IL GALLETTO di PRIMO CANTO

Oggi mi sento un po’ giù di corda e allora per sollevarmi vado a rivedermi l’insolita gara di agility, festival internazionale per animali che si svolge nei giardini intorno al castello di Rockingham in Inghilterra. Qui pecore, maiali, anatre e quasi tremila cani si sono sfidati in varie gare di abilità, tra cui la corsa e l’orientamento, per aggiudicarsi il titolo di bestiola dal maggior talento. I sudditi della regina con il fair play che li caratterizza hanno eletto la pecorella più agile e veloce del reame. Anche se non so come si chiama, ringrazio la fortunata vincitrice perché mi ha regalato un sorriso. Alla faccia di chi sentenzia che è meglio un giorno da leone che cento da pecora.

Più ancora mi ha fatto sorridere quel buontempone che si lamentava perché la vita è dura mentre si spolpava un galletto di primo canto leccandosi avidamente i polpastrelli d’ambo le mani unte e bisunte. Adesso che ci ripenso, non ricordo dove ma questo mi pare che l’avevo già scritto qualche anno fa. Vabbe’ vuol dire che mi rifaccio una risata già fatta, che male c’è.

Meglio così anziché dover dire “sono felice di essere triste”. Di chi è quest’alzata d’ingegno? Della nascente star inglese Sam Smith, vincitore di ben quattro Grammy Awards, vale a dire gli Oscar della musica. Le sue canzoni malinconiche hanno fatto breccia nel cuore della gente: “Mi chiedo ogni giorno cosa faccia funzionare il mio album. Faccio una musica onesta e triste, in fin dei conti ho intitolato il disco In the lonely hour (nell’ora solitaria o malinconica). Probabilmente la gente si riconosce nelle mie canzoni perché sono totalmente sincero, la spiegazione è tutta qua. Le persone sono felici, ma anche tristi. La tristezza e la malinconia fanno parte della vita, io faccio musica per i momenti in cui ci sentiamo giù, nessuno è immune da periodi negativi, io sono felice di essere triste”. Affari tuoi.

Se bastasse una canzone di Sam Smith. Più convincente Marco Belinelli, fuoriclasse della nazionale, l’unico italiano ad aver trionfato nel basket americano: “Nella vita mi sono fatto trovare sempre pronto, è il mio karma, anche in panchina ho sempre pensato che ce l’avrei fatta”. E ce l’ha fatta, unico cestista italiano ad aver vinto un titolo Nba. Da protagonista.

Più convincente ancora mi pare Giusy Versace. A dieci anni dal drammatico incidente che l’ha privata delle gambe, l’atleta paralimpica ha stravinto a Ballando con le stelle e ora si prende anche una rivincita in tv conducendo la Domenica sportiva su Raidue: “Entusiasmo, grinta e volontà di superare i miei limiti non mi sono mai mancati. Quando l’ho detto a mio fratello, per poco non cadeva dalla sedia. Mia madre invece, che è molto credente come me, mi dice spesso che vuole essere presuntuosa e pensare che il Signore mi abbia investito di una piccola missione. Poi se dovessi inciampare e cadere, ho le gambe forti in titanio che mi permetteranno di rialzarmi”.

Ci ride di cuore mostrando d’avere di titanio anche la volontà. E se ride lei.