Genitori, parlate con i vostri figli

Come aiutare i nostri ragazzi a uscire dalla solitudine causata anche dall’uso ossessivo dei cellulari? Rafforzando i legami familiari, con il dialogo tra genitori e figli, nonni e nipoti e con l’educazione della scuola all’uso critico del digitale

I nostri ragazzi soffrono di solitudine. Sì, sono proprio loro, gli adolescenti e i giovani della Generazione Z (i nati fra il 1997 al 2012), che si sentono soli pur essendo digitalmente iperconnessi e sommersi da cumuli di likes e followers sui Social Media. Sarebbe la generazione più sola di sempre. Una delle cause all’origine di questa solitudine è proprio la dipendenza dal cellulare che determina lo scollegamento, il distacco tra la vita online e quella offline, tra la vita reale e quella virtuale, tra la vita vissuta sul cellulare e quella ordinaria di tutti i giorni. Il confronto genera un senso di inadeguatezza, disorientamento, ansia, solitudine affettiva. Alla solitudine si accompagna la noia e il rischio di depressione. Ovviamente il problema non è lo strumento in sé, lo smartphone, una meraviglia della tecnica, ma sono i contenuti cui lo strumento dà accesso, esponendo, soprattutto i minori, a molti pericoli.

Il fenomeno è sempre più diffuso e complesso e secondo alcune ricerche addirittura allarmante. In Gran Bretagna coinvolgerebbe l’85% dei ragazzi della Generazione Z, in Italia il 45%. I ragazzi ricevono il cellulare molto presto, pare sia il dono più richiesto e più ricevuto per la prima comunione o la cresima. Il 95% dei ragazzi fra gli 11 e 19 anni passano sul cellulare almeno 4 ore al giorno, ma si arriva a consultare il cellulare anche 80 volte in un’ora. Segno di un vuoto interiore che non si può colmare con l’uso compulsivo di uno smartphone. Questo disagio giovanile sta diventando una vera patologia e forse non è chiamato con questo nome solo perché spesso anche molti adulti ne sono contagiati. In alcuni casi la privazione del cellulare a un adolescente ha prodotto gli stessi sintomi dei casi di astinenza forzata da stupefacenti.

Come curare la solitudine dei ragazzi, come aiutarli a disintossicarsi, a vincere il senso di isolamento? Non esistono soluzioni facili, anche gli esperti ammettono che onestamente non siamo ancora attrezzati per le sfide che ci pongono i nostri figli digitali. La tecnologia avanza a una velocità impressionante, e spesso genitori ed educatori si trovano a rincorrere le innovazioni digitali senza avere strumenti adeguati per guidare i più giovani. Il divario generazionale in questo ambito è reale.

Eppure bisogna fare qualcosa. Secondo gli esperti la soluzione più utile è quella più classica, il dialogo fra genitori e figli. Si tratta di rafforzare i legami familiari e sociali, cercando connessioni più profonde e significative, ridare importanza a relazioni autentiche. In effetti la solitudine giovanile non deriva dalla mancanza di contatti, ma dalla mancanza di legami significativi. È la socializzazione faccia a faccia che manca. Chi meglio di genitori e nonni possono essere gli interlocutori dei loro ragazzi e farli sentire in famiglia? Questo è l’ideale non sempre realizzabile in molti nuclei familiari frantumati. Inoltre gli adulti non danno sempre un buon esempio sull’uso del cellulare.

In Italia è proibito usare il cellulare nelle scuole elementari e nelle medie, e ora il divieto è stato esteso anche nelle scuole medie superiori. In Francia il presidente Macron ha intenzione di vietare i Social Media ai ragazzi sotto i 15 anni (in Italia l’età minima per iscriversi ai Social è 14 anni).

Tuttavia si deve andare oltre i divieti. Compito della scuola è di educare più che di vietare. E l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale rende il problema ancora più urgente. I giovani devono saper conoscere le opportunità e i pericoli legati al digitale. Devono essere aiutati a sviluppare uno spirito critico per non diventarne dipendenti. I nostri ragazzi hanno diritto all’educazione digitale.

L'ECO di San Gabriele
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