Il mese di aprile è caro ai devoti del beato Pio Campidelli. Il 29 aprile 1868 Pio nasceva a Trebbio di Poggio Berni (Rimini). La sua storia non è lunga e neanche complicata. Solo 21 anni di vita stroncata dalla tubercolosi. Nei sette anni trascorsi al convento di Casale-San Vito di Santarcangelo, primo passionista romagnolo, ha messo le radici umane e cristiane per una grande risposta di fede a Dio che lo chiamava alla consacrazione religiosa e al sacerdozio. Quando morì il 2 novembre 1889 si diffuse una voce comune: “È morto il santino di Casale”.
Beatificato nell’anno internazionale della gioventù dal beato papa Giovanni Paolo II il 17 novembre 1985, è ricordato con affetto e tenerezza dalla sua gente anche oggi. Inginocchiarsi davanti alla sua urna nel santuario della Madonna di Casale rasserena l’anima. Ma il santuario porta ora anche il suo nome. La festa liturgica cade in una data molto impegnata, il 3 novembre. Non è certamente il tempo delle feste, ma è il tempo del caro ricordo dei nostri morti, e in Romagna è un tempo molto rispettato e fortemente sentito.
Intorno al beato Pio bisogna pure festeggiare le meraviglie che Dio ha operato. È la data di nascita, alla fine di aprile, l’occasione buona per fare la festa popolare che quest’anno è programmata da lunedì 22 a domenica 28. Le comunità parrocchiali del territorio sono convocate a turno, alle ore 18, per la messa animata dai parroci e dai cori locali. Alle ore 19 ci sono manifestazioni culturali con conferenze sulla fede e sull’educazione ai media, concerti, veglie di preghiera, pellegrinaggio dalla casa natale a Santo Marino al santuario del beato e la processione. Il tempo è lontano dalla incipiente e distrattiva stagione estiva riminese e favorisce l’affluenza della gente che si ritrova davanti al suo santo consapevole che ha donato la sua giovane vita per la diletta Romagna. (F.T.)