GOVERNO ED ELEZIONI

By Nicola Guiso
Pubblicato il 1 Luglio 2021

Poche volte nella sua storia la Repubblica ha vissuto una estate politica tanto carica di novità e di tensioni come quella che si avvia alla fine. Il fattore centrale della situazione, come detto nella nota di giugno, è il governo Draghi, le cui caratteristiche – prestigio internazionale e capacità operativa su problemi primari del Paese – incidono nei comportamenti delle grandi forze politiche e sociali. E non appaiono eccessivamente condizionate dalle elezioni amministrative di autunno (che pure riguardano città come Milano, Torino, Roma, Napoli, Bologna, e altre centinaia di grandi, medi e piccoli centri); l’elezione del Capo dello Stato e, nel 2023, le politiche.

Tutte elezioni che invece vengono considerate con apprensione dai partiti della maggioranza di governo, con proiezioni anche su Fratelli d’Italia, all’opposizione. Sono infatti, a mio giudizio, le elezioni che incombono ad aver spinto Berlusconi e Salvini a impegnarsi per tentare di dare una base più solida, ampia e credibile ad una federazione del centrodestra. Anche perché (vi è chi lo sostiene in FI e nella Lega) tale federazione dovrebbe qualificarsi, innanzitutto, come prima forza del governo Draghi. Obiettivo, però, che incontra ostacoli di vario genere, spesso con timbri personalistici, sia in FI che nella Lega. E che, ovviamente, viene contrastato soprattutto da Enrico Letta, che deve proporre il PD quale primo supporto del governo; e rafforzarne il ruolo-guida anche nelle dinamiche politiche dei 5S, e delle molte piccole formazioni che si collocano a sinistra. Ma i 5S non appaiono soggetto facile – per così dire – a essere considerato in una posizione stabile e comprensibile sul piano ideologico e programmatico. In sintesi estrema infatti: 1) Nelle elezioni del 2018, con oltre il 30 per cento dei voti, il M5s è diventato il partito di maggioranza relativa alla Camera (227 seggi su 630) sia al Senato (111 seggi su 315). 2) Da allora però l’hanno lasciato più di 40 parlamentari. 3) Il M5s ha rotto con Davide Casaleggio, figlio del fondatore del partito, e titolare della struttura operativa dello stesso, a cominciare dai nomi degli iscritti. 4) Il movimento si è diviso in sostenitori e avversari del governo Draghi. E in sostenitori e avversari di una posizione ideologico-culturale e politica molto difficile, quale quella che consente solo due candidature consecutive per i suoi eletti in ogni tipo di elezioni.

A questi problemi si aggiunge la posizione sempre ambigua del Movimento verso la Cina, resa di recente apertamente traumatica dall’incontro, caricato di significati espliciti dalle due parti, tra Grillo e l’ambasciatore cinese in Italia. Incontro al quale avrebbe dovuto partecipare anche Conte (impegnato a diventare capo riconosciuto dei 5S) che all’ultimo momento non vi è andato, avanzando confuse motivazioni di carattere personale. Fatti che comunque contrastano con l’europeismo e l’atlantismo che Draghi – nell’incontro in Cornovaglia tra la UE e il presidente americano Biden – ha confermato pilastri della politica estera dell’Italia. Dopo l’incontro col presidente americano, Draghi lo ha definito “in perfetta linea con le aspettative di entrambi”, soprattutto sui diritti come sull’ambiente, con al centro la tutela di donne, giovani, difesa dei diritti umani, dei diritti civili e sociali.

Tra i fatti politici di particolare rilievo dell’estate deve essere, infine, registrata la decisione della Lega di associarsi ai radicali per la raccolta delle 500 mila firme necessarie per l’attuazione di un referendum di questioni relative alla crisi della magistratura; su alcuni aspetti dove sarà chiamato però anche ad esprimersi il Parlamento su proposte del ministro della Giustizia Marta Cartabia. Tra le proposte di referendum una riguarda l’abolizione della raccolta firme per i magistrati che vogliano candidarsi all’elezione del Csm, al fine di contrastare il peso delle correnti organizzate nell’Associazione nazionale magistrati. Un’altra riguarda l’obbligo per i magistrati di rendere conto delle decisioni sbagliate che abbiano assunto. Una terza ripropone la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri. È proposto infine un limite alla custodia cautelare, diventata una forma anticipatrice della pena.

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