FINANZIAMENTI PER RECUPERARE L’OCCUPAZIONE
Legate da sempre a un unico destino di sviluppo economico come spesso accade a territori confinanti che finiscono per intersecarsi, la Valle del Tronto in provincia di Ascoli Piceno e la Val Vibrata in territorio di Teramo, dopo aver beneficiato fino agli anni ottanta degli aiuti della Cassa del Mezzogiorno che ne hanno consentito una stabilità produttiva e occupazionale, scontano oggi il venir meno di aziende medio-grandi che hanno abbandonato l’area non più incentivata a seguito della chiusura della Casmez decretata nel 1984. Il solo settore manifatturiero – dicono alla Confindustria di Ascoli – ha perso, dal 1991 al 2014, circa seimila addetti passati da 23 a 17 mila unità. Inoltre, negli ultimi venticinque anni, la mortalità delle imprese industriali non è stata compensata dalla natalità di altre e almeno un 50% di quelle attive negli anni ’70 oggi non esiste più. Stesso discorso vale per la Val Vibrata che, nel periodo 2008-2015, ha visto fallire 178 aziende e altre 82 ricorrere alla cassa integrazione straordinaria, perdendo, in otto anni, 5.845 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione più alto si è registrato a Civitella del Tronto, Martinsicuro, Controguerra e Sant’Egidio alla Vibrata, il più basso a Sant’Omero.
Di qui la richiesta, al ministero dello Sviluppo economico, del riconoscimento di area di crisi sollecitato, fin dal settembre 2009, dalle regioni Marche e Abruzzo e dalle province di Ascoli Piceno e Teramo. Il formale riconoscimento dello stato di particolare difficoltà da parte delle due regioni porta le date di marzo e aprile 2011 nel quale si sottolinea la presenza di una “crisi non risolvibile in via ordinaria”. Il riconoscimento di area di crisi permette l’attivazione di strumenti e risorse aggiuntive specifiche. L’iniezione finanziaria, prevista dall’accordo di programma del luglio scorso sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico, consente di iniettare nel tessuto produttivo la somma di 61,5 milioni di euro a beneficio di 57 comuni, di cui 44 nelle Marche e 13 in Abruzzo. Dal Mise arriveranno 32 milioni, 14,8 milioni dalla Regione Marche e 14,7 milioni dalla Regione Abruzzo.
Gli investimenti dovrebbero portare il sorriso agli abitanti delle due comunità perché, come dice l’assessore all’agricoltura delle Marche, Anna Casini, “ci sono gli strumenti e il sostegno pubblico per rilanciare la produttività e recuperare l’occupazione”. “Stiamo assistendo – ha aggiunto il collega abruzzese Dino Pepe – alla partenza di un’altra storia per il nostro territorio, quella dove mettiamo i nostri progetti migliori per creare sviluppo e occupazione”. La metà dell’importo disponibile spetterà all’industria manifatturiera e attuatore dell’intervento sarà Invitalia, l’agenzia per lo sviluppo alla quale sono state inviate, entro il 24 novembre, le domande per ottenere le agevolazioni previste per gli investimenti superiori al milione e mezzo. Per importi inferiori se ne occuperanno le regioni. Nelle Marche i sistemi locali del lavoro riguardano Ascoli Piceno, Comunanza e San Benedetto del Tronto per un complessivo 14% della popolazione regionale. Per altre due aree di crisi, quelle del Fabrianese e del Pesarese, erano state attivate dalla Regione finanziamenti attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale. Per Ascoli Piceno si offre anche l’occasione per dare vita, nell’ex area occupata dalla Carbon e chiusa per inquinamento, a un polo scientifico al servizio del sistema industriale.
Disponibilità finanziarie per favorire i processi di innovazione tecnologica e digitale sono previste anche per le micro, piccole e medie imprese manifatturiere marchigiane per consentire l’attivazione di almeno un tirocinio lavorativo. La dotazione è di quasi nove milioni di euro. “L’intervento – ha spiegato l’assessore regionale alle Attività produttive, Manuela Bora – prevede la concessione di contributi in conto capitale alle imprese per realizzare programmi di investimento finalizzati al trasferimento e all’ applicazione delle nuove tecnologie digitali, che verranno accompagnati con interventi di sostegno alle politiche del lavoro e della formazione. Non a caso abbiamo voluto chiamare il bando Manifattura e Lavoro 4.0”. Alle aziende ammesse al finanziamento sarà corrisposto il 60% dell’indennità spettante ai tirocinanti e un ulteriore contributo, a fondo perduto, del Fondo sociale europeo nel caso di trasformazione del tirocinio in contratto subordinato o di assunzione di lavoratori, aggiuntivi rispetto all’organico risultante alla presentazione della domanda.