HO GUARDATO DENTRO UNA CULLA

By Luciano Verdone
Pubblicato il 6 Dicembre 2022

Ho guardato e mi è sembrato di affacciarmi su una voragine d’innocenza. Una bimba di pochi giorni. Il volto, così minuto, così delicato. I piccoli pugni serrati. Gli occhietti che, tremuli, tentano di chiudersi, abbandonandosi al sonno, dopo la gratificante poppata. Un’immagine di fragilità assoluta, un inno alla fiducia nella vita. Mi chiedo. Saremo capaci di sostenere quest’ondata di semplicità originaria, questo essere senza diffidenza, totalmente aperto al mondo. E può il mondo mostrarsi degno di un essere così incontaminato? Se essa intuisse cosa ne abbiamo fatto di questo mondo, quanto l’abbiamo reso complesso e difficile. A quali rituali di crescita è destinato chi varca la soglia della vita. E in quali mani risiede il destino umano… Questa bambina è stata lungamente attesa. Cuori amorosi le hanno preparato un corredino degno di una principessa

E lei, sentendosi amata, un giorno potrà continuare ad avere fiducia negli uomini e nel mondo.

Ma la bimba tutto questo lo ignora. Dorme sognando esseri perfetti come lei. Io, invece, vedo scorrere, nello schermo della mente, altri bimbi. Hanno grandi occhi e guardano spauriti fra le polveri delle guerre… Scorgo anche volti sereni di bimbi come lei, che dormono nel tepore di una cameretta piena di oggetti colorati, fantasiosi. Essi, per fortuna, sono ancora numerosi…

Ma perché il mistero delle cose si presenta a noi ogni volta in un bambino fragile e indifeso, come nella notte di Natale? Di quanta fiducia siamo ancora meritevoli noi umani? Eppure, succede ogni momento, in mille e mille sale da parto… Il dolore di una donna che fa da cornice alla nascita di un uomo, poi il grido di chi si scopre madre, seguito dal gemito di un bambino. E dal pianto, liberatorio, sovrumano, di chi si riconosce padre. E ogni volta, è come una nuova creazione, una nuova possibilità. Per ognuno che nasce, riparte la sfida, inizia la scommessa. Che sarà di questo bambino? Apprenderà i valori che rendono umani? E noi adulti, riusciremo a fargli capire che, per noi, è lui stesso il valore? E poi, il destino come tesserà la sua tela? Quanti fili di gioia vi saranno in essa, e quanti di sofferenza… Saprà egli lottare sull’arena dell’esistenza? Ma, se non posso augurarti di non soffrire, ti dico: possa, almeno, il tuo dolore ricevere luce da una speranza più grande del dolore stesso. E diventare luce, per te e per gli altri.

È nato per noi un bambino, – proclama il profeta – un figlio ci è stato donato. Sulle sue spalle il segno della sovranità”. Noi sappiamo di che si tratta. Quella sovranità è la dignità divina di ogni uomo, ma è anche la croce, la sofferenza. E’ il mistero di luci e di ombre che accompagna il cammino di ogni uomo. Non c’è nulla di più lontano fra il bambino di Betlem ed il crocifisso del Golgota. Ma nulla di più vicino. C’è qualcuno che l’ha detto: imitate i fanciulli; abbiate, come loro, uno spirito di pace verso tutti. Osservate come sanno amare, con che semplicità ammettono di essere stati cattivi… Un consiglio. Lasciamoli angeli il più a lungo possibile, perché la loro mente abita ancora al di là del velo del tempio, dove si scorge l’Altissimo. Gli angeli sono invisibili ma noi li vediamo nei fanciulli. Se ci fosse un fanciullo in ogni famiglia, sarebbe più facile essere umani. E guai a coloro che oscurano, con parole di ironia, la loro naturale fede in Dio.

Guardo ancora dentro la culla. Vedo un essere che crescerà, imparerà a discernere fra tanti messaggi. S’innamorerà di ciò che è bello e forse imparerà a scegliere ciò che è bene ed opportuno. Ma un giorno, questa bambina varcherà la frontiera del tempo e conoscerà tutte le dimensioni della meraviglia e della gioia. Il suo viaggio è appena iniziato e non avrà fine.

Luciano Verdone

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