Cari Amici, porgendovi gli auguri per il nuovo anno, continuo a commentare per voi, “amici di san Gabriele”, il Catechismo dei Giovani nella speranza di suscitare in ognuno di voi una partecipazione più consapevole e gioiosa alla celebrazione dell’Eucaristia, che abitualmente chiamiamo santa messa. Dopo oltre cinquant’anni dalla riforma del Concilio Vaticano II, possiamo comprendere ogni momento e ogni parola pronunciata dal celebrante perciò è importante conoscere bene il significato di ciò che non si dice, ma che noi crediamo! YC 215 ricorda che il celebrante, sia esso vescovo o presbitero, agisce non solo per un semplice mandato o incarico di Cristo, ma in persona Christi capitis, nella persona di Cristo capo: è Cristo stesso che opera per mezzo del sacerdote come capo della chiesa, costituita e convocata come comunità riunita nel suo Nome. Cristo è presente nel sacramento dell’Eucaristia, in modo misterioso ma reale, ogni volta che la chiesa compie il comando di Gesù: Fate questo in memoria di me (scrive san Paolo ai Corinzi). Cristo si offre veramente per noi, e noi partecipiamo realmente alla sua offerta e di Lui nella comunione (YC 216). Per ribadire la necessità di una rinnovata presa di coscienza nel partecipare alla santa messa, noi crediamo che con ogni celebrazione dell’Eucaristia, la chiesa, come corpo di Cristo, si nutre alla sorgente stessa della quale è segno. E noi possiamo e dobbiamo unire tutto al sacrificio di Cristo: lavoro, gioie, sofferenze affinché noi stessi veniamo trasformati da questa stessa offerta. Cari Amici, se queste parole vi suonano strane, vi invito a fare attenzione a ciò che il celebrante dice poco dopo la consacrazione, quando, invocando lo Spirito Santo, chiediamo di “diventare in Cristo un solo corpo e un solo spirito”: quindi con tutto noi stessi, con la nostra vita. Dio si offre in Cristo in sacrificio per ciascuno di noi e desidera trasformarci con la comunione con Lui. E noi, trasformati, dobbiamo a nostra volta, trasformare il mondo.(YC 217)
Queste poche espressioni ci spiegano anche quanto la chiesa ha insegnato da sempre, alla luce del Vangelo e della tradizione dei padri della chiesa: il “corpo di Cristo”, presente nell’Eucaristia e custodito nel tabernacolo al termine della messa, va onorato e adorato nel Santissimo Sacramento. Nello stesso tempo, il “corpo di Cristo” va riconosciuto anche nel prossimo, soprattutto nei più poveri. Non ha detto Gesù: “Ogni volta che avete fatto qualcosa per uno di questi miei fratelli, l’avete fatta a me” (Mt 25,40). (YC 218)
Pertanto, ogni battezzato non può ridurre il comandamento “ricordati di santificare le feste” semplicemente all’obbligo della partecipazione alla messa domenicale. Difatti, chi cerca davvero l’amicizia di Gesù, dovrebbe avvertire il desiderio e la gioia di partecipare molto più spesso alla celebrazione eucaristica e, evitando il peccato grave, consapevole e deliberato, dovrebbe accostarsi più frequentemente alla mensa eucaristica. Infatti, nessuno può avere un rapporto vivo con Cristo se non si reca là dove Egli ci aspetta: la domenica è dai tempi più antichi considerata il cuore della settimana, l’appuntamento più importante. Quando l’incontro avviene nella verità, con il desiderio di lasciarsi amare da Cristo e di rispondere al suo amore, allora la bellezza e la ricchezza della celebrazione eucaristica non solo ci educano, ma soprattutto ci trasformano interiormente, per grazia, ravvivando quanto noi già abbiamo ricevuto con il battesimo e con la confermazione rendendoci più forti nel vincere il peccato e la tentazione o la tensione verso il male (YC 221).
Caro Amico/a, concludo invitandoti a riflettere su un pensiero di Madre Teresa di Calcutta: “Abbiamo molto lavoro. I nostri ospedali e i nostri lazzaretti sono sempre pieni. Quando cominciammo l’adorazione quotidiana il nostro amore per Cristo divenne molto più intimo, il nostro affetto reciproco più comprensivo, il nostro amore per i poveri più compassionevole, e il numero delle vocazioni raddoppiò”. Una constatazione dei frutti della centralità dell’Eucaristia nella vita di ogni battezzato.