Caro san Gabriele dell’Ad-dolorata, questa volta invece di leggere un tuo scritto e commentarlo, permettimi di scrivere io una lettera a te, a nome di tutti i tuoi devoti che in questi giorni – in Italia e nel mondo – vivono giorni difficili, di paura, di disorientamento e, non raramente, anche di scoraggiamento. Questa pandemia di Coronavirus aggredisce il fisico soprattutto dei più deboli, ma ferisce anche il cuore e l’anima e fa sorgere in noi tante domande come quella che mi è stata rivolta ieri da un’infermiera: “Padre cosa dobbiamo fare perché Dio ascolti la nostra preghiera?”, domandona a cui, credimi, ho trovato davvero difficile rispondere. Mi sono fermato un attimo, l’ho guardata negli occhi con tutto l’amore di cui ero capace, e mi è venuto in cuore di dirgli: “Dio ha già ascoltato la nostra preghiera perché ha mandato te accanto a questi malati; Dio ha già ascoltato la nostra preghiera perché non è fuggito da questa umanità sofferente ma si è identificata con essa e vive in essa partecipando a tutto il patire dell’uomo; Dio ha già ascoltato la nostra preghiera perché non è stato con le mani in mano a guardare con commiserazione cosa succedeva ma, con compassione, ha donato il suo cuore quando ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per la nostra salvezza e guarire definitivamente ogni malattia, ogni peccato e persino l’avversario più grande e difficile da sottomettere: la morte”.
Caro san Gabriele, giovane a cui è stato chiesto di vivere pochi anni, solo 24, ma sufficienti per fare della vita un capolavoro perché non hai sprecato neanche un giorno, mentre parlavo con quella straordinaria operatrice sanitaria mi è venuto in mente lo stemma della tua famiglia religiosa passionista, un cuore sormontato da una croce: ebbene quel logo me lo sono immaginato impresso sul petto di ogni ammalato, di ogni persona che in questi giorni sta tribolando; quel cuore che ci ricorda l’amore di Cristo nella sua passione, mi pare di vederlo come uno scrigno che raccoglie ogni lacrima umana; quel cuore mi ha ricordato una perla di saggezza di un autore che scrisse: “Tutta la sofferenza che c’è in questo mondo non è il dolore dell’agonia, ma quello del parto”.
Caro san Gabriele non è che questo rende tutto più semplice e facile, anzi, ma trovare un possibile senso a quello che succede certamente ci aiuta a vivere con più forza e coraggio, e soprattutto ci dà quella luce giusta per vedere le cose come le vedevi tu, con quello spirito di fede che è il dono più grande che Dio ci fa su questa terra. Per questo, caro santo giovane e dei giovani, chiediamo la tua intercessione e la tua preghiera, non solo perché possa cessare al più presto e con il minor danno possibile questo dramma, non solo perché sia preservata la nostra salute e quella dei nostri cari, ma soprattutto perché educati da questa esperienza che talvolta sembra un film di fantascienza, possiamo fare tesoro di ciò che rimane e ciò che passa, di ciò che è vero e ciò che è falso, di ciò che aiuta veramente a vivere con pienezza e di quello che rende triste e senza senso questa umanità sempre assetata di bellezza e di gioia.
Grazie san Gabriele! I tuoi devoti contano su di te!