GIÀ VIGILIA ELETTORALE
Al di là delle considerazioni sui risultati delle ultime elezioni provinciali e comunali, con esse si è aperta la via che si concluderà con le elezioni politiche. Via densa di problemi, spesso non facili, per partiti e movimenti. Per alcuni, a ragione delle proprie ideologie e programmi, i problemi saranno più acuti e più difficili a essere tradotti in proposte e fatti, nelle istituzioni e nella società. Per altri, il confronto elettorale potrebbe affinare scelte e comportamenti che hanno già registrato successi. Per altri ancora, il confronto elettorale potrebbe essere momento di correzione e di riscatto per scelte del passato in tutto o in parte rivelatesi sbagliate.
Per esempio, in sintesi estrema: le ultime prese di posizione di Silvio Berlusconi, espresse con appelli molto retorici, sulla unità delle destre, appaiono soprattutto volte ad affermare che quella unità sarà possibile ed efficace solo se guidata dalla forza politica da lui fondata. Ovviamente è una posizione che urta con quella delle altre forze della destra. A partire, da Fratelli d’Italia della Meloni, che ha ottenuto significativi successi in tutta Italia nelle ultime elezioni; ed è certamente quella che a destra appare la più coerente tra l’ideologia a cui si ispira e le proposte istituzionali e socio-economiche, la più compatta e la più forte. Molto “mossa”, appare invece la situazione della Lega. Salvini si era mostrato un buon interprete della specificità della “Lega Nord”. Ma quando si è reso necessario guidarla anche nelle complesse realtà socio-economiche e politiche delle altre grandi aree del Paese, ha dimostrato limiti di idee e di comportamenti, che già stanno creando al partito problemi di crescente rilievo. Basta ricordare per tutti le aspre polemiche derivate, nel partito e all’esterno, dal suo programmato viaggio in Russia per “discutere con Putin” della guerra tra Russia e Crimea, e degli altri problemi inerenti l’Italia, L’Europa e la pace. Il tutto senza il minimo richiamo al presidente del governo di cui la Lega è certamente parte essenziale. I due esempi ricordati della complessa situazione che condiziona la politica italiana rende sempre più difficile al presidente del Consiglio Draghi di orientare e realizzare quella azione di affermazione e di tutela operativa degli interessi vitali dell’Italia. E di sviluppo delle capacità di Germania, Francia, Italia e Spagna di proporsi quali attori di politiche di pace e di sviluppo nel nostro continente e in Africa. Che era, e resta, lo spazio primo al quale l’Europa deve guardare al fine di realizzare programmi di sviluppo in chiave continentale. E nello stesso tempo di creare le condizioni per rapporti non conflittuali e al massimo creativi con la Russia e con la Cina. Una politica che, a ben guardare, ha ispirato l’azione di Draghi, con successi significativi riconosciuti a livello internazionale, negli anni in cui è stato a capo della maggiore istituzione finanziaria dell’Unione Europea.
Sul M5S e sul Partito Democratico, infine, azzardo una mia previsione. Il Partito Democratico si è proposto di svolgere le funzioni politico-istituzionali che furono della Democrazia Cristiana: essere al centro, orientare e possibilmente guidare i processi di mutamenti e trasformazioni economiche e sociali della realtà nazionale, in cui l’Italia era, ed è, sempre di più impegnata. Il M5S rivela invece sempre di più la natura di movimento che trae forza soprattutto da fattori socio-economici (con risvolti anche culturali) che emergono con forza in momenti, in parte tradizionali e in parte nuovi, di una comunità nazionale. E come tale, appare dominato soprattutto da una forte mobilità nei modi di essere e di operare nella società e nelle istituzioni. Capace di influenzare i comportamenti istintuali di molti cittadini in situazioni particolari della società e delle istituzioni; senza, tuttavia, riuscire ad affondare le radici nella società, e dunque incidere in modo duraturo nella realtà del Paese.