Gesù di Nazareth il deserto e i miracoli

By Michele Seccia
Pubblicato il 1 Marzo 2014

I vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) concordano nell’affermare che Gesù fu sospinto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni e fu tentato da satana. Il luogo e il tempo indicano nella bibbia la solitudine, l’aridità, la tentazione di idolatria, il dubbio di fede in un Dio salvatore, ma anche la speranza della liberazione.

Perché Gesù fu indotto in tentazione? Poteva essere veramente indotto in tentazione? (YC 88). La tentazione fa parte della sua vera umanità e del significato dell’incarnazione in vista della nostra salvezza. Gesù vive questa esperienza come tempo di prova e respinge gli assalti di satana che ricordano le tentazioni di Adamo e quelle di Israele nel deserto. Ma anche le tentazioni del credente di oggi che dubita dell’aiuto di Dio e che si illude di poter ottenere, da solo, la salvezza contando sull’orgoglio del proprio essere, sul potere e sull’avere. Le risposte di Gesù a satana, riferite da Matteo e Luca, con frasi dell’antico testamento, affermano il primato di Dio per la vita dell’uomo, anche nelle difficoltà.

Cosa insegna questa esperienza di Gesù che, come Figlio di Dio, non poteva essere indotto nella tentazione, ma come vero uomo ha avvertito la provocazione del tentatore e lo ha vinto per noi? Anzitutto che nella tentazione dobbiamo ancor più affidarci alla misericordia e alla tenerezza del Padre, perché in Gesù Cristo non abbiamo un redentore che “non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato”, come leggiamo nella Lettera agli Ebrei (4,15).

In questo mese è iniziato il tempo della quaresima e siamo invitati a guardare Gesù: il suo esempio è insegnamento ed è un’esperienza che ci riguarda. Non solo per il digiuno, la penitenza, la preghiera, ma per la nostra crescita nella vita di fede messa alla prova in tante situazioni. “Ogni giorno il cristiano deve affrontare una lotta, come quella che Cristo ha sostenuto nel deserto di Giuda, dove per quaranta giorni fu tentato dal diavolo… si tratta di una battaglia spirituale, che è diretta contro il peccato e, ultimamente, contro satana. È una lotta che investe l’intera persona e richiede un’attenta e costante vigilanza”. Così ci esortava Benedetto XVI all’inizio della quaresima 2006. Nel tempo che ci prepara alla Pasqua, abbiamo una possibilità per conoscere meglio Gesù, dedicando del tempo alla lettura del vangelo, magari ricercando quei testi ai quali ci rimanda YouCat per verificare la nostra fede nell’impegno quotidiano.

Dopo il tempo del deserto, Gesù inizia l’attività itinerante di predicazione: chiama i primi discepoli e compie molti miracoli. Incontri occasionali che diventano eventi di grazia per persone segnate da malattie ben precise (cecità, sordità e mutismo, lebbra, paralisi, possessione) o già morte. Persone indicate per nome: la suocera di Pietro, il paralitico calato dal tetto, il cieco Bartimeo, i dieci lebbrosi, l’indemoniato di Gerasa, la figlia di Giàiro, il figlio della vedova di Naim, Lazzaro, eccetera.

CARO AMICO/A ti invito a cercare nel vangelo qualcuno di questi episodi e a meditarlo con attenzione. Potrai così renderti conto che i miracoli compiuti da Gesù non sono pie favole, come si chiede YouCat (90), ma segni della liberazione sia dal male, sia dalla schiavitù del peccato. Non mancano fonti antiche, anche non bibliche, che testimoniano alcuni eventi straordinari, come la risurrezione di morti, compiuti da Gesù. Ma ciò che il vangelo vuole evidenziare nel descrivere questi eventi straordinari è l’amore, la misericordia e la tenerezza di Gesù per l’umanità: conferma della missione salvifica e compimento delle profezie perché “è giunto a voi il regno di Dio” (Mt 12,28).

Concludo, ricordando che le stesse malattie assumono oggi per noi un significato simbolico che ci riguarda ogni volta che pur vedendo siamo ciechi; pur udendo siamo sordi; pur dotati di parola o liberi nel movimento, siamo muti o impediti, bloccati da paralisi interiori. Quando non vediamo, non sentiamo, non annunciamo, non andiamo verso… il fratello e, quindi, verso Gesù Cristo che ha il volto di chiunque è nel bisogno!                                                     misec@tiscali.it

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