GRATTA …E PERDI
Ogni anno per un particolare tipo di “Gratta e vinci” sono emessi 30 milioni di biglietti. Solo cinque tra loro valgono 500 mila euro. La probabilità di vincere è una su sei milioni. Pensiamo che per il tipo “Maxi Miliardario” le possibilità di pescare quello da 5 milioni di euro siano notevolmente ridotte.
Il maxi-fortunato vincitore di questa astronomica cifra è un abruzzese, di Trasacco. Le cronache riferiscono che potrebbe trattarsi di un sessantenne del posto, del segno zodiacale dello Scorpione. Perché qualcuno non si è chiesto come mai il resto della sua identità non sia svelato da astrologi e maghi che sempre fanno mostra di saperla lunga in fatto di congiunzioni astrali fortunate fino, addirittura, a stabilire ora e date di nascita di coloro che saranno baciati dalla dea bendata? Ipotesi di lavoro che proponiamo a tutti quei mezzi d’informazione che nelle scorse settimane non hanno lesinato spazio all’avvenimento.
Astrologi a parte, sapete quanti sono 6 milioni di “Gratta e vinci”? Ogni biglietto, pressappoco, è lungo 15 centimetri circa: se ne mettiamo sei milioni uno accanto all’altro si otterrà una fila lunga 900 chilometri (il calcolo non è mio: è del Politecnico di Milano). Questo vuol dire uno su sei milioni. Crediamo che dopo la vincita del neo-milionario di Trasacco nel paese si sia registrato un “fisiologico” aumento delle vendite dei “Gratta e vinci”. Tutti alla ricerca di un biglietto analogo o di poco inferiore. Se proprio la sfortuna dovesse accanirsi contro gli aspiranti milionari, almeno una vincita di consolazione, un centinaio di migliaia di euro. Poveri illusi.
Già, perché proprio di illusione si tratta, non tanto per un calcolo delle probabilità quanto per l’irrazionalità di alcuni meccanismi psicologici che scattano in questi casi e si mettono al servizio del gioco d’azzardo. Proprio così: gioco d’azzardo. Una volta erano le bische clandestine, lussuosi casinò o giochi di stato come Lotto, Totip, Totocalcio, oggi l’offerta di questo tipo di gioco è pressoché illimitata e il “Gratta e vinci” è di così facile consumo che diventa molto pericoloso in tempi di crisi economica anche per la pubblicità ampia che riceve attraverso la televisione. Non è infrequente trovare su uno stesso quotidiano la notizia di una vincita milionaria e, in un’altra pagina, la notizia di una famiglia finita sul lastrico per coazione al gioco di insospettabili casalinghe o di pensionati alla ricerca di integrazioni alle misere pensioni elargite dallo stato sociale. Si chiama dipendenza da gioco. Se ne sottostima il pericolo fino alla sua drammatica deflagrazione. Fateci caso quando acquistate uno di questi biglietti sull’autostrada. Grattate e non vincete nulla, però ci siete andati vicino: è mancato un solo numero. Il diavolo tentatore si chiama “quasi vincita”. Peccato che la “quasi vincita” non esista. Però fa scattare il desiderio di acquistarne subito un altro per trasformare quel “quasi” in certezza milionaria.
Pura illusione, pensiero irrazionale: qualcuno fa valere la ragione e se la cava con un sorriso che rompe il sortilegio. Altri, probabilmente, non hanno questa forza e rimangono vittime dell’incantesimo. Altri ancora hanno solo questa speranza, ma in un sistema di convivenza civile queste forme illusorie di riscatto sociale non dovrebbero trovare posto. Purtroppo, però, le illusioni, e non solo quelle dell’azzardo, sono l’alimento quotidiano che le classi dirigenti danno in pasto ai cittadini, troppo spesso.