IL FASCINO DI UN NOME

Gabriele Kozar
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 30 Novembre 2014

Non è raro incontrare bambini e bambine con nomi insoliti e strani. Una volta i genitori sceglievano i nomi guardando i santi o quanto si riferiva alla vita cristiana, sperando per i neonati benevola protezione dal cielo. Oggi invece non pochi, affascinati dagli eroi dello sport o da qualche star dello spettacolo, ne danno il nome ai propri figli sognando per questi fama e ricchezza. Fino agli anni sessanta i passionisti, vestendo l’abito religioso cambiavano il nome di battesimo aggiungendo al nuovo nome un cognome che richiamava un mistero della fede o manifestava una particolare devozione alla Madonna o verso un santo. È quanto avvenne anche in san Gabriele che lasciò il nome Francesco Possenti per chiamarsi Gabriele dell’Addolorata.

Leggendo la storia dei passionisti si scopre che molti giovani hanno voluto prendere il nome Gabriele: attratti dal giovane santo ne assumevano il nome, scegliendolo come modello e affidandosi fiduciosi alla sua protezione. È la storia anche di Andrea Kozar. Andrea nasce il 10 novembre 1910 a Zdravice, paesino dell’allora Cecoslovacchia passato poi a far parte dell’Ungheria a causa dei nuovi confini geografici determinati dalla prima guerra mondiale. Il ragazzo, buono e intelligente, è attratto dalla chiesa e dai libri ma deve aiutare i genitori in campagna e nel custodire il piccolo gregge. Vuole essere sacerdote ma la sua aspirazione sembra destinata a restare un sogno per le difficoltà incontrate anche a causa della situazione politica. Andrea ha un fratello passionista già sacerdote, padre Eugenio (1893-1972) che esercita il suo apostolato in America e non è facile avere contatti con lui. Il religioso, tornato quasi provvidenzialmente in patria, raccoglie e trova sincere le aspirazioni del fratello e nel 1925 lo accompagna in Germania dove i passionisti, arrivati da tre anni, hanno aperto un piccolo seminario a Pasing, quartiere di Monaco. Andrea vi entra il 24 ottobre.

Però subito una doccia fredda che potrebbe spegnere il suo entusiasmo: l’impatto con la lingua tedesca a lui del tutto sconosciuta; a Pasing inoltre tutti ignorano la lingua del paese da cui proviene il ragazzo. Ma Andrea in poco tempo riesce a disimpegnarsi egregiamente e può frequentare le scuole statali tenendo il passo dei suoi compagni di studio. La chiesa del convento sede del seminario, è dedicata a san Gabriele dell’Addolorata. Andrea conoscendo la vita del santo consolida il suo desiderio di essere passionista. San Gabriele lo sostiene e gli sorride benevolmente. Nel 1928 i superiori inviano Andrea nel convento di Maria Schutz (Austria) per compiervi il noviziato. Il 22 luglio 1928 il giovane veste l’abito religioso; lascia il nome di battesimo e vuole chiamarsi Gabriele dell’Addolorata. Così ormai lo chiameremo anche noi. Il 28 luglio 1929 Gabriele emette la professione dei voti. La congregazione passionista è da poco in Germania e in Austria. E lui è il primo a vestirne l’abito e professarne i voti in queste nazioni. Un inizio promettente, dicono tutti, guardando il giovane Gabriele ammirevole per intelligenza e bontà.

A Maria Schutz Gabriele resta ancora quattro anni dedicandosi con ottimi risultati allo studio della filosofia e della teologia. Nel maggio del 1933 torna a Pasing. Nel successivo mese di agosto, come programmato, dovrà trasferirsi a Roma per completare gli studi. Ma un evento tragico sconvolge i piani. Il 18 luglio i giovani studenti si concedono una giornata di passeggio. Approfittano anche per fare il bagno nel fiume che scorre vicino al convento. Gabriele si trova improvvisamente risucchiato da un vortice traditore che lo inghiotte impietoso sotto gli occhi terrorizzati dei presenti che non riescono a salvarlo nonostante coraggiosi e disperati tentativi.

Gabriele amava particolarmente il poeta Friedrich Schiller (1759-1805) di cui ripeteva spesso i versi imparati a memoria: “Sui figli degli uomini la severa morte posa la fredda mano. Mai si arresta, sorda a ogni supplica. Reclama anche dalla gioventù i suoi terribili diritti”. Versi che trovarono dolorosa conferma nella sua persona. La fondazione passionista in Austria e Germania perdeva così il suo primo figlio sul quale aveva riposto grandi speranze. “Acquistava però – dicono le Memorie – un valido intercessore in cielo. Il giovane – aggiungono – rassomigliava a san Gabriele dell’Addolorata, non solo nel nome ma soprattutto nella bellezza dell’anima e nel profondo amore alla Madonna addolorata”. (174)

 

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