EVANGELIZZAZIONE E MISSIONE

La riforma della Curia e la Giornata delle comunicazioni sociali
By Gianni Di Santo
Pubblicato il 1 Maggio 2022

SIGNIFICATIVO IL RUOLO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI, NELLA VITA DELLA CHIESA, LE QUALI ASSUMONO UN RUOLO PIÙ CHIARO. PAPA FRANCESCO CHIEDE A TUTTI DI “ASCOLTARE CON L’ORECCHIO DEL CUORE”

La riforma della Curia. Se ne parla dal 2013, da quando papa Francesco è stato eletto. Di riunioni il Consiglio dei cardinali ne ha svolte veramente tante, e pian piano i pezzi della riforma si sono manifestati “in pratica”, nei fatti. La nuova Costituzione apostolica sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo, Praedicate evangelium, promulgata lo scorso 19 marzo, entrerà in vigore il prossimo 5 giugno, solennità d Pentecoste. Sostituisce la Pastor bonus di Giovanni Paolo II, promulgata il 28 giugno 1988.

La nuova Costituzione apostolica, dunque, sancisce un percorso di riforma già quasi interamente attuato negli ultimi nove anni, tramite gli accorpamenti e gli aggiustamenti avvenuti, che hanno portato alla nascita di nuovi Dicasteri.

Le novità, innanzitutto. Sparisce la denominazione di Congregazioni e Pontifici Consigli: la Curia sarà strutturata in segreteria di Stato, che svolge il compito di segreteria papale, dicasteri e organismi. Restano gli uffici: Prefettura della Casa Pontificia, Celebrazioni liturgiche del sommo pontefice e Camerlengo di Santa Romana Chiesa, che non subiscono sostanziali variazioni. Come pure per gli organismi di giustizia (Penitenzieria Apostolica, Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e Tribunale della Rota Romana) e quelli economici. Gli officiali dei dicasteri presteranno servizio in Curia “di regola” per un quinquennio, prorogabile di altri cinque anni.

Il Dicastero per l’Evangelizzazione della precedente Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione vengono accorpati: i due capi dicastero diventano entrambi pro-prefetti, perché la prefettura di questo nuovo Dicastero è riservata al papa. Viene poi istituito il Dicastero per il Servizio della Carità, rappresentato dall’Elemosineria, che assume così un ruolo più significativo nella Curia, come è nei fatti già adesso. Partendo dall’opzione per i poveri, i vulnerabili e gli esclusi, esercita in qualsiasi parte del mondo l’opera di assistenza e di aiuto verso di loro a nome del Papa, il quale nei casi di particolare indigenza o di altra necessità, dispone personalmente gli aiuti da destinare. Un altro accorpamento riguarda la Commissione per la tutela dei minori, che entra a far parte del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Ma, a parte, la burocrazia, quello che è interessante è il risvolto missionario della riforma. Si ricorda infatti che ogni cristiano è un discepolo missionario. E quindi non si può non tenerne conto nell’aggiornamento della Curia, la cui riforma, pertanto, deve prevedere il coinvolgimento di laiche e laici anche in ruoli di governo e di responsabilità.

Centrale è l’evangelizzazione e la missione. Significativo il ruolo delle Conferenze episcopali nella vita della Chiesa le quali assumono un ruolo più chiaro. Si parla di regole, ma anche di riforma interiore che renda tutti missionari e evangelizzatori.

E le domande sono sempre le stesse, quelle già enunciate dal Concilio Vaticano II. Come annunciare il Vangelo in un modo che cambia? “Come testimoniare la bellezza della fede cristiana alle nuove generazioni che non parlano né comprendono i vecchi linguaggi – scrive Andrea Tornielli su Vaticanews -? Come far sì che il lievito del Vangelo torni a fermentare sia la pasta delle società un tempo cristiane sia quella delle società che ancora non conoscono Gesù Cristo? La Chiesa che si fa dialogo per evangelizzare è stato il leit-motiv degli ultimi pontificati e ora questo aspetto viene ulteriormente sottolineato anche nella struttura della Curia romana. Curia che non è un organismo a sé stante, un “potere” di governo sulle Chiese locali, ma una struttura al servizio del ministero del Vescovo di Roma, che agisce in suo nome, su sua indicazione, esercitando una potestà “vicaria” di quella del Vicario di Cristo”.

Missionari nel racconto della fede

Saper “raccontare” la fede, dunque. Ma anche saperla ascoltare. “C’è un uso dell’udito che non è un vero ascolto, ma il suo opposto: l’origliare. Infatti, una tentazione sempre presente e che oggi, nel tempo del social web, sembra essersi acuita è quella di origliare e spiare, strumentalizzando gli altri per un nostro interesse. Al contrario, ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta”.

Le parole del papa arrivano forti e chiare rispetto ad alcune consuetudini della nostra società fondata sulla comunicazione “liquida”, social, spiccia, rapida, frettolosa. Così, dopo il Messaggio del 2021 che era centrato sull’andare e vedere, nel nuovo Messaggio per la 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che sarà celebrata il prossimo 29 maggio, Ascoltare con l’orecchio del cuore, Francesco chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione perché la ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ogni dialogo, ogni relazione comincia dall’ascolto.

Un Messaggio, questo del 2022, da tenere a mente. Un “accompagno” ideale non solo per i giornalisti e gli operatori della comunicazione, ma per tutti coloro che ogni giorno, soprattutto nell’era della comunicazione di massa, stanno sui social, in una perenne ansia di comunicazione da infodemia.

Francesco ci invita tutti a scavare nel profondo dell’animo umano: essere ascoltati è il bisogno più grande di ciascuno di noi. Ma anche come ci raccontiamo è importante. Non si tratta di un semplice sentire, tantomeno di origliare o spiare, bensì, come recita il titolo del messaggio, di “ascoltare con l’orecchio del cuore”.

Quel cuore che non dovrebbe nutrirsi solo di ansia da chat. Ma, al contrario, godere dell’ascolto dell’altro.

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