L’eco ha cento anni, giovanilmente ben portati. Non so-no molti i giornali in Italia e nel mondo che possono vantare un secolo di vita. L’eco è tra questi pochi. A che deve questa longevità e buona salute? Lo deve alla fedeltà dei suoi lettori e abbonati che sono davvero speciali e affezionati. Lo deve alla professionalità e passione con cui direttore e collaboratori preparano ogni mese una rivista sempre più bella e interessante. Soprattutto L’Eco deve la sua vitalità al fatto che è l’eco di san Gabriele, cioè del santo del sorriso, del patrono dei giovani. È san Gabriele il vero ispiratore e promotore, il segreto del successo della rivista. Ci si abbona a L’Eco perché è l’eco di san Gabriele e poi anche perché è una bella rivista che propone argomenti utili e stimolanti. In effetti, la festa del centenario al santuario, il 1° settembre scorso, a 100 anni esatti dall’uscita del primo numero della rivista, ha avuto lo scopo principale di ringraziare Dio per averci dato san Gabriele come amico, come protettore, come un fratello maggiore che ci aiuta a far amicizia con Dio. Nel corso dell’incontro, il direttore, padre Pierino Di Eugenio, ha rievocato brevemente i 100 anni di vita de L’Eco, a cominciare dagli umili e coraggiosi inizi. In coincidenza con l’accorato appello per la pace in Siria e nel mondo, lanciato da papa Francesco proprio in quel giorno, il direttore ricordava come durante il fascismo anche la nostra rivista era stata chiusa dalla censura per quattro anni, appunto perché in un articolo si era espressa contro la guerra. Perché nacque L’Eco di san Gabriele? Così si spiegò con po’ di retorica il primo direttore della rivista, padre Fausto Pozzi, nel primo editoriale de L’Eco di 100 anni fa: “Perché dovrebbe rimanere senza un portavoce, un santo, il taumaturgo d’Abruzzo che ha destato l’ammirazione e la simpatia di chiunque ha inteso parlare di lui e raccoglie intorno alla sua tomba tanto concorso di pellegrini, tanto fervore di cuori?”. La rivista è nata per essere portavoce di san Gabriele e cioè dei valori in cui s’incarna la sua santità: l’amore a Dio, a Cristo crocifisso, alla Vergine, l’appartenenza alla chiesa. Il fatto che L’Eco di san Gabriele abbia raggiunto il suo primo secolo di vita conferma che sostanzialmente è rimasto fedele a questa ispirazione originaria. E continuerà ad esserlo. Certo, la rivista di oggi è molto cambiata: è diventato un giornale moderno, preparato con molta professionalità, ricco di contenuti, con articoli che cercano di interpretare le esigenze informative e culturali della famiglia italiana. Da rivista devozionale si è trasformata in “un mensile di attualità”, una rivista per tutta la famiglia, ma il perno rimane sempre lui, san Gabriele, che a sua volta parla di Cristo, della Vergine, del vangelo, della chiesa, perché il mestiere dei santi è di portarci a Dio. Sapientemente ha saputo adattarsi ai tempi senza perdere lo spirito originario. Un grazie speciale è stato rivolto a lettori e abbonati. Sono loro che mantengono viva la rivista. Non sono solo “consumatori” e destinatari passivi: ne sono anche autori. Lo sono con i loro interventi nella rubrica Dialogo, con le foto, con i messaggi di assenso o dissenso alla redazione, ma anche per il fatto che la direzione è impegnata a tener conto degli interessi culturali dei lettori, sui quali modula molti contenuti della rivista. Nel primo editoriale il primo direttore della rivista chiedeva ai lettori di accogliere L’Eco nelle loro case come un “amico”. Così è stato e, così ci si augura, continuerà a essere. È un onore e una responsabilità entrare ogni mese in centinaia di migliaia di famiglie ed essere accolti da “amici”. La direzione è impegnata a non tradire questa fiducia; e la ricorrenza centenaria è anche occasione di esame di coscienza. L’augurio è quello scritto sul primo numero della rivista 100 anni fa: “L’Eco del beato Gabriele risuoni sempre più poderoso e arrivi sempre più lontano”. Così sia
I PRIMI 100 ANNI DE L’ECO
