Moro, a nove anni e mezzo di carcere, restando libero in attesa dell’appello. Successivamente, in secondo grado, la pena fu drasticamente aumentata fino a 12 anni di detenzione. Nel 2018, il capo dello Stato si consegna spontaneamente alle forze dell’ordine, nonostante le proteste in piazza dei sostenitori del leader politico. Nel frattempo, Bolsonaro ha vinto le elezioni e il giudice che ha supervisionato la condanna di Lula, Sergio Moro, è diventato il suo ministro della Giustizia. Dopo 580 giorni di carcere, Lula è stato rilasciato per l’illegittimità costituzionale della sua detenzione e, secondo la Corte, per l’incompetenza del Tribunale federale di Curitiba. I primi sondaggi per le elezioni del 2022 vedono Lula, che ha governato il Brasile tra il 2003 e il 2010, impegnato in un testa a testa con Bolsonaro.