IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI
“Nell’anno 1872, la casa segnata con il numero 7 di Savil-le Row, Burlin-gton Gardens – nella quale morì Sheridan nel 1814 – era abitata da Phileas Fogg, uno dei membri più originali e più in vista del Reform Club di Londra, nonostante il suo apparente proposito di non far nulla che potesse attirare l’attenzione altrui”. Comincia così Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, uno dei romanzi più celebri nella storia della letteratura d’avventura, da cui ebbe origine una nuova concezione del viaggio, antesignana del moderno concetto di turismo.
In dieci anni di attività, lo scrittore francese, originario di Nantes, aveva già strabiliato i suoi lettori con appassionanti avventure tra scienza e immaginazione. Dal romanzo d’esordio Cinque settimane in pallone al capolavoro Ventimila leghe sotto i mari, l’idea del viaggio come scoperta di nuovi mondi e insieme impresa straordinaria, spesso oltre i limiti delle umane possibilità, era stato fin qui il leitmotiv delle sue storie.
Il contesto storico, del resto, alimentava questo spirito d’avventura: si era nel pieno dell’Età dell’imperialismo, con le grandi potenze a contendersi pezzi di continenti, ricchi di risorse e strategici nelle rotte commerciali. Accanto a ciò, nel 1870 era avvenuto qualcosa che probabilmente aveva lasciato il segno nell’immaginario di Verne. L’imprenditore americano George Francis Train, specializzato nella costruzione di linee ferroviarie, aveva compiuto il giro del globo in treno e la sua impresa era stata esaltata da radio e giornali.
Esattamente tre anni dopo venne dato alle stampe Il giro del mondo in 80 giorni. Protagonista della storia è Phileas Fogg, un ricco signore londinese, riservato e dall’aria enigmatica, amante esasperato della puntualità e della regolarità. La sua pignoleria è tale che arriva a licenziare il suo vecchio domestico, colpevole di avergli portato l’acqua per la barba a una temperatura di 29° centigradi invece di 30°.
La medesima regolarità caratterizza la sua quotidianità, che trascorre tra partite a carte e pranzi all’esclusivo Reform Club, di cui è socio. La mattina del 2 ottobre, leggendo il Daily Telegraph apprende della rapina alla Banca d’Inghilterra e dell’apertura di una linea ferroviaria in India che, secondo l’articolista, permetterebbe di completare il giro del mondo in 80 giorni.
Ne nasce una sfida con gli altri soci che sono pronti a scommettere 20mila sterline che l’impresa è impossibile. Fogg accetta la scommessa e si dice pronto a dimostrare in prima persona il contrario, sapendo di giocarsi metà del suo patrimonio.
Parte la sera stessa insieme al nuovo cameriere Jean Passpartout, che si rivelerà un valido e fidato compagno di viaggio, e promette di ritornare a Londra entro sabato 21 dicembre. Inizia un viaggio che tra mille difficoltà ed insidie lo porta da Calcutta a New York, passando per Hong Kong. A mettergli i bastoni tra le ruote c’è l’inviso ispettore di Scotland Yard, Fix, il quale, ingannato dalla somiglianza con l’identikit, individua in Fogg il rapinatore della Banca d’Inghilterra e gli si mette alle calcagna lungo tutto il cammino.
Il romanzo ebbe un impatto immediato sul pubblico e fu fonte d’ispirazione per numerose imprese che di lì a poco fiorirono. Il primo tentativo fu della giornalista Nellie Bly che ripercorse le tracce del personaggio immaginario di Verne, portando a termine il giro in 72 giorni. Tanti altri dopo di lei presero a viaggiare per il mondo, in treno o con i mezzi più improvvisati (come la bicicletta), inaugurando quel fenomeno dei globetrotters che ebbe il suo periodo d’oro nel primo trentennio del XX secolo.
Furono innumerevoli le trasposizioni del romanzo dal cinema alla televisione. Tra i film di maggior successo, quello diretto da Michael Anderson nel 1956 e con David Niven nel ruolo di Fogg, si aggiudicò cinque Oscar su un totale di otto nomination. Molto popolare tra i giovanissimi la serie animata Il giro del mondo di Willy Fog, una coproduzione nipponico-spagnola, trasmessa in Italia per la prima volta nel 1987.
(Almanacco)