IL BEATO E NONNA ROSA

By redazione Eco
Pubblicato il 8 Novembre 2017

Ai miracoli si può non credere ma Rosa anziana donna di 93 anni se la stuzzichi non ci pensa due volte a raccontarti che la sua vita cambiò quell’otto maggio del 1933 quando all’alba arrivò in sogno il beato Angelo di Furci. Il religioso, domenicano era nato nel piccolo centro del chietino nel 1246. Morì a 71 anni a Napoli. Dedicò la sua vita allo studio della teologia anche alla Sorbona di Parigi. Il corpo, dopo la morte, fu traslato a Furci e sepolto nel santuario che ricorda il suo nome. Nonna Rosa aveva nove anni, aveva dovuto lasciare la scuola. Era perennemente al letto, le sue gambe di ragazzina ridotte a tronchi di persone anziane. La medicina del tempo non le dava scampo. Invece il beato Angelo, secondo i suoi racconti, la toccò nella mano destra e ordinò di alzarsi. Cosi fece. Da quel giorno lavorò per la famiglia, crebbe bene con il lavoro nei campi cinque figli e pregò, sempre, ricordando come ci racconta “quella mano candida e vellutata del beato che si poggiò sulla mia spalla”. Nel 1955 fu convocata a Roma, in Vaticano dalla Commissione per la causa dei canti. Timorosa davanti a tanti studiosi religiosi esordì dicendo: “Non ho studiato, sono una contadina di Furci, parlo solo il dialetto e se provo a parlare l’italiano mi impiccio”. Ci fu un sorriso di stima da parte degli studiosi che rassicurarono la giovane trentunenne. Durò un pomeriggio il colloquio. Il miracolo fu riconosciuto e Angelo da Furci divenne beato, il beato di nonna Rosa.

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