IL FILO ROSSO DELLA MISERICORDIA

Papa Francesco NE ha fatto il cardine teologico e pastorale, il senso stesso del suo ministero petrino. SUL FRONTE INTERNO ha DATO IMPULSO A UN PROFONDO RINNOVAMENTO DELLA CURIA

Con il 2020 appena iniziato papa Francesco si appresta a compiere i primi sette anni di pontificato. Un tempo di grande passione per l’annuncio missionario, ma anche un tempo dove i gesti e il magistero del papa hanno dovuto confrontarsi con un mondo in trasformazione e con la Chiesa stessa attraversata da un clima di riforme.

Se dovessimo sintetizzare una parola chiave per comprendere al meglio questo pontificato, il termine misericordia sarebbe quello più giusto. Papa Francesco ha fatto della misericordia il suo cardine teologico e pastorale, il senso stesso del suo ministero petrino. Che, certo, ha dovuto e dovrà mettere mano alla riforma, anche interna, della Chiesa, ma che proprio da questa parola, misericordia, ha voluto farsi permeare, guidare, accarezzare.

L’esortazione apostolica Evangelii Gaudium è la voce di Francesco nelle periferie della storia, traccia di annuncio missionario per le coscienze dei paesi ricchi e stanchi di sacro ma anche per i popoli che soffrono la fame, la democrazia, aridi di libertà. La misericordia di Francesco va oltre i rigidi steccati delle parrocchie, così come le abbiamo sempre conosciute, e dei nostri reticoli ecclesiali, perché si rivolge al mondo intero, raggiungendo i lontani, coloro che non credono, o che cercano ancora invano, i “lontani” per definizione.

Una misericordia che si allontana dalle aule di teologia per incarnarsi nel vissuto delle persone e dei popoli. L’esortazione apostolica Amoris Laetitia sull’amore nella famiglia, che non ha mancato di sviluppare un ampio dibattito sia nell’opinione pubblica laica che all’interno della Chiesa, vuole proprio essere quello sguardo di tenerezza che scaturisce dalla Parola sacra. Una Parola che abbraccia l’umanità sofferente e lacerata dalle relazioni difficili e dalle fragilità esistenziali. Una mano, quella di Francesco, che calma, rasserena, perdona, riconcilia.

Lo sguardo di Francesco va oltre i continenti. Ne è prova l’enciclica Laudato si’ e il recente Sinodo per l’Amazzonia. Si parla spesso del pensiero “verde” di Francesco. In realtà, il suo costante interesse per la terra, l’ambiente e il creato non è altro che un’estensione teologica e pastorale per un lascito ereditario (la terra e il cielo) che noi uomini dovremmo imparare a rispettare e a proteggere. Il mondo è opera di Dio. Solo rispettando il creato ritroviamo il senso di un dialogo con il Signore che non si fonda solo sulla legge ma accoglie fiducia nella coscienza degli uomini.

Papa Francesco in sette anni ha varcato molte volte gli spazi esigui dello Stato del Vaticano. Alcune volte per qualche “scappatella” nelle vie circostanti – scegliere gli occhiali da vista, comperarsi le scarpe, mangiare in pizzeria, oppure semplicemente donare carità ai tanti poveri che stanziano dalle parti di piazza San Pietro a Roma – ma anche e soprattutto per i suoi numerosi viaggi all’estero. Viaggi apostolici che hanno messo insieme lo sguardo misericordioso di Francesco e real politik vaticana. Diplomazia e passione missionaria. Ha visitato, tra gli altri, la Terra Santa, il Brasile, l’Albania, paesi difficili come la Turchia, Cuba e Stati Uniti, indimenticabili i suoi viaggi in Africa, Kenya, Uganda, Repubblica Centroafricana, Mozambico, Madagascar, e poi Messico, Grecia, Armenia, ma anche nei paesi arabi la sua parola è stata ascoltata con rispetto come l’Egitto, gli Emirati Arabi (il papa si è recato ad Abu Dhabi dal 3 al 5 febbraio 2019 divenendo il primo pontefice nella storia a visitare gli Emirati Arabi Uniti, pronunciando un discorso durante l’Incontro interreligioso internazionale sulla Fratellanza umana) e il Marocco.

Sul fronte interno, ha dato impulso a un profondo rinnovamento della Curia. Se dal punto di vista delle autorità economiche e finanziarie della Santa Sede (Ior) si è arrivati a un’organizzazione dove la trasparenza e la mission è stata di nuovo ribadita – proprio lo scorso 14 novembre il papa ha scelto il nuovo prefetto della Segreteria per l’Economia, il gesuita padre Juan Antonio Guerrero Alves, consigliere generale della Compagnia di Gesù -, per la riforma della Curia ci siamo appena arrivati. Probabilmente quando i lettori dell’Eco avranno in mano il giornale, la riforma avrà preso forma e consistenza. Un lungo lavoro quello del Consiglio dei sei cardinali (C6), che ha tenuto conto di mediazioni ed esigenze arrivate dai Consigli episcopati sparsi nel mondo. Il nuovo documento si chiamerà Praedicate Evangelium. Scompariranno le attuali designazioni di Congregazione e Pontificio e tutte le grandi istituzioni si chiameranno “Dicastero”. Il più importante sarà il Dicastero per l’evangelizzazione che varrà di più della storica Congregazione per la dottrina della fede.

Insomma, un’attività frenetica quella di papa Francesco. Che non nasconde un’agguerrita opposizione, sia interna che esterna, che incontra ostacoli nel proprio cammino, come attestano i tanti casi di violenza sessuale nei confronti dei più piccoli da parte dei suoi presbiteri e vescovi, che attraversa una crisi di vocazioni che esige, in prospettiva, un ripensamento dell’ordine sacro.

Francesco va avanti per la sua strada, quella della misericordia. Tra le pieghe della sua riforma itinerante, troviamo accenni a un ruolo più importante riservato ai laici nelle istituzioni della Chiesa, e alla valorizzazione della donna.

Quanto di queste riforme possano veramente definirsi compiute o almeno appena iniziate è ancora presto a dirlo. Ma quello che invece è già entrato nel lessico universale dei segni e delle parole è lo sguardo tenero di un Dio che sorride.

Per questo papa Francesco sarà ricordato anche negli anni futuri.