“Il santo padre – sottolinea il cardinale Bassetti, presidente della Cei – indica un percorso: che la Verità cammini di pari passo con la Giustizia e la Misericordia”. Il documento si sofferma sulle tante storture dell’epoca contemporanea
Egli non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio». Così papa Francesco, riferendosi al Poverello di Assisi, nell’enciclica Fratelli tutti. In questa frase c’è tutto papa Francesco, il senso del suo pontificato, e non è un caso che sia inserita all’inizio della sua terza enciclica che ha voluto firmare fuori dalle mura vaticane, in quella Assisi che ha dato i natali al suo vero ispiratore, san Francesco.
È lui, papa Francesco, come lo abbiamo conosciuto in questi anni. Innamorato di una Chiesa che abbraccia l’umanità ferita e abbandonata, di una “Chiesa ospedale da campo”, anche se questo significa cambiare un po’ il linguaggio tipico ecclesiale dei documenti papali. Perché Francesco parla a tutti. Che nessuno si senta escluso.
“La nuova enciclica s’inserisce infatti – scrive in proposito il cardinale Bassetti, presidente della Cei -, nel solco di una riflessione già enunciata fin dall’inizio del pontificato e progressivamente declinata in gesti e parole in questi anni. Si percepiscono chiaramente i due polmoni che vogliono dare un respiro importante e diverso alla Chiesa. Da una parte, l’annuncio di Dio Amore e Misericordia e, dall’altra, perché non resti verità astratta, la necessità del ‘prendersi cura’ – custodire – non solo gli uni degli altri, ma di Dio, del creato e di sé stessi. Il santo padre indica un percorso: che la Verità cammini di pari passo con la Giustizia e la Misericordia”.
Giustizia e misericordia sono i pilastri portanti di un’enciclica che non ha paura di confrontarsi con l’umanità. Già, il tempio e il mondo. Qui la dottrina sociale della Chiesa esce dai tomi e dai convegni di studi imparati a memoria, per diventare carne viva e districarsi lungo le strade impervie di una Chiesa che da ospedale da campo fa un passo in più verso un ordine mondiale che dovrà per forza cambiare. Scavalca muri, costruisce ponti, reclama la riforma dell’Onu, tuona contro la pena di morte, dà un colpo di spada al capitalismo oggi trionfante, quello finanziario e senza regole, rifiuta la cultura dello scarto, e quindi, di pari passo, abbraccia gli scartati del pianeta. Non si parla qui di dogmi, ma di amore per l’umanità. Ma non è proprio il cristianesimo, il trionfo dell’amore per ogni uomo?
È davvero Francesco l’unico leader mondiale, in questo momento, che sa parlare a tutti. A chi detiene le leve del potere, fino alle periferie del mondo. E le religioni, con le loro differenze, contribuiscono a questo linguaggio in favore di un’umanità smarrita che ha bisogno di giustizia, pace, redistribuzione del reddito, salute, benessere, felicità.
Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni, spiega Francesco. “Negli ultimi anni ho fatto riferimento ad esse più̀ volte e in diversi luoghi. Inoltre, se nella redazione della Laudato si’ ho avuto una fonte di ispirazione nel mio fratello Bartolomeo, il patriarca ortodosso che ha proposto con molta forza la cura del creato, in questo caso mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio “ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità̀, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro”.
Ecco il miracolo di un cristianesimo che si fa vangelo vivo in dialogo con l’umanità, ma non per questo che chiude un occhio di fronte alle emergenze planetarie. La fraternità come nuovo linguaggio del nuovo millennio che ci sta davanti.
Aperta da una breve introduzione e articolata in otto capitoli, l’enciclica raccoglie molte delle riflessioni del papa sulla fraternità e l’amicizia sociale, collocate però in un contesto più ampio e integrate da numerosi documenti e lettere inviate a Francesco da tante persone e gruppi di tutto il mondo. Otto capitoli intensi, circa settanta pagine. Il documento si sofferma sulle tante storture dell’epoca contemporanea: la manipolazione e la deformazione di concetti come democrazia, libertà, giustizia; la perdita del senso del sociale e della storia; l’egoismo e il disinteresse per il bene comune; la prevalenza di una logica di mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto; la disoccupazione, il razzismo, la povertà; la disparità dei diritti e le sue aberrazioni come la schiavitù, la tratta, le donne assoggettate e poi forzate ad abortire, il traffico di organi. Ma non c’è solo la denuncia. Ad esempio, nel capitolo che parla dei migranti, suggerisce azioni concrete da mettere in campo. I migranti vanno accolti, protetti, promossi e integrati. Bisogna evitare le migrazioni non necessarie, afferma il pontefice, creando nei paesi di origine possibilità concrete di vivere con dignità. Ma al tempo stesso, bisogna rispettare il diritto a cercare altrove una vita migliore. Nello specifico, il Papa indica alcune risposte indispensabili soprattutto per chi fugge da gravi crisi umanitarie: incrementare e semplificare la concessione di visti; aprire corridoi umanitari; assicurare alloggi, sicurezza e servizi essenziali; offrire possibilità di lavoro e formazione; favorire i ricongiungimenti familiari; tutelare i minori; garantire la libertà religiosa e promuovere l’inserimento sociale. Dal papa anche l’invito a stabilire, nella società, il concetto di “piena cittadinanza”, rinunciando all’uso discriminatorio del termine “minoranze”.
Pace, giustizia redistributiva: il mercato da solo non risolve tutto. Occorre una riforma dell’Onu che metta al centro dell’interesse globale i diritti e i doveri di tutte le popolazioni, specie di quelle che non siedono nelle istituzioni che contano, lavorando per il bene comune, lo sradicamento dell’indigenza e la tutela dei diritti umani.
Ancora un capitolo sulla pena di morte e il perché sia necessario abolirla in tutto il mondo, e un altro sulla garanzia alla libertà religiosa, diritto umano fondamentale.
L’enciclica chiude sugli ispiratori di papa Francesco. Ci sono anche i non cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. “Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al beato Charles de Foucauld”.
Con questa enciclica sociale, Francesco dimostra ancora una volta che il futuro del mondo ci interessa, eccome. E dipende da noi.