GESù E I MISTERI DELLA VITA NASCOSTA A NAZARETH

By Michele Seccia
Pubblicato il 30 Dicembre 2013

Cari amici e lettori, buon anno a tutti! Auguri di pace, di serenità e di superamento delle difficoltà! L’inizio di un anno ci porta a considerare la quotidianità della nostra esistenza e la lettura del Catechismo dei giovani (YouCat) ci fa pensare agli anni trascorsi a Nazareth da Gesù, prima di iniziare il ministero lungo le strade della Palestina. Il vangelo secondo Matteo a conclusione dei racconti dell’infanzia di Gesù, ricorda che, dopo la fuga in Egitto e la morte di Erode, quello della strage degli innocenti, Giuseppe, con Maria e il bambino, tornarono nella terra d’Israele, nella regione di Galilea e andarono “ad abitare in una città chiamata Nazareth” (Mt 2,19-23).

Qui Gesù trascorse la sua infanzia. Da qui i suoi genitori andavano ogni anno a Gerusalemme e, all’età di 12 anni, vi andò anche Gesù (Lc 2,41-45). A Nazareth Gesù visse sino a 30 anni nella comune quotidianità della vita familiare, condividendo tradizioni e pratiche religiose. Di tutto questo periodo non si hanno notizie. Perché, si chiedono spesso molti giovani, Gesù per i primi 30 anni della propria vita non fece alcuna apparizione in pubblico (YC 86)? È quella che si definisce la vita nascosta di Gesù.

I racconti evangelici non ci danno una risposta. Solo l’evangelista Luca ci offre una sintetica indicazione: “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,51-52). Pochissime parole che abbracciano un lungo arco di tempo, dall’episodio dello smarrimento nel tempio di Gerusalemme al compimento dei trent’anni. La tradizione, accolta dalla chiesa, compresa alla luce della fede in Gesù di Nazareth, vero Dio e vero uomo, conferma che lui ha voluto condividere con noi la vita quotidiana e così santificarla. Nella relazione affettiva, educativa e spirituale con i suoi genitori, Maria e Giuseppe; nell’esperienza del lavoro con Giuseppe; nella tradizione religiosa del suo popolo, frequentando la sinagoga e partecipando ai suoi riti. Insomma, volle nascere e crescere in una famiglia umana per farne un luogo di Dio ed il modello di una società in cui si vive l’amore scambievole.

Paolo VI, in occasione del suo pellegrinaggio in Terrasanta, il 5 gennaio 1964, proprio a Nazareth parlò in modo chiaro e significativo del mistero della vita nascosta di Gesù. Vale la pena rileggere alcune frasi di quel memorabile intervento, per comprendere il valore che Gesù stesso ha voluto dare alla nostra quotidianità condividendola per così tanti anni:

“Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del vangelo. In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile e indispensabile dello spirito. Essa ci insegna il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile. Infine impariamo una lezione di lavoro. Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana. Vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello”.

Non dobbiamo dimenticare che, vivendo l’umana quotidianità, Gesù di Nazareth, non solo ha mantenuto la consapevolezza di figlio di Dio, ma l’ha anche manifestata, come ci ricorda lo stesso evangelista Luca narrando l’episodio del ritrovamento di Gesù nel tempio, all’età di 12 anni. Ai genitori preoccupati per averlo cercato invano per tre giorni, Gesù rispose: “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del padre mio?” (Lc 2,49). Maria e Giuseppe non compresero queste parole, ma le accolsero nella fede e Maria “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Cogliamo in queste parole un invito e un augurio per imparare anche noi a riconoscere nella nostra quotidianità i segni della presenza di Dio

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