GUERRA E POLITICA

La guerra sta devastando vaste aree nell’Europa dell’Est; e suscita crescente apprensione tra le classi dirigenti – politiche, sociali ed economiche – nelle altre aree del nostro continente. Il fatto però non sembra aver inciso in misura adeguata sui programmi di informazione italiani, in particolare su quelli televisivi. Alcuni di essi infatti, pubblici e privati, hanno predisposto trasmissioni quotidiane dedicate solo alle vicende belliche e alle loro premesse e conseguenze politiche. Ma l’insieme dell’informazione, in particolare quella televisiva, mantiene una programmazione sulla base di modelli tradizionali, legati alle scadenze normali di stagione, di vita, di lavoro; cioè vacanze, viaggi, spettacoli (più o meno originali), eventi eccezionali riguardanti personalità e ceti sociali.

Diverso, e spesso apprezzabile, è invece l’atteggiamento di gran parte del ceto politico di vertice. Che non solo ha fatto della guerra all’Est e delle sue implicazioni argomento più che frequente delle sue esternazioni. Ma si è anche sforzato a farlo con la massima chiarezza e concretezza possibili.

Mi è sembrato giusto fare queste osservazioni, perché riguardano aspetti di grande rilievo della vita individuale e sociale della comunità nazionale. Lo ha sottolineato il presidente Mattarella parlando a Procida, per il quale l’aggressione contro l’Ucraina “è una ferita che colpisce la coscienza di ciascuno e la responsabilità degli Stati”. Una ferita resa drammaticamente dolorosa anche solo considerando che sono già arrivati in Italia più di 100 mila profughi dalle zone dell’Ucraina investite dalla guerra, in grandissima maggioranza donne, minori e anziani, perché gli uomini e molte donne in età di impugnare le armi sono rimasti in quelle zone per combattere.

Altro problema di particolare rilievo per l’Italia, che deriva dalla guerra scatenata da Putin, è quello del nostro fabbisogno di gas metano e di petrolio, sino ad ora in gran parte importati dalla Russia. Trovare nuove fonti di approvvigionamento è pertanto al centro degli impegni del presidente del Consiglio Mario Draghi che hanno già portato a un accordo con l’Algeria, che consentirà all’Italia di disporre di 9 miliardi di metri cubi di metano all’anno. E programmare viaggi del presidente del Consiglio in Congo, Mozambico e Angola per altre intese su gas e petrolio volte a liberare l’Italia dalla dipendenza per quei prodotti dalla Russia. L’impegno di Draghi ha inoltre consentito di risolvere senza traumi la questione dell’aumento, sino al 2 per cento annuo delle spese militari entro il 2028. Spese militari che sarebbe corretto considerare anche per il loro apporto all’arricchimento della ricerca industriale, che favorisce sempre la crescita di efficienza delle strutture produttive che operano per lo sviluppo civile e sociale.

Passando ad altro, la guerra scatenata da Putin è stata al centro di una dichiarazione di Silvio Berlusconi, già amico di Putin, tornato alla politica attiva dopo quasi due anni. “Non posso e non voglio nascondere – ha detto il leader di Forza Italia – di essere profondamente deluso e addolorato del comportamento di Putin, che si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero”.

Merita attenzione, infine, la situazione politica che rischia di complicarsi, in modo che potrebbe diventare pericoloso per la stessa stabilità del governo, perché la Lega e Italia Viva di Renzi si proporrebbero di modificare profondamente la riforma Cartabia su composizione, poteri e procedure del Consiglio Superiore della Magistratura nel dibattito e voto finale in Senato del testo approvato alla Camera. Nei partiti che l’hanno votata in quel ramo del parlamento, infatti, affiorano dubbi su alcuni punti importanti, e Salvini e Renzi punterebbero a sfruttare tale situazione. Forse, però, senza aver considerato in modo adeguato che tale atteggiamento su un tema di assoluto rilievo potrebbe portare a una crisi di governo e all’anticipo delle elezioni politiche.