IL PECCATO ORIGINALE E NOI

CHE COSA ABBIAMO A CHE FARE CON IL PECCATO DI ADAMO ED EVA? È LA DOMANDA CHE SPESSO MI È STATA POSTA DAI GENITORI CHE CHIEDEVANO IL BATTESIMO PER I FIGLI O DA ALCUNI GIOVANI ALLE PRESE CON IL RACCONTO DEL LIBRO DELLA GENESI (3,4-5). La risposta che troviamo in YouCat mi consente di continuare quanto già scritto il mese scorso sul peccato: Peccato è in senso proprio una colpa di cui si è personalmente responsabili, quindi il termine peccato originale non indica un peccato personale, ma la condizione decaduta dell’umanità nella quale i singoli sono nati anche prima di commettere personalmente un peccato per libera decisione (YC 68).

Con parole semplici, papa Benedetto XVI spiega: “Tutti portiamo dentro di noi una goccia di veleno di quel modo di pensare illustrato nelle immagini del libro della Genesi… L’uomo non ha fiducia in Dio. Egli, tentato dalle parole del serpente, cova il sospetto che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e noi saremo pienamente esseri umani soltanto quando l’avremo accantonato… L’uomo non vuole ricevere da Dio la sua esistenza e la pienezza della sua vita, e nel fare questo egli si fida della menzogna piuttosto che della verità e con ciò sprofonda con la sua vita nel vuoto, nella morte”.

Ma, allora, si pone la domanda: Siamo costretti al peccato dal peccato originale (YC 69)? No! L’uomo è gravemente ferito dal peccato originale ed è pertanto incline al peccato; ma con l’aiuto di Dio egli è capace di compiere il bene. Tutti siamo consapevoli della nostra libertà di fronte a ogni decisione da assumere. Nello stesso tempo, però, ci rendiamo conto che non tutte le nostre scelte sono per il bene poiché spesso ci lasciamo guidare dall’egoismo al fine di soddisfare desideri, piaceri, interessi contrari al bene sociale e personale. Il fascino attraente che il male esercita su di noi dipende proprio dalla tendenza a desiderare ciò che è proibito… per averne conoscenza e farne esperienza! Una verità già spiegata da san Paolo nel capitolo 7 della lettera ai Romani e da sant’Agostino nelle sue Confessioni: Lo vedo – mi piace – lo voglio! In questi tre verbi sono inclusi il valore morale delle nostre scelte, la nostra responsabilità nel compierle, l’esercizio della libertà, la verità della nostra coscienza. Il racconto e le immagini del peccato originale intendono descrivere la condizione propria della persona che deve assumere una decisione morale! Lo scrittore Hermann Hesse (1877-1962) scrive: “Una condotta morale è possibile e utile solo riconoscendo in se stessi le malvagità della vita, la corresponsabilità alla morte e al peccato, e in breve tutto quanto il peccato originale, e rinunciando a vedere sempre e soltanto le colpe degli altri”.

Dobbiamo rassegnarci al dilagare del male? Dobbiamo sempre riconoscere l’impotenza e la sconfitta dinanzi a esso? In che modo Dio ci strappa dal gorgo del male? si chiede il Catechismo e risponde: Dio non guarda a come l’uomo distrugge se stesso e il mondo che lo circonda con la reazione a catena del peccato; egli ci invia Gesù Cristo, il salvatore e redentore, e ci strappa via dal potere del peccato (YC 70).

Al grido di chi si sente sconfitto dal peccato che genera morte (Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? si chiedeva l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani 7,21) risponde il Padre con l’invio del Figlio Gesù Cristo, che ci permette di definire, nella liturgia pasquale, il peccato originale come una felice colpa che ha meritato un tale e così grande redentore. Molto efficace è l’espressione di san Bernardo di Chiaravalle: “Quando le mani di Cristo furono inchiodate alla croce, egli inchiodò alla croce anche i nostri peccati”. È questa fede della chiesa che deve sostenerci nella fiducia e nell’impegno credendo – come ha ripetuto papa Francesco – che il male più grande non è il peccato, ma la mancanza di umiltà nel credere alla misericordia di Dio.

CARO AMICO, consentimi ti invitarti a rileggere spesso queste scarne ma essenziali riflessioni per riprendere a vivere bene l’esperienza della riconciliazione sacramentale che Dio ha messo a nostra disposizione, nella chiesa con la confessione.   misec@tiscali.it